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Ricorso inammissibile: omessa motivazione patteggiamento

Un imputato ha impugnato una sentenza di patteggiamento, lamentando un vizio di omessa motivazione riguardo alla possibile applicazione di cause di proscioglimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ravvisando profili di colpa nella sua proposizione e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile e Patteggiamento: L’Importanza della Motivazione

L’ordinanza in esame offre uno spunto cruciale sui limiti e le conseguenze dell’impugnazione di una sentenza di patteggiamento. Un imputato, dopo aver concordato la pena, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un vizio di omessa motivazione da parte del giudice di primo grado. La Corte Suprema, tuttavia, ha respinto le sue doglianze dichiarando il ricorso inammissibile e condannandolo a sanzioni economiche. Analizziamo i dettagli della vicenda.

Il Contesto: Impugnazione di una Sentenza di Patteggiamento

Il caso ha origine da una sentenza emessa dal Giudice per le indagini preliminari (G.U.P.) del Tribunale ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale, comunemente noto come “patteggiamento”. Si tratta di un procedimento speciale in cui l’imputato e il pubblico ministero si accordano sull’applicazione di una pena ridotta. Sebbene il patteggiamento semplifichi l’iter processuale, il diritto di impugnare la sentenza che ne deriva è soggetto a limiti rigorosi. L’imputato, tramite il suo procuratore speciale, ha deciso di adire la Corte di Cassazione, sollevando questioni relative alla motivazione della sentenza.

I Motivi del Ricorso e il vizio di omessa motivazione

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due motivi principali, strettamente collegati tra loro:

1. Violazione di legge per omessa motivazione: Si è sostenuto che il giudice di primo grado non avesse adeguatamente motivato in merito all’eventuale sussistenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale. Questa norma impone al giudice, anche in caso di patteggiamento, di assolvere l’imputato se emergono prove evidenti della sua innocenza.
2. Vizio di omessa motivazione: In modo più generico, è stato lamentato un difetto di motivazione nella sentenza impugnata.

L’argomento centrale era che il giudice, prima di ratificare l’accordo tra le parti, avrebbe dovuto esplicitare le ragioni per cui non riteneva applicabile una formula di proscioglimento. Questa mancanza, secondo la difesa, costituiva un vizio che rendeva la sentenza illegittima.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso con una procedura semplificata (de plano) e lo ha ritenuto palesemente infondato, arrivando a una declaratoria di ricorso inammissibile. Questa decisione implica che i motivi presentati non avevano la consistenza giuridica necessaria per essere discussi nel merito. La Corte, inoltre, ha ravvisato “profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”, un’espressione che indica come l’impugnazione fosse stata proposta in modo avventato o senza un reale fondamento giuridico. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

le motivazioni

La Corte, nel dichiarare l’inammissibilità, ha implicitamente ritenuto che le doglianze del ricorrente fossero generiche e non supportate da elementi concreti che potessero far dubitare della correttezza della decisione del G.U.P. Sebbene il giudice del patteggiamento debba verificare l’assenza delle cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p., non è tenuto a redigere una motivazione complessa su ogni possibile scenario teorico, specialmente se dall’esame degli atti non emerge alcun elemento che possa portare a un proscioglimento evidente. Il ricorso, per essere ammissibile, avrebbe dovuto indicare specifici elementi trascurati dal giudice, e non limitarsi a una lamentela astratta sulla mancanza di motivazione. La condanna al pagamento della sanzione pecuniaria serve come monito contro la presentazione di ricorsi dilatori o palesemente infondati, che sovraccaricano il sistema giudiziario.

le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento è un’opzione percorribile solo in presenza di vizi specifici e chiaramente individuabili. Un ricorso inammissibile non solo non porta al risultato sperato, ma può avere conseguenze economiche significative per il proponente. La decisione sottolinea che la denuncia di un vizio di motivazione deve essere concreta e non può risolversi in una critica generica all’operato del giudice. Per gli operatori del diritto, questo caso serve a ricordare l’importanza di valutare con estremo rigore i presupposti di ammissibilità di un ricorso in Cassazione, specialmente in un ambito, come quello del patteggiamento, dove le possibilità di impugnazione sono già per loro natura limitate.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per omessa motivazione?
Sì, è possibile, ma il ricorso deve essere fondato su motivi specifici e non generici. In questo caso, il ricorso è stato giudicato inammissibile, suggerendo che le doglianze non erano sufficientemente solide.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se viene ravvisata una colpa nella proposizione del ricorso, anche al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di tremila euro.

Il giudice del patteggiamento deve sempre motivare sulla non applicazione dell’art. 129 c.p.p.?
Il giudice ha l’obbligo di verificare la sussistenza di cause di proscioglimento secondo l’art. 129 c.p.p. prima di ratificare il patteggiamento. Tuttavia, l’impugnazione per omessa motivazione su questo punto deve basarsi su elementi concreti che il ricorrente deve indicare. La declaratoria di inammissibilità in questo caso implica che tali elementi non sono stati adeguatamente forniti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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