Ricorso inammissibile: quando l’errore di qualificazione non basta
Nel complesso panorama della procedura penale, l’impugnazione delle sentenze rappresenta un diritto fondamentale della difesa. Tuttavia, esistono limiti precisi entro cui tale diritto può essere esercitato, specialmente in sede di legittimità davanti alla Corte di Cassazione. Un’ordinanza recente ha ribadito un principio cruciale: non è possibile contestare la qualificazione giuridica del fatto in un ricorso per cassazione se la presunta erroneità non è palese e richiede un riesame dei fatti. Questo caso evidenzia come un ricorso inammissibile non solo venga respinto, ma comporti anche conseguenze economiche per il proponente.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di un tribunale italiano. La sentenza impugnata era di applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente nota come “patteggiamento”. Il ricorrente basava la sua impugnazione esclusivamente su un punto: un presunto errore nella qualificazione giuridica del fatto contestato. In altre parole, sosteneva che il reato per cui era stato condannato dovesse essere inquadrato in una fattispecie diversa e, presumibilmente, meno grave.
La Decisione della Corte di Cassazione e il Ricorso Inammissibile
La Suprema Corte, esaminati gli atti, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata presa de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza, in base all’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa procedura accelerata è prevista per i ricorsi che manifestamente non possiedono i requisiti per essere accolti. La Corte ha stabilito che il motivo del ricorso non era valido per un esame in sede di legittimità.
Le Motivazioni della Decisione
Il cuore della motivazione risiede in un principio consolidato: in sede di ricorso per cassazione, non è consentita una nuova valutazione dei fatti. Il compito della Suprema Corte è verificare la corretta applicazione della legge (error in iudicando) e il rispetto delle norme procedurali (error in procedendo), non riesaminare le prove o ricostruire la dinamica degli eventi.
Nel caso specifico, l’asserito errore nella qualificazione del fatto non emergeva in modo immediato e palese dalla lettura dell’imputazione o della sentenza stessa. Al contrario, per poter valutare la fondatezza della tesi del ricorrente, la Corte avrebbe dovuto intraprendere “una verifica in fatto non consentita”. Dato che il ricorso si basava esclusivamente su questo punto, che richiedeva un’analisi di merito preclusa alla Cassazione, è stato inevitabilmente giudicato inammissibile.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Ricorso Inammissibile
La dichiarazione di inammissibilità ha avuto conseguenze dirette e onerose per il ricorrente. Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, è stato condannato a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle Ammende. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso per cassazione deve basarsi su motivi di legittimità solidi e non può trasformarsi in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio nel merito. La scelta di impugnare una sentenza, soprattutto di patteggiamento, deve essere ponderata attentamente per evitare non solo il rigetto, ma anche sanzioni economiche significative.
Quando un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile per un errore nella qualificazione del fatto?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando l’asserito errore nella qualificazione giuridica del fatto non emerge con immediata evidenza dagli atti, ma richiede una verifica nel merito e una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita alla Corte di Cassazione.
Cosa significa che l’inammissibilità è dichiarata ‘de plano’?
Significa che la Corte di Cassazione decide sulla base degli atti, senza la celebrazione di un’udienza, in quanto il ricorso appare manifestamente infondato o privo dei requisiti di legge, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis del codice di procedura penale.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4080 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4080 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 28/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a AGROPOLI il 10/05/1985
avverso la sentenza del 18/06/2024 del GIP TRIBUNALE di SALERNO
4att~se -1 3143 -Perté;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
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letti il ricorso proposto nell’interesse di Maiorca NOME avverso la sentenza in epigrafe esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che deve ritenersi inammissibile il ricorso per cassazione avverso la sentenza applicativa della pena con cui si deduca, come nel caso di specie, esclusivamente dal punto di vista nominale, un asserito errore nella qualificazione del fatto, non emergente, con la necessaria immediatezza, dal portato letterale della imputazione o dal tenore della decisione gravata perché, di contro, legato ad una verifica in fatto non consentita;
rilevato che all’inammissibilità del ricorso, dichiarata de plano ai sensi dell’art. 610, com 5bis cod.proc.pen. fanno seguito le pronunce di cui all’art. 616 dello stesso codice;
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende. Così deciso il 28 ottobre 2024.