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Ricorso inammissibile: no al riesame dei fatti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 31656/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile richiedere in sede di legittimità una nuova valutazione dei fatti già motivatamente decisi dalla Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto che i motivi di ricorso, sia sulla responsabilità che sulla sanzione, fossero finalizzati a un riesame del merito, precluso alla Suprema Corte, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Ribadisce i Limiti del Giudizio di Legittimità

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione gestisce un ricorso inammissibile, specialmente quando le doglianze dell’imputato non si concentrano su vizi di legge, ma tentano di ottenere una terza valutazione del merito della vicenda. La Suprema Corte ha rigettato l’impugnazione, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione, riaffermando così i confini invalicabili del proprio sindacato.

I Fatti del Processo

Un individuo, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Roma, ha proposto ricorso per cassazione. L’impugnazione si basava su due motivi principali: il primo contestava l’affermazione della sua responsabilità penale, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione; il secondo motivo criticava il trattamento sanzionatorio applicato, ritenendolo ingiusto.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha analizzato entrambi i motivi, concludendo per la loro manifesta infondatezza e, di conseguenza, per l’inammissibilità dell’intero ricorso.

Primo Motivo: la contestazione sulla responsabilità

L’imputato, nel suo primo motivo, ha cercato di rimettere in discussione la sua colpevolezza. Tuttavia, la Corte ha osservato che le argomentazioni proposte non erano altro che “doglianze in punto di fatto già motivatamente respinte in appello”. In altre parole, il ricorrente non ha evidenziato un errore di diritto o un’illogicità palese nella motivazione della sentenza impugnata, ma ha semplicemente chiesto ai giudici di legittimità di riesaminare le prove e giungere a una conclusione diversa. Questa attività, definita “rivalutazione delle risultanze probatorie”, è estranea al ruolo della Cassazione.

Secondo Motivo: il trattamento sanzionatorio

Anche il secondo motivo, relativo alla pena inflitta, è stato respinto. Il ricorrente sosteneva che la motivazione della Corte d’Appello fosse carente. La Cassazione ha smentito tale affermazione, rilevando che i giudici di secondo grado avevano formulato un chiaro giudizio sulla gravità del fatto, giustificando così la sanzione. Poiché tale giudizio non presentava alcuna “illogicità manifesta”, non poteva essere messo in discussione in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. I primi due gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello) hanno il compito di ricostruire i fatti e valutare le prove. La Corte di Cassazione, invece, non è un “terzo giudice” del fatto. Il suo compito, o “sindacato di legittimità”, è verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e coerente. Un ricorso, per essere ammissibile, deve denunciare specifici errori di questo tipo, non limitarsi a proporre una lettura alternativa delle prove.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma che presentare un ricorso per cassazione che si risolve in una mera richiesta di riesame del merito è un’azione destinata al fallimento. La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, fissata in questo caso a tremila euro. Questa pronuncia serve da monito: l’accesso alla Corte Suprema è riservato alla contestazione di vizi specifici di legalità e logicità, non a un ultimo, infruttuoso tentativo di ribaltare l’esito del processo basandosi sugli stessi elementi fattuali già vagliati.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché le argomentazioni del ricorrente non denunciavano reali violazioni di legge o vizi logici della motivazione, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove, un’attività che non è permessa alla Corte di Cassazione.

Cosa significa che la Corte di Cassazione esercita un sindacato di legittimità?
Significa che il suo compito non è decidere nuovamente chi ha torto o ragione nel merito della vicenda, ma solo controllare che la sentenza impugnata abbia applicato correttamente le norme di legge e sia sorretta da una motivazione logica e non contraddittoria.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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