LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile per doglianze di fatto in Cassazione

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 12/12/2023, ha dichiarato un ricorso inammissibile in materia penale. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi addotti dal ricorrente non vertevano su questioni di diritto, bensì su mere doglianze di fatto e su richieste di enunciazioni di principio prive di un concreto interesse giuridico. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Rigetta l’Appello per Motivi di Fatto

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato dalla Corte di Cassazione. Comprendere i limiti del giudizio di legittimità è fondamentale per ogni avvocato e cittadino che si approccia all’ultimo grado di giudizio. La Suprema Corte non è un terzo grado di merito, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge. Vediamo come questi principi sono stati applicati in un caso concreto.

Il Caso in Analisi: Un Appello Respinto

Un imputato, a seguito di una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Torino, ha proposto ricorso per Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della decisione sfavorevole. Il ricorso era basato su tre distinti motivi, ma nessuno di essi ha superato il vaglio preliminare di ammissibilità della Suprema Corte.

I Motivi del Ricorso Inammissibile

La difesa del ricorrente ha articolato le proprie censure su diversi piani, ma la Corte le ha ritenute tutte infondate per ragioni procedurali, senza nemmeno entrare nel merito delle questioni.

Carenza di Interesse e Questioni di Principio

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile per “carenza di interesse”. La Corte ha osservato che le censure sollevate miravano a ottenere “enunciati di principio”, ovvero affermazioni teoriche sulla legge, prive però di qualsiasi effetto pratico favorevole per il ricorrente. La legge richiede che chi impugna una decisione abbia un interesse concreto e attuale all’annullamento della stessa. Contestare un aspetto procedurale, come la data di deposito della sentenza d’appello, quando il ricorso per cassazione è stato comunque tempestivamente presentato, non porta alcun vantaggio al ricorrente e rende il motivo privo di rilevanza.

Il Divieto di Riesame del Fatto in Cassazione

Gli altri due motivi contestavano il vizio di motivazione della sentenza d’appello, criticando l’iter logico-giuridico seguito dai giudici di merito per affermare la responsabilità penale dell’imputato. Anche questi motivi sono stati respinti. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: il giudizio di legittimità non consente un riesame dei fatti. Le censure del ricorrente, pur mascherate da critiche alla motivazione, si traducevano in “mere doglianze in punto di fatto”, ovvero in un tentativo di ottenere dalla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa in questa sede.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha chiarito che il suo ruolo è quello di controllare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione, non di sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito. Un ricorso è ammissibile solo se evidenzia un errore di diritto o un vizio logico manifesto e decisivo nella sentenza impugnata. Se, al contrario, il ricorso si limita a proporre una lettura alternativa delle prove o a criticare l’apprezzamento del giudice di merito, esso sconfina in un’analisi di fatto non consentita.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza riafferma con forza la natura del giudizio di Cassazione. Chi intende presentare un ricorso deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, evitando di riproporre questioni fattuali già decise nei gradi di merito. Il tentativo di trasformare la Cassazione in un terzo grado di giudizio porta inevitabilmente a una dichiarazione di ricorso inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie con la condanna al versamento di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i suoi motivi erano infondati: uno per carenza di interesse, in quanto mirava a ottenere enunciazioni di principio senza effetti favorevoli per il ricorrente, e gli altri perché consistevano in mere doglianze di fatto, non consentite in sede di legittimità.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono “mere doglianze in punto di fatto”?
Significa che il ricorrente non stava contestando un errore nell’applicazione della legge, ma stava criticando la ricostruzione dei fatti e la valutazione delle prove fatte dalla Corte d’Appello, chiedendo di fatto alla Corte di Cassazione di riesaminare il merito della vicenda, cosa che non rientra nelle sue competenze.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati