LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: patteggiamento e confisca

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza di patteggiamento. L’appello si basava sulla mancata verifica di cause di assoluzione e sulla genericità della confisca. La Corte ha stabilito che i motivi di ricorso contro il patteggiamento sono tassativamente limitati dalla legge e che l’appellante ha l’onere di specificare quali beni sequestrati ritiene debbano essergli restituiti, altrimenti il motivo è troppo generico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione sui Limiti dell’Impugnazione del Patteggiamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20023 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione delle sentenze di patteggiamento e sulla necessità di specificità nei motivi di ricorso, specialmente quando si contesta un ordine di confisca. La decisione ha portato a dichiarare un ricorso inammissibile, ribadendo principi consolidati e cruciali per la pratica legale. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal G.u.p. del Tribunale di Pistoia. L’imputato aveva concordato con il Pubblico Ministero una pena per reati legati agli stupefacenti, ai sensi dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990. La sentenza, oltre ad applicare la pena concordata, disponeva anche la confisca e la distruzione di tutto quanto era stato posto sotto sequestro nel corso delle indagini.

Insoddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Difesa

La difesa ha articolato il ricorso su due principali motivi di doglianza:

1. Omessa applicazione dell’art. 129 c.p.p.: Si lamentava che il giudice del patteggiamento non avesse preventivamente verificato l’eventuale sussistenza di cause di proscioglimento immediato dell’imputato.
2. Mancata motivazione sulla confisca: Si contestava la genericità della sentenza, che ordinava la confisca di “quanto in sequestro” senza specificare quali beni fossero oggetto della misura e senza fornire una motivazione adeguata al riguardo.

L’obiettivo della difesa era ottenere l’annullamento della sentenza per questi vizi procedurali e di motivazione.

L’Analisi della Corte: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, concludendo per la loro manifesta infondatezza e genericità, dichiarando quindi il ricorso inammissibile.

I Rigidi Limiti all’Impugnazione del Patteggiamento

Sul primo punto, la Corte ha richiamato il consolidato orientamento giurisprudenziale formatosi a seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017. Questa legge ha modificato l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, limitando drasticamente le possibilità di impugnare una sentenza di patteggiamento.

Oggi, il ricorso è consentito solo per un elenco tassativo di motivi, tra i quali non rientra la presunta mancata verifica delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Pertanto, questo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato.

La Genericità del Motivo sulla Confisca

Anche il secondo motivo è stato respinto, ma per una ragione diversa: la sua genericità. La Corte ha sottolineato che un interesse concreto a impugnare un ordine di confisca sorge solo per quei beni di cui l’imputato potrebbe legittimamente chiedere la restituzione. Nel caso di specie, la sostanza stupefacente è soggetta a confisca obbligatoria per legge, quindi non vi può essere alcun diritto alla restituzione.

Per eventuali altri beni sequestrati (denaro, telefoni, veicoli, ecc.), l’imputato aveva l’onere della specificità: avrebbe dovuto indicare chiaramente nel ricorso quali fossero questi beni e perché avesse diritto a riaverli. Limitarsi a contestare in modo indistinto la “confisca di quanto in sequestro” rende il motivo generico e, di conseguenza, inammissibile. L’imputato, essendo a conoscenza di cosa gli fosse stato sequestrato, doveva articolare la sua doglianza in modo preciso.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri procedurali. In primo luogo, il principio di tassatività dei motivi di ricorso avverso il patteggiamento, che mira a garantire la stabilità di sentenze basate su un accordo tra le parti. In secondo luogo, il principio dell’onere della specificità dei motivi di ricorso, che impone alla parte che impugna di formulare censure precise e dettagliate per consentire al giudice di valutarne la fondatezza, evitando ricorsi meramente esplorativi o dilatori.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un messaggio chiaro: le impugnazioni nel processo penale, e in particolare quelle contro le sentenze di patteggiamento, devono essere fondate su motivi specifici e legalmente ammessi. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Per contestare efficacemente una confisca, è indispensabile individuare con precisione i beni per i quali si vanta un diritto alla restituzione, argomentando in modo puntuale le ragioni della propria pretesa.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per la mancata verifica di cause di proscioglimento?
No, la sentenza chiarisce che l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limita l’impugnabilità della sentenza di patteggiamento a ipotesi tassativamente indicate, tra le quali non rientra la mancata verifica delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 cod. proc. pen.

Cosa deve fare un imputato per contestare efficacemente un ordine di confisca generico in una sentenza?
L’imputato ha l’onere di specificare nel suo ricorso quali beni, tra quelli sequestrati, ritiene di avere diritto alla restituzione. Una doglianza generica sulla “confisca di quanto in sequestro” è considerata inammissibile per mancanza di specificità.

La confisca dello stupefacente sequestrato è sempre obbligatoria?
Sì, la sentenza conferma che lo stupefacente è soggetto a confisca obbligatoria per legge. Di conseguenza, un ricorso non può validamente contestare la confisca di tale sostanza, poiché non esiste un diritto alla sua restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati