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Ricorso inammissibile per motivi diversi: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché i motivi addotti differivano da quelli presentati in appello. L’imputato, a cui era stata riconosciuta la non procedibilità per la particolare tenuità del fatto in un caso di lesioni colpose, aveva inizialmente invocato una causa di giustificazione, per poi contestare il nesso causale in Cassazione. La Corte ha sanzionato questa discordanza, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando Cambiare i Motivi tra Appello e Cassazione Costa Caro

Nel processo penale, la coerenza delle argomentazioni difensive tra i vari gradi di giudizio non è solo una questione di strategia, ma un requisito fondamentale per l’ammissibilità del ricorso. Un ricorso inammissibile può derivare da molteplici fattori, ma uno dei più insidiosi è il cosiddetto “difetto di devoluzione”, ovvero la proposizione in Cassazione di motivi diversi da quelli sollevati in appello. L’ordinanza n. 20627/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze di tale scelta processuale.

I Fatti del Caso: Dalle Lesioni Colpose alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla decisione del Tribunale di primo grado, che, dopo aver riqualificato un’accusa in lesioni colpose ai sensi dell’art. 590 del codice penale, ha dichiarato il non doversi procedere per la particolare tenuità del fatto, applicando l’art. 131-bis c.p. Questa decisione, favorevole all’imputato in quanto escludeva la punibilità, è stata confermata dalla Corte d’Appello.

Nonostante l’esito sostanzialmente positivo, l’imputato ha deciso di ricorrere per Cassazione, tramite il suo difensore, con l’obiettivo di ottenere una formula assolutoria ancora più ampia. Tuttavia, la strategia adottata ha presentato una criticità fatale.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso Inammissibile

Il cuore della questione risiede nella discrepanza tra i motivi di impugnazione presentati nei diversi gradi di giudizio.

In Appello: La Causa di Giustificazione

Con l’atto di appello, la difesa aveva sostenuto la sussistenza di una causa di giustificazione, ovvero una circostanza in grado di rendere lecita una condotta che altrimenti costituirebbe reato.

In Cassazione: Il Nesso di Causalità

Davanti alla Suprema Corte, invece, la difesa ha cambiato radicalmente linea, deducendo la violazione di legge e il vizio di motivazione per l’insussistenza del nesso di causalità materiale tra la condotta e l’evento. In pratica, si contestava che fosse stata proprio l’azione dell’imputato a causare le lesioni.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su un principio cardine della procedura penale: il difetto di devoluzione, sancito dall’articolo 606 del codice di procedura penale. I giudici hanno evidenziato come l’atto di appello avesse devoluto alla corte territoriale la valutazione sulla ricorrenza di una causa di giustificazione. Di conseguenza, la Corte di Cassazione non poteva esaminare un motivo completamente nuovo, come la presunta assenza del rapporto di causalità, mai sollevato in precedenza.

Il giudizio di legittimità, infatti, non è un terzo grado di merito dove si possono riesaminare i fatti o introdurre nuove questioni, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza impugnata, nei limiti dei motivi proposti nei gradi precedenti. Introdurre un argomento inedito in questa sede viola il principio devolutivo e determina, come in questo caso, l’inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche e Sanzioni

L’ordinanza in esame ribadisce un’importante lezione processuale: la strategia difensiva deve essere coerente e i motivi di impugnazione vanno definiti chiaramente fin dai primi gradi di giudizio. La scelta di modificare le proprie argomentazioni in Cassazione si è rivelata controproducente.

Poiché il ricorso è stato giudicato inammissibile e non è stata ravvisata un’assenza di colpa in tale determinazione, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Un esito che ha trasformato un tentativo di ottenere un proscioglimento più ampio in un concreto onere economico.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Risposta: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per un “difetto di devoluzione”. Il ricorrente ha presentato in Cassazione motivi di ricorso (l’insussistenza del nesso di causalità) diversi da quelli proposti in appello (la presenza di una causa di giustificazione).

Qual era la decisione iniziale del Tribunale, confermata in Appello?
Risposta: Il Tribunale, dopo aver riqualificato il fatto come lesioni colpose ai sensi dell’art. 590 c.p., aveva dichiarato di non doversi procedere per la particolare tenuità del fatto, come previsto dall’art. 131-bis c.p.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Risposta: A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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