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Ricorso inammissibile per gravità della condotta

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. La decisione si fonda sulla gravità della condotta del ricorrente e sulla totale assenza di segnali di pentimento. A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Conferma la Condanna

Un ricorso inammissibile rappresenta uno stop definitivo nel percorso processuale. Si tratta di una decisione con cui la Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle questioni sollevate, respinge l’impugnazione perché carente dei presupposti di legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio delle ragioni e delle conseguenze di tale pronuncia, sottolineando l’importanza della gravità della condotta e della mancanza di pentimento.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma. Il ricorrente, attraverso il suo legale, ha tentato di contestare la decisione dei giudici di secondo grado, cercando di ottenere un annullamento o una riforma della pronuncia a lui sfavorevole. Il caso è quindi giunto al vaglio della settima sezione penale della Suprema Corte per la decisione finale.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non significa che i giudici abbiano dato torto al ricorrente nel merito delle sue argomentazioni, ma piuttosto che il ricorso stesso non superava un vaglio preliminare di ammissibilità. La conseguenza diretta è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di impugnazioni temerarie o infondate.

Le Motivazioni della Decisione

L’ordinanza, pur nella sua sinteticità, fornisce due elementi chiave che hanno portato alla declaratoria di inammissibilità. In primo luogo, la Corte ha tenuto conto della gravità della condotta del soggetto. Questo fattore, pur attenendo al merito del giudizio precedente, viene qui richiamato per sottolineare la manifesta infondatezza delle doglianze proposte.

In secondo luogo, e in stretta connessione con il primo punto, i giudici hanno evidenziato la totale assenza di ogni segnale di resipiscenza. La mancanza di pentimento è stata interpretata come un elemento che rafforza la correttezza del trattamento sanzionatorio applicato nelle fasi precedenti del giudizio e che, al contempo, svuota di consistenza le ragioni del ricorso. In sostanza, la Corte ha ritenuto che l’impugnazione fosse pretestuosa e non meritasse un esame approfondito.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge. Quando un ricorso appare manifestamente infondato, come nel caso in cui le contestazioni sono deboli a fronte di una condotta grave e non accompagnata da alcun pentimento, la sua sorte è segnata. La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende non è solo una sanzione, ma anche un deterrente contro la presentazione di ricorsi puramente dilatori o pretestuosi, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza reali prospettive di accoglimento.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni, basando la sua decisione sulla gravità della condotta dell’imputato e sulla sua totale assenza di segnali di pentimento (resipiscenza).

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa indica l’assenza di resipiscenza menzionata nell’ordinanza?
Indica la mancanza di qualsiasi segno di pentimento o rimorso da parte del ricorrente per le azioni commesse. Questo elemento è stato valutato negativamente dai giudici, in quanto ha rafforzato la convinzione che il trattamento sanzionatorio applicato fosse adeguato e che il ricorso fosse, di conseguenza, infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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