Ricorso inammissibile: La Cassazione non è un terzo grado di giudizio
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti. Quando un appello si concentra sul tentativo di ottenere un diverso apprezzamento delle prove, il risultato è un ricorso inammissibile. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i limiti e le funzioni della Suprema Corte.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, non accettando la sentenza di secondo grado, ha deciso di rivolgersi alla Corte di Cassazione, affidando il suo appello a due motivi principali.
I Motivi del Ricorso: Prova e Pena nel mirino
L’appellante ha contestato la decisione dei giudici di merito sotto due profili:
1. La valutazione delle prove: Il primo motivo del ricorso criticava l’affermazione di responsabilità, sostenendo un vizio di motivazione e una violazione di legge. In sostanza, il ricorrente proponeva una lettura alternativa delle fonti probatorie, chiedendo alla Cassazione di valutarne diversamente la rilevanza e l’attendibilità.
2. La determinazione della pena: Con il secondo motivo, si contestava il trattamento sanzionatorio e il giudizio di bilanciamento tra le circostanze aggravanti e attenuanti. Anche in questo caso, si chiedeva alla Corte una riconsiderazione di valutazioni tipicamente discrezionali del giudice di merito.
La Decisione della Corte sul ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati, che delineano nettamente la differenza tra il giudizio di merito (primo e secondo grado) e il giudizio di legittimità (Cassazione).
Le Motivazioni
La Corte ha spiegato in modo chiaro le ragioni dell’inammissibilità.
Per quanto riguarda il primo motivo, relativo alle prove, i giudici hanno ricordato che alla Corte di Cassazione è precluso sovrapporre la propria valutazione a quella compiuta nei gradi precedenti. Il suo compito non è quello di verificare se le prove potessero essere interpretate diversamente, ma solo di controllare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, coerente e non viziata da palesi errori giuridici. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da vizi logici, rendendo la doglianza del ricorrente una mera richiesta di riesame dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
Relativamente al secondo motivo, sul trattamento sanzionatorio, la Cassazione ha sottolineato che la determinazione della pena e il bilanciamento delle circostanze sono espressione di un potere discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione sfugge al sindacato di legittimità, a meno che non risulti frutto di un mero arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. Anche su questo punto, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta sufficiente e non arbitraria.
Le Conclusioni
Questa ordinanza è un’importante lezione pratica: il ricorso in Cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti del processo. È uno strumento di controllo sulla corretta applicazione delle norme di diritto e sulla coerenza logica delle sentenze. Proporre un ricorso che, di fatto, chiede ai giudici supremi di comportarsi come un giudice di appello, rivalutando le prove o la congruità della pena, porta inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità. Per il ricorrente, ciò si traduce non solo nella conferma della condanna, ma anche nell’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione non può sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi di giudizio. Il suo compito è limitato al controllo della logicità della motivazione e della corretta applicazione della legge.
Quali sono i limiti del controllo della Cassazione sulla determinazione della pena?
La determinazione della pena e il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti sono valutazioni discrezionali del giudice di merito. La Cassazione può intervenire solo se tale valutazione è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, ma non può sostituire il proprio giudizio a quello del giudice di grado inferiore se la motivazione è sufficiente.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte nella sua ordinanza.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19008 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19008 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 19/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 03/04/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con il quale si deduce la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine alla prova posta a fondamento dell’affermazione di responsabilità dell’imputato per i reati contestati prospettando un diverso giudizio di rilevanza o comunque di attendibilità delle fonti probatorie, non è consentito dalla legge, stante la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, Jakani, Rv. 216260);
che il giudice di merito, con motivazione esente da vizi logici, rispondendo alle medesime doglianze in fatto già oggetto di appello, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento facendo applicazione di corretti argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilità dell’imputato e della sussistenza dei reati contestati (si vedano, in particolare, pagg. 4-6);
considerato che il secondo motivo di ricorso, con cui si contesta la violazione di legge e il difetto di motivazione in relazione alla determinazione del trattamento sanzionatorio e al giudizio di bilanciamento tra opposte circostanze, non è consentito in sede di legittimità in quanto le statuizioni relative al bilanciament tra opposte circostanze, implicando una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, sfuggono al sindacato di legittimità qualora, come nella specie (cfr. pp. 7-8), sorrette da sufficiente motivazione, non siano frutto di mero arbitri o di ragionamento manifestamente illogico (Sez. U, n. 10713 del 25/02/2010, COGNOME, Rv. 245931);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso, in data 19 marzo 2024
re estensore Il Co