Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 5 Num. 7427 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 5 Num. 7427 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a FOGGIA il 03/11/1972
avverso la sentenza del 29/03/2022 del TRIBUNALE di FOGGIA udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO
1.Con la sentenza impugnata, il Tribunale di Foggia ha applicato la pena concordata dalle parti, ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., nei confronti di NOME COGNOME in relazione al deli cui all’art. 495 cod. pen.
L’imputato, per il tramite del difensore di fiducia, avvocato NOME COGNOME h proposto sia appello (dichiarato inammissibile dalla Corte di appello con ordinanza del 05/10/2023), che ricorso per cassazione con il quale svolge tre motivi.
2.1. Con il primo, denuncia violazione di legge e correlati vizi della motivazione in punt riconoscimento della contestata recidiva facoltativa, affidato a mera clausola di stile, in spr agli approdi della giurisprudenza di legittimità e costituzionale;
2.2. Analoghi vizi sono denunciati con riguardo all’affermazione di responsabilità, affidata argomenti superficiali e lacunosi.
2.3. Il terzo motivo denuncia violazione di legge e vizi della motivazione in relazione al dini delle circostanze attenuanti generiche, previa esclusione della recidiva.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è inammissibile.
1.In primo luogo, quale originaria ragione di inammissibilità, v’è da considerare che, i tre mo di ricorso sono riferiti a soggetto diverso dal ricorrente, tale Caposena, per fatto, sembra furto o rapina, mentre qui si controverte di art. 485 cod. pen. Siffatti motivi, de decontestualizzati rispetti al procedimento, rendono inammissibile in radice il ricorso per tot difetto di specificità.
A tanto deve aggiungersi che, venendo in rilievo un ricorso per cassazione avverso sentenza di patteggiamento, esso risulta proposto deducendo motivi al di fuori dei casi previsti dall’ 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., come introdotto dalla legge n. 103 del 2017, che consente il ricorso avverso la sentenza di patteggiamento solo per motivi attinenti all’espressione de volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’e qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.
Questa Corte, già prima dell’introduzione (con l’art. 1, comma 50, della legge 23 giugno 2017, n. 103) dell’art. art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., aveva affermato che, in caso di patteggiamento ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., l’accordo intervenuto tra le parti eson l’accusa dall’onere della prova e comporta che la sentenza che lo recepisce sia da considerare sufficientemente motivata con una succinta descrizione del fatto (deducibile dal capo d’imputazione), con l’affermazione della correttezza della qualificazione giuridica di esso, con richiamo all’art. 129 cod. proc. pen. per escludere la ricorrenza di alcuna delle ipotesi ivi prev con la verifica della congruità della pena patteggiata ai fini e nei limiti di cui all’art. 27 Co 4, n. 34494 del 13/07/2006, P.G. in proc. COGNOME, Rv. 234824), come accaduto nell’ipotesi al vaglio.
Come premesso, invece, i motivi di ricorso attengono a violazioni di legge e correlati vizi motivazione nell’affermazione di responsabilità e nel riconoscimento delle circostanze.
5.Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, senza formalità procedura, ai sensi dell’art. 610 comma 5-bis cod. proc. pen., e che a tale declaratoria consegue, ex lege, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della cassa delle ammende. Così deciso in Roma, addì 12 dicembre 2024 Il Consi ere relator