Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara in Cassazione
Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede precisione, rigore e un confronto puntuale con la decisione che si intende contestare. Un ricorso inammissibile non solo preclude l’esame nel merito, ma comporta anche conseguenze economiche significative per chi lo propone. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi di impugnazione sia una strada senza uscita, destinata a confermare la condanna e ad aggravare la posizione del ricorrente.
I Fatti del Processo
Il caso in esame riguarda un individuo condannato sia in primo grado che in appello per il reato di illecita detenzione di sostanze stupefacenti, nello specifico hashish. Non rassegnato alla decisione della Corte d’Appello di Venezia, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, affidando le proprie speranze all’ultimo grado di giudizio.
L’Unico Motivo di Ricorso: Una Critica Vaga
L’intera strategia difensiva in Cassazione si basava su un unico motivo: un presunto “vizio di motivazione” della sentenza d’appello. In particolare, si contestava la mancata applicazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale, una norma che prevede il proscioglimento immediato per determinate cause. Tuttavia, la contestazione era formulata in termini del tutto generici, senza scendere nei dettagli e senza spiegare perché, nel caso specifico, la Corte d’Appello avrebbe errato.
La Decisione della Cassazione: Un Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le pretese del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno rilevato come la censura fosse “totalmente generica”. Questa valutazione non è un mero formalismo, ma affonda le sue radici in un principio cardine del processo penale: chi impugna una sentenza ha l’onere di confrontarsi specificamente con il percorso logico-giuridico seguito dal giudice precedente. Non basta ripetere le proprie tesi o lamentare genericamente un errore; è necessario smontare, pezzo per pezzo, la motivazione della sentenza impugnata.
Le Motivazioni della Corte
La Corte ha spiegato che il ricorso difettava di due elementi essenziali. In primo luogo, mancava qualsiasi confronto con il “percorso argomentativo tracciato dalla Corte territoriale”. In altre parole, l’avvocato del ricorrente non ha mai spiegato dove e perché la motivazione della sentenza d’appello fosse sbagliata. In secondo luogo, il ricorso era privo di “qualsiasi deduzione idonea a supportare la prospettazione difensiva”. Non sono stati forniti elementi concreti o argomenti giuridici specifici che potessero anche solo astrattamente mettere in discussione la decisione dei giudici di merito. Un ricorso così formulato non permette alla Cassazione di svolgere il proprio ruolo di giudice di legittimità, trasformandosi in una richiesta sterile di rivalutazione dei fatti, preclusa in quella sede.
Le Conclusioni: Le Conseguenze Pratiche di un Ricorso Inammissibile
La declaratoria di inammissibilità ha avuto conseguenze molto concrete per l’imputato. Oltre a vedere la propria condanna diventare definitiva, è stato condannato al pagamento delle spese processuali. A ciò si è aggiunta la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario. La vicenda insegna una lezione fondamentale: la via della Cassazione è stretta e richiede un’argomentazione tecnica e specifica. Un’impugnazione generica non è solo inutile, ma anche dannosa.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché la contestazione era totalmente generica, priva di un confronto specifico con le argomentazioni della sentenza d’appello e senza fornire deduzioni adeguate a sostenere la tesi difensiva.
Qual era l’unico motivo di ricorso presentato?
L’unico motivo era un presunto vizio di motivazione con riferimento alla mancata applicazione dell’art. 129 del codice di procedura penale, ma la doglianza è stata formulata in modo vago e non circostanziato.
Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
Oltre alla condanna definitiva, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 312 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 312 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 01/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato il 27/10/1989
avverso la sentenza del 13/04/2023 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME condannato anche in appello per il reato di illecita detenzione di hashish – ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza del 13/04/2023 emessa dalla Corte d’Appello di Venezia, deducendo quale unico motivo – vizio di motivazione con riferimento alla mancata applicazione dell’art. 129 cod. proc. pen.;
ritenuto che la censura sia totalmente generica, difettando non solo qualsiasi confronto con il percorso argomentativo tracciato dalla Corte territoriale, ma anche qualsiasi deduzione idonea a supportare la prospettazione difensiva;
ritenuto pertanto che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle (knmende
P.Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Rofa, il 1 dicembre 2023 Il ConsigIire , 4 stensore GLYPH
Il Presidente