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Ricorso inammissibile: quando è generico?

La Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato dalla parte civile contro una sentenza di assoluzione in appello. Il motivo, basato sul presunto mancato esame delle conclusioni scritte, è stato ritenuto generico perché non specificava quali argomenti fossero stati ignorati dalla corte. La mancata menzione delle conclusioni nell’intestazione della sentenza è stata classificata come un semplice errore materiale non invalidante.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sulla Genericità del Motivo

Quando un atto di impugnazione viene presentato, deve rispettare precisi requisiti di forma e sostanza. Se questi mancano, il rischio è una declaratoria di ricorso inammissibile, che impedisce al giudice di entrare nel merito della questione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale, la n. 43091/2024, offre un chiarimento fondamentale su uno dei vizi più comuni: la genericità del motivo. Il caso analizzato riguarda la parte civile che lamentava il mancato esame delle proprie conclusioni scritte da parte della Corte d’Appello, ma la sua doglianza è stata respinta proprio perché non sufficientemente specifica.

I Fatti: Dalla Condanna all’Assoluzione

La vicenda processuale ha origine in primo grado, dove il Tribunale aveva condannato tre imputati per il reato di tentata violenza privata, disponendo anche il risarcimento dei danni a favore della parte civile. Questo esito, favorevole alla persona offesa, è stato però completamente ribaltato in secondo grado. La Corte d’Appello, accogliendo l’impugnazione dei soli imputati, li ha assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Di fronte a questa decisione, la parte civile, vedendosi privata del risarcimento precedentemente ottenuto, ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, proponendo ricorso.

Il Ricorso per Cassazione e il Motivo di Doglianza

Il ricorso della parte civile si fondava su un unico motivo di carattere procedurale. Si sosteneva che la Corte d’Appello non avesse esaminato le conclusioni scritte, presentate telematicamente nel rispetto dei termini previsti per il giudizio “cartolare” (svolto cioè sulla base di atti scritti, senza udienza in presenza).

Secondo la ricorrente, questa omissione era desumibile dal fatto che la sentenza impugnata non menzionava né le sue conclusioni né il nome del suo effettivo difensore. Tale mancanza, a suo dire, configurava una nullità di ordine generale, viziando irrimediabilmente la sentenza di assoluzione.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché il ricorso è inammissibile?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo il motivo presentato intrinsecamente generico. Le argomentazioni dei giudici di legittimità si sono concentrate su due aspetti principali.

La Genericità del Motivo di Ricorso

Il punto centrale della decisione è che non basta affermare che un atto non sia stato esaminato; è necessario specificare cosa in quell’atto sia stato ignorato e in che modo ciò abbia influito sulla decisione. La ricorrente si è limitata a sostenere in modo assertivo che le sue conclusioni non fossero state prese in considerazione, senza però indicare quale specifica questione, richiesta o argomentazione in esse contenuta fosse stata trascurata dalla Corte d’Appello.

Il verbale d’udienza, al contrario, attestava la regolare ricezione delle conclusioni. Di fronte a questo dato oggettivo, l’affermazione della parte civile è risultata una mera supposizione, priva di elementi concreti a supporto. Per rendere ammissibile il ricorso, avrebbe dovuto dimostrare che la sentenza non aveva fornito risposta a una precisa istanza o a un argomento decisivo sollevato nelle sue conclusioni.

L’Errore Materiale non Causa Nullità

Per quanto riguarda la mancata indicazione delle conclusioni e l’errata menzione del difensore nell’intestazione (epigrafe) della sentenza, la Cassazione ha richiamato un principio consolidato. Si tratta di meri errori materiali che non determinano alcuna nullità.

La giurisprudenza è costante nell’affermare che la nullità non deriva dalla mancata trascrizione delle conclusioni nell’epigrafe, ma dall’eventuale omessa risposta, nel corpo della motivazione, alle richieste e agli argomenti formulati dalle parti. Poiché la ricorrente non ha dimostrato tale omissione sostanziale, l’errore formale è stato ritenuto irrilevante ai fini della validità della sentenza.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la specificità dei motivi di ricorso. Chi impugna un provvedimento non può limitarsi a denunciare una violazione in termini astratti, ma deve indicare concretamente in che modo l’errore lamentato abbia leso i propri diritti e inciso sull’esito del giudizio. Un ricorso inammissibile per genericità non è un mero tecnicismo, ma la conseguenza di un atto che non permette al giudice dell’impugnazione di comprendere appieno il perimetro della doglianza. La decisione sottolinea quindi l’onere per le parti di redigere atti processuali chiari, dettagliati e puntuali, pena la perdita della possibilità di far valere le proprie ragioni.

Perché il ricorso della parte civile è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché generico. La parte civile ha sostenuto che la Corte d’Appello non avesse esaminato le sue conclusioni scritte, ma non ha specificato quale particolare richiesta o argomentazione contenuta in tali conclusioni fosse stata ignorata, rendendo l’affermazione meramente assertiva.

La mancata indicazione delle conclusioni della parte civile nell’intestazione di una sentenza la rende nulla?
No, secondo la giurisprudenza consolidata della Cassazione, si tratta di un mero errore materiale che non determina alcuna nullità. Ciò che rileva è che il giudice abbia fornito una risposta nel corpo della motivazione alle questioni sollevate dalle parti.

Una parte civile può ricorrere in Cassazione se una sentenza di condanna di primo grado, a lei favorevole, viene ribaltata in appello con un’assoluzione?
Sì. Il caso è diverso da quello in cui la parte civile non impugna una decisione di primo grado a lei sfavorevole. Quando la decisione favorevole viene riformata in appello, sorge l’interesse e il diritto della parte civile a impugnare la nuova sentenza sfavorevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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