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Ricorso inammissibile per prescrizione: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile contro una sentenza di prescrizione per il reato di truffa. Nonostante il ricorrente avesse lamentato un vizio di procedura (mancata citazione in appello), la Corte ha ritenuto che mancasse un interesse concreto e attuale al ricorso, poiché non era stata manifestata l’intenzione di rinunciare alla prescrizione per ottenere un’assoluzione nel merito. Di conseguenza, l’appello è stato respinto con condanna alle spese.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando l’Interesse Concreto Supera il Vizio Formale

In materia processuale, non sempre un vizio di forma è sufficiente a garantire il successo di un’impugnazione. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23143 del 2025, offre un chiaro esempio di come l’assenza di un interesse concreto e giuridicamente apprezzabile possa portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, anche a fronte di una valida eccezione di nullità. Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia deve essere sorretto da una reale esigenza di tutela.

I Fatti del Caso: Dalla Truffa alla Prescrizione

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Crotone, che vedeva un imputato coinvolto in un procedimento per il reato di truffa. Successivamente, la Corte di Appello di Catanzaro, in riforma della decisione di primo grado, dichiarava di non doversi procedere nei confronti dell’imputato, in quanto il reato contestato era da considerarsi estinto per intervenuta prescrizione. Sebbene la prescrizione estingua il reato, l’imputato decideva comunque di contestare la sentenza d’appello.

Il Ricorso in Cassazione e il Vizio Procedurale

L’imputato proponeva ricorso per cassazione affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge. Nello specifico, lamentava la mancata citazione per il giudizio di appello, un vizio procedurale che, a suo dire, avrebbe inficiato la validità dell’intero procedimento di secondo grado. L’eccezione era stata sollevata tempestivamente, ma non era bastata a convincere i giudici di legittimità.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sposando la tesi del Procuratore generale. La decisione si fonda su un’argomentazione precisa: per poter impugnare una sentenza, anche se affetta da nullità, è indispensabile che il ricorrente dimostri di avere un interesse concreto al suo annullamento. In questo caso, l’interesse non è stato ravvisato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

I giudici hanno spiegato che il ricorrente si era limitato a eccepire la nullità della sentenza di appello per un vizio di forma (la mancata citazione), senza però manifestare alcun interesse a un esito processuale diverso e più favorevole della prescrizione. La sentenza di prescrizione, infatti, è una pronuncia di proscioglimento che, in questo caso, non comportava statuizioni civili pregiudizievoli.

Perché il ricorso potesse essere esaminato, l’imputato avrebbe dovuto dimostrare un interesse concreto, per esempio dichiarando di voler rinunciare alla prescrizione per ottenere un’assoluzione nel merito con formula piena. In assenza di tale manifestazione di volontà, l’interesse a far dichiarare la nullità è apparso meramente astratto e teorico. La Corte non ha potuto quindi valutare se la causa di nullità fosse prevalente sulla declaratoria di prescrizione, poiché mancava il presupposto fondamentale dell’interesse ad agire. Questo ha reso il ricorso inammissibile per carenza di interesse.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: le impugnazioni non sono uno strumento per far valere mere questioni di principio o vizi formali fini a se stessi. È necessario che il ricorrente dimostri quale vantaggio pratico e concreto deriverebbe dall’accoglimento della sua istanza. Nel caso di una sentenza di prescrizione, che è già una forma di proscioglimento, l’interesse a impugnarla deve essere supportato dalla ricerca di un risultato ancora più favorevole, come un’assoluzione che attesti la piena innocenza.

La conseguenza diretta della declaratoria di inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende, a titolo di sanzione per aver promosso un ricorso privo dei requisiti di legge.

È possibile fare ricorso contro una sentenza che dichiara un reato estinto per prescrizione?
Sì, ma secondo quanto stabilito dalla sentenza, è necessario dimostrare di avere un interesse concreto e giuridicamente rilevante, come la volontà di ottenere un’assoluzione piena nel merito, eventualmente rinunciando alla prescrizione stessa.

Un vizio procedurale, come la mancata citazione a giudizio, garantisce l’accoglimento del ricorso?
No. La Corte di Cassazione, come deciso in questo caso, valuta se la nullità eccepita sia supportata da un concreto interesse del ricorrente. Se l’obiettivo è solo far valere il vizio senza mirare a un risultato pratico più favorevole, il ricorso può essere dichiarato inammissibile.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
In base alla decisione esaminata, alla declaratoria di inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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