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Ricorso inammissibile patteggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento. La decisione si fonda sul principio che l’impugnazione di tale sentenza è consentita solo in casi tassativamente previsti dalla legge, non ravvisabili nella fattispecie. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la rigidità dei limiti al ricorso inammissibile patteggiamento.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile Patteggiamento: la Cassazione Fissa i Paletti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31012 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di procedura penale: l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento è soggetta a limiti rigorosi. Questa pronuncia chiarisce le conseguenze di un ricorso inammissibile patteggiamento, sottolineando i rischi per chi tenta di percorrere questa strada senza un valido fondamento giuridico. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Palermo, emessa a seguito di un accordo tra l’imputato e la pubblica accusa ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale (c.d. patteggiamento). La pena concordata era di 6 mesi di reclusione e 1.000 euro di multa. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando una presunta insufficienza nella motivazione del provvedimento.

Limiti all’Impugnazione e Ricorso Inammissibile Patteggiamento

Il cuore della questione risiede nella speciale natura del patteggiamento. Si tratta di un rito che si fonda su un accordo tra le parti, rinunciando volontariamente a un processo dibattimentale completo. Per questa ragione, la legge pone dei paletti molto stretti alla possibilità di impugnare la sentenza che ne deriva.

L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento. Questi includono, ad esempio, vizi legati all’espressione della volontà dell’imputato, alla mancata corrispondenza tra la richiesta e la sentenza, all’errata qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena. Il motivo addotto dal ricorrente nel caso di specie – l’insufficienza della motivazione – non rientra in questo elenco.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. I giudici hanno evidenziato che l’impugnazione era stata proposta al di fuori dei casi specificamente consentiti dalla legge. Trattandosi di un ricorso inammissibile patteggiamento, la Corte non è nemmeno entrata nel merito della doglianza, fermandosi a una valutazione puramente procedurale.

Facendo leva su una consolidata giurisprudenza e richiamando l’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha tratto le dovute conseguenze dalla declaratoria di inammissibilità. Non avendo riscontrato elementi che potessero giustificare un errore incolpevole da parte del ricorrente nel proporre l’impugnazione, lo ha condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, ha inflitto una sanzione pecuniaria di 3.000,00 euro da versare alla Cassa delle ammende, una sanzione che funge da deterrente contro la proposizione di ricorsi palesemente infondati.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un monito chiaro: il patteggiamento è una scelta processuale che comporta una sostanziale rinuncia a successive contestazioni, salvo i casi eccezionali e specifici previsti dal legislatore. Tentare di impugnare la sentenza per motivi non consentiti, come la generica insufficienza della motivazione, si traduce non solo in una sconfitta processuale, ma anche in significative conseguenze economiche. Questa decisione rafforza la stabilità delle sentenze di patteggiamento e scoraggia l’uso dilatorio e improprio degli strumenti di impugnazione.

È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento è possibile solo per i motivi tassativamente elencati nell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, come l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena. Un motivo generico come l’insufficienza della motivazione non è ammesso.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta, di regola, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come stabilito nel caso di specie, la Corte può condannare il ricorrente al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare 3.000 euro?
Questa condanna non è una multa per il reato, ma una sanzione processuale prevista dall’art. 616 c.p.p. Viene applicata quando un ricorso è dichiarato inammissibile e la Corte ritiene che non vi siano elementi per giustificare l’errore del ricorrente, sanzionando così la proposizione di un’impugnazione senza fondamento legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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