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Ricorso inammissibile per rinuncia: le conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile per rinuncia da parte di un cittadino straniero, sottoposto a misura cautelare per estradizione. La sentenza chiarisce che la rinuncia comporta la condanna alle spese processuali, ma non necessariamente al pagamento della sanzione pecuniaria, se nel frattempo la misura restrittiva è stata attenuata.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile per Rinuncia: Spese Processuali e Sanzione Pecuniaria

Quando si presenta un’impugnazione, è fondamentale conoscerne le possibili conseguenze, anche in caso di ripensamento. Un ricorso inammissibile per rinuncia rappresenta un atto formale con cui la parte decide di non proseguire con l’esame della propria istanza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 26193/2025) offre un’analisi chiara delle implicazioni economiche di tale scelta, distinguendo tra l’obbligatoria condanna alle spese processuali e la discrezionalità nell’applicazione di un’ulteriore sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un’ordinanza della Corte di appello di Venezia, che applicava la misura della custodia in carcere a un cittadino straniero. La misura era stata disposta in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità brasiliana per reati di frode commerciale, associazione a delinquere e frode contro il Governo, ai fini dell’estradizione.

Contro tale ordinanza, la difesa del soggetto presentava ricorso per cassazione. Tuttavia, in un momento successivo alla presentazione del ricorso, la stessa parte decideva di rinunciare all’impugnazione, determinando così la fine del procedimento davanti alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile per Rinuncia

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia formalizzata, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. La rinuncia all’impugnazione è infatti una delle cause di inammissibilità previste dal codice di procedura penale e impedisce ai giudici di entrare nel merito delle questioni sollevate. La pronuncia si è quindi concentrata sulle conseguenze giuridiche ed economiche derivanti da questa declaratoria.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della sentenza risiede nella distinzione operata dalla Corte tra due diverse conseguenze patrimoniali dell’inammissibilità:

1. La Condanna alle Spese Processuali: La Corte ha stabilito che la condanna al pagamento delle spese sostenute dallo Stato per il procedimento è una conseguenza automatica e inevitabile. Citando l’articolo 616 del codice di procedura penale, i giudici hanno ribadito che la legge non fa alcuna distinzione tra le diverse cause di inammissibilità. Che il ricorso sia inammissibile per motivi di forma, di merito o per rinuncia, la parte ricorrente è sempre tenuta a farsi carico delle spese.

2. La Non Applicazione della Sanzione Pecuniaria: Diversamente dalle spese, la condanna al pagamento di un’ulteriore sanzione pecuniaria (una sorta di multa a favore della cassa delle ammende) non è automatica. La Corte ha ritenuto di non applicarla in questo caso specifico. La motivazione di questa scelta risiede in un fatto avvenuto dopo la presentazione del ricorso: la misura della custodia in carcere era stata sostituita con una meno afflittiva. Questo miglioramento della condizione del ricorrente è stato considerato una circostanza sufficiente per escludere l’applicazione di un’ulteriore sanzione, dimostrando un certo margine di discrezionalità del giudice nel valutare il contesto complessivo.

Conclusioni

La sentenza analizzata offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che la rinuncia a un ricorso è un atto che chiude definitivamente la questione, ma che comporta sempre la condanna al pagamento delle spese processuali. È una conseguenza da tenere bene a mente prima di intraprendere un’azione legale e poi abbandonarla.

In secondo luogo, il provvedimento evidenzia come le circostanze concrete del caso possano influenzare le decisioni accessorie del giudice. La mancata applicazione della sanzione pecuniaria, a seguito dell’attenuazione della misura cautelare, dimostra che il sistema giudiziario può tenere conto di eventi favorevoli all’imputato, anche in un contesto di inammissibilità. Questo principio di equità mitiga il rigore della legge, adattando le conseguenze della decisione processuale alla situazione di fatto.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso per cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non esamina le ragioni dell’impugnazione e la decisione precedente diventa definitiva. La rinuncia comporta automaticamente la condanna al pagamento delle spese processuali.

In caso di ricorso inammissibile per rinuncia, si deve pagare sempre una sanzione pecuniaria?
No, non necessariamente. La sentenza chiarisce che, a differenza delle spese processuali, l’applicazione di una sanzione pecuniaria aggiuntiva è discrezionale. Il giudice può decidere di non imporla se sussistono circostanze particolari, come, in questo caso, la sostituzione della misura cautelare con una meno grave.

La legge distingue tra le varie cause di inammissibilità per la condanna alle spese?
No. Secondo la Corte, l’articolo 616 del codice di procedura penale non opera distinzioni. La condanna al pagamento delle spese processuali consegue a qualsiasi tipo di inammissibilità, inclusa quella derivante dalla rinuncia volontaria al ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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