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Ricorso inammissibile: quando è generico e infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da un condannato contro il rigetto della sua istanza di affidamento in prova. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, che lamentavano la mancata ammissione di prove non decisive e vizi di motivazione infondati. Il caso evidenzia come un ricorso inammissibile manchi dei requisiti di specificità e pertinenza richiesti dalla legge per poter essere esaminato nel merito.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Lezione dalla Cassazione su Specificità e Pertinenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37209/2024, offre un’importante lezione sui requisiti di ammissibilità delle impugnazioni. Il caso riguarda un ricorso inammissibile presentato contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, che aveva negato l’affidamento in prova a un soggetto condannato per gravi illeciti fiscali. L’analisi della pronuncia evidenzia i motivi per cui un’impugnazione, se non adeguatamente formulata, è destinata a fallire prima ancora di essere esaminata nel merito.

Il Contesto: La Richiesta di Affidamento in Prova Respinta

Il Tribunale di Sorveglianza di Torino aveva rigettato la richiesta di affidamento in prova presentata da un condannato. La decisione era fondata su una serie di elementi negativi:

* La notevole entità della pena da scontare.
* Uno stile di vita orientato al profitto derivante da attività illecite, come emerso da una recente condanna per un’evasione fiscale di quasi 15 milioni di euro.
* La presenza di ulteriori procedimenti pendenti per false fatturazioni e reati fallimentari.
* Informazioni delle forze dell’ordine su frequentazioni controindicate.
* L’inattendibilità di una prospettiva di assunzione, dato che la società proponente era risultata irreperibile.
* L’assenza di condotte riparatorie.

Di fronte a questo quadro, il Tribunale aveva ritenuto il soggetto non meritevole della misura alternativa.

I Motivi del Ricorso Ritenuto Inammissibile

Il condannato, attraverso il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi, entrambi giudicati infondati e generici dalla Suprema Corte, portando così a un ricorso inammissibile.

La Presunta Prova Decisiva Ignorata

Il primo motivo lamentava la mancata valutazione di una prova ritenuta decisiva: una transazione economica raggiunta con una delle parti civili del processo. Secondo la difesa, questo accordo avrebbe dovuto essere considerato come una condotta riparatoria. Tuttavia, la Cassazione ha smontato questa tesi, sottolineando che non solo non vi era stata una specifica richiesta di ammissione di tale prova disattesa dal Tribunale, ma il documento era già agli atti. Soprattutto, la prova non era “decisiva”, in quanto la mancanza di condotte riparatorie era solo un elemento accessorio e sovrabbondante nella motivazione del rigetto, fondata su ben altri e più gravi elementi.

La Genericità delle Censure sulla Motivazione

Il secondo motivo denunciava una presunta illogicità e mancanza di motivazione, mescolando diverse doglianze in modo confuso. Si lamentava l’omessa valutazione delle condizioni di salute del condannato, la cui documentazione sarebbe stata consegnata all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) e non direttamente al Tribunale. Inoltre, si criticava la gestione della richiesta di rinvio del nuovo difensore. La Corte ha bollato queste censure come manifestamente infondate e imprecise, evidenziando che il ricorrente non aveva nemmeno specificato quali norme processuali sarebbero state violate.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con argomentazioni nette. In primo luogo, ha ribadito il principio di autosufficienza del ricorso: l’impugnazione deve contenere tutti gli elementi necessari per la sua valutazione, senza che il giudice debba ricercare atti altrove. Lamentare l’omessa valutazione di documenti non depositati formalmente in udienza è un errore che rende la doglianza generica.

In secondo luogo, ha chiarito che i vizi di motivazione non possono essere usati per contestare questioni di diritto. La decisione di non concedere un rinvio, basata sul fatto che il precedente difensore non era stato formalmente revocato, è una valutazione di merito insindacabile in sede di legittimità, se non si dimostra una specifica violazione di legge, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Infine, la Corte ha sottolineato come l’accumulo di censure disomogenee e perplesse, senza un richiamo puntuale alle parti della motivazione censurata e alle norme violate, trasforma il ricorso in un atto generico, e come tale, inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un monito per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione. Non è sufficiente lamentare un’ingiustizia percepita; è indispensabile articolare le proprie ragioni in motivi specifici, pertinenti e fondati su precise violazioni di legge. Un ricorso confuso, che tenta di ottenere un riesame dei fatti o che si basa su prove non decisive, è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La specificità non è un mero formalismo, ma l’essenza stessa del diritto di impugnazione.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti di legge, ad esempio perché i motivi sono generici, non indicano le norme violate, si limitano a contestare la valutazione dei fatti (che non è compito della Cassazione) o non rispettano il principio di autosufficienza, ovvero non contengono tutti gli elementi per essere decisi.

Cosa si intende per ‘prova decisiva’ ai fini di un ricorso?
Per ‘prova decisiva’ si intende un elemento probatorio che, se fosse stato preso in considerazione dal giudice, avrebbe con certezza portato a una decisione diversa. Nel caso analizzato, un accordo transattivo con una parte civile non è stato ritenuto decisivo per ribaltare un giudizio negativo basato su molteplici e gravi elementi a carico del condannato.

La mancata valutazione delle condizioni di salute del condannato è sempre un motivo valido per annullare un provvedimento?
No, non sempre. Come dimostra questa sentenza, la doglianza deve essere specifica. Se si lamenta l’omessa valutazione, bisogna dimostrare che la documentazione sanitaria è stata correttamente depositata agli atti del Tribunale decidente e spiegare in che modo quelle condizioni di salute avrebbero dovuto influenzare la decisione. Un riferimento generico o la consegna di documenti ad altri uffici non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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