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Ricorso inammissibile per tardività: i termini

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per tardività. L’impugnazione è stata depositata via PEC il 28 giugno 2024, ben oltre il termine perentorio del 14 giugno 2024, calcolato in 45 giorni dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza di secondo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Tardività: Una Lezione sul Rispetto dei Termini

Nel processo penale, il rispetto dei termini è un principio cardine che garantisce certezza e ordine. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda le conseguenze severe di un deposito tardivo, dichiarando un ricorso inammissibile per tardività e condannando il ricorrente a sanzioni pecuniarie. Analizziamo questa ordinanza per comprendere l’importanza di agire tempestivamente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza emessa dalla Corte d’Appello in data 30 gennaio 2024. Per il deposito delle motivazioni di tale sentenza, la legge prevedeva un termine di 90 giorni, la cui scadenza era fissata al 30 aprile 2024.

A partire da questa data, la parte interessata aveva a disposizione un ulteriore termine, fissato in 45 giorni, per proporre ricorso per Cassazione. Questo secondo termine, cruciale per l’ammissibilità dell’impugnazione, scadeva improrogabilmente il 14 giugno 2024.

Tuttavia, il ricorso è stato trasmesso a mezzo posta elettronica certificata (PEC) solo il 28 giugno 2024, ovvero 14 giorni dopo la scadenza perentoria.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso inammissibile per tardività

Di fronte a questa situazione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della tardività del ricorso. Utilizzando la procedura semplificata prevista dall’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale, i giudici hanno dichiarato l’impugnazione inammissibile de plano, cioè senza la necessità di un’udienza di discussione, basandosi unicamente sulla documentazione agli atti.

La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale per i casi di inammissibilità.

Le Motivazioni: Il Calcolo dei Termini Processuali

La motivazione della Corte è puramente tecnica e si fonda su un calcolo matematico dei termini. Il principio è chiaro: i termini per impugnare sono perentori, cioè non ammettono deroghe o proroghe se non nei casi eccezionali previsti dalla legge. In questo caso, il ricorso è stato depositato quando il diritto a impugnare si era già estinto per il decorso del tempo.

L’errore nel calcolo o la negligenza nel rispettare la scadenza del 14 giugno 2024 hanno precluso in modo definitivo la possibilità per il ricorrente di ottenere un esame nel merito delle proprie doglianze. La tardività ha reso l’atto giuridicamente inefficace, portando a una pronuncia di inammissibilità che ha chiuso il caso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un insegnamento fondamentale: nel diritto, il tempo è un fattore determinante. La dichiarazione di un ricorso inammissibile per tardività non è una mera formalità, ma la conseguenza diretta della violazione di una regola essenziale del processo. Per i cittadini e i loro difensori, ciò sottolinea l’assoluta necessità di monitorare con la massima attenzione le scadenze processuali. Un ritardo, anche di pochi giorni, può compromettere irrimediabilmente l’esito di una causa e comportare significative conseguenze economiche, come il pagamento delle spese e di sanzioni pecuniarie.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene presentato dopo la scadenza del termine?
La Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile, il che significa che non esaminerà il caso nel merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

Quali erano i termini specifici da rispettare in questo caso?
Il termine per impugnare era di 45 giorni, che decorrevano dalla scadenza del termine di 90 giorni concesso alla Corte d’Appello per depositare le motivazioni della sua sentenza. Il termine ultimo per il ricorso era il 14 giugno 2024, ma è stato presentato il 28 giugno 2024.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in caso di ricorso inammissibile?
In base a questa ordinanza, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende, oltre al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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