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Ricorso inammissibile per carenza d’interesse

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un detenuto che chiedeva l’ottemperanza di un’ordinanza per la consegna di un personal computer. Il ricorso è stato respinto per carenza di interesse, poiché il ricorrente aveva già ricevuto il computer a seguito di un altro provvedimento. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende, sottolineando come non si possa agire in giudizio per una questione già risolta.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Carenza d’Interesse Annulla l’Appello

Il principio della ‘carenza di interesse’ è un cardine del nostro sistema processuale. Esso stabilisce che non si può ricorrere a un giudice se non si ha un interesse concreto e attuale a ottenere una decisione. Un caso recente esaminato dalla Corte di Cassazione ha ribadito questo concetto, dichiarando un ricorso inammissibile perché il richiedente aveva già ottenuto ciò per cui si batteva. Analizziamo questa ordinanza per comprendere meglio le dinamiche processuali.

I Fatti del Caso: Una Richiesta Soddisfatta

La vicenda ha origine dalla richiesta di un detenuto di avere a disposizione un personal computer. Dopo una serie di reclami e provvedimenti, il Magistrato di sorveglianza aveva inizialmente accolto le sue istanze con due ordinanze nel 2017 e 2018.

Successivamente, rientrato in carcere per un’altra causa, il detenuto chiedeva l’ottemperanza di tali decisioni. Il Magistrato di sorveglianza, tuttavia, dichiarava inammissibile il reclamo, ritenendo che si riferisse a un titolo esecutivo ormai esaurito. Contro questa decisione, il detenuto ricorreva in Cassazione, che annullava l’ordinanza e rinviava il caso per un nuovo esame.

Nel giudizio di rinvio, il Magistrato di sorveglianza dichiarava nuovamente il reclamo inammissibile, ma per un motivo diverso e dirimente: nel frattempo, un altro Magistrato di sorveglianza (quello di Nuoro) aveva già accolto la richiesta e il PC era stato consegnato al detenuto. L’interesse del ricorrente era quindi venuto meno.

La Decisione della Corte: il ricorso inammissibile per carenza di interesse

Nonostante la consegna del computer, il detenuto ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando che il giudice di rinvio non si fosse attenuto ai principi di diritto indicati dalla stessa Corte nella precedente sentenza. La Corte Suprema, con l’ordinanza in esame, ha rigettato definitivamente le sue pretese, dichiarando il ricorso inammissibile.

La motivazione è netta: il ricorrente ha presentato un’istanza in carenza di interesse. Avendo già ottenuto quanto richiesto – il personal computer – non aveva più alcuna ragione giuridicamente rilevante per continuare il procedimento. La Corte ha sottolineato che questa circostanza, ovvero l’avvenuta consegna del bene, non è mai stata smentita dal detenuto.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio fondamentale del diritto processuale: l’interesse ad agire. Per poter presentare un ricorso, una parte deve avere un beneficio concreto da trarre da una decisione favorevole. Nel momento in cui il detenuto ha ricevuto il PC, il suo interesse a ottenere l’ottemperanza dell’ordinanza originaria è cessato.

Continuare il procedimento sarebbe stato un esercizio puramente formale e un inutile dispendio di risorse giudiziarie. La Corte, applicando l’art. 616 del codice di procedura penale, non solo ha dichiarato il ricorso inammissibile, ma ha anche condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3000 euro a favore della cassa delle ammende. Questa sanzione viene applicata quando si ritiene che il ricorso sia stato proposto senza valida giustificazione, evidenziando una palese infondatezza o inammissibilità.

Conclusioni: L’Importanza dell’Interesse ad Agire

Questa ordinanza è un chiaro monito sull’importanza dell’interesse ad agire come presupposto indispensabile di qualsiasi azione legale. Non è sufficiente avere ragione in astratto; è necessario che esista un interesse concreto, attuale e non soddisfatto per poter adire le vie legali. Quando l’obiettivo di un’azione giudiziaria viene raggiunto per altre vie, il procedimento perde la sua funzione e non può proseguire. La decisione della Cassazione riafferma la necessità di evitare abusi del processo e di concentrare le risorse della giustizia su controversie reali e ancora pendenti, sanzionando chi insiste in azioni legali ormai prive di scopo.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, poiché il detenuto aveva già ottenuto il personal computer che era oggetto della sua richiesta, facendo così venir meno lo scopo del procedimento.

Cosa significa “carenza di interesse” in un contesto legale?
Significa che la persona che ha avviato l’azione legale non ha più un vantaggio concreto e attuale da ottenere da una decisione del giudice, perché la sua pretesa è stata soddisfatta o la situazione è cambiata in modo da rendere inutile la pronuncia.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., la parte che ha presentato un ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una condanna al pagamento di 3000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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