Ricorso Inammissibile: la Cassazione Non Può Rivalutare le Prove
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza per riesaminare i fatti. Un ricorso inammissibile è la conseguenza inevitabile quando si tenta di proporre una semplice rilettura delle prove già vagliate nei gradi precedenti. Questo caso offre uno spunto chiaro per comprendere i limiti del ricorso per cassazione e il concetto di ‘prova decisiva’.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. La difesa basava il proprio ricorso su tre motivi principali: violazione di legge, difetto di motivazione e, soprattutto, la mancata assunzione di prove ritenute decisive.
Nello specifico, la difesa lamentava la scarsa considerazione data alla testimonianza della madre dell’imputato e a una confessione scritta del fratello, pervenuta a distanza di ben dieci anni dai fatti. Secondo il ricorrente, questi elementi avrebbero dovuto minare il quadro probatorio a suo carico, che invece si fondava solidamente sulle individuazioni fotografiche effettuate dalle persone offese.
La Decisione sul Ricorso Inammissibile
La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un caposaldo della procedura penale: la Corte di Cassazione non può sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta dai giudici di merito. Il suo compito non è decidere se l’imputato è colpevole o innocente, ma verificare che la sentenza impugnata sia esente da vizi di legge e da palesi illogicità nel ragionamento.
Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Inammissibile?
La Corte ha spiegato che i motivi proposti dal ricorrente non erano altro che un tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle fonti di prova. Questo è precluso in sede di legittimità.
I giudici hanno evidenziato che la sentenza d’appello aveva già fornito una motivazione logica e coerente, spiegando perché la testimonianza della madre e la confessione tardiva del fratello fossero state ritenute irrilevanti. Tale irrilevanza era stata valutata a fronte di un quadro probatorio definito ‘univoco’ a favore della responsabilità dell’imputato, basato principalmente sulle sicure individuazioni fotografiche da parte delle vittime.
Inoltre, la Corte ha colto l’occasione per chiarire il concetto di ‘prova decisiva’ ai sensi dell’art. 606 c.p.p. Una prova è decisiva solo quando, se esperita o correttamente valutata, avrebbe sicuramente condotto a una pronuncia diversa. Non basta che essa possa ingenerare un dubbio. Nel caso di specie, le prove indicate dalla difesa non possedevano questa caratteristica dirompente, risolvendosi in ‘minime incongruenze’ che non intaccavano la struttura portante della sentenza impugnata.
Conclusioni: Limiti alla Valutazione delle Prove in Cassazione
L’ordinanza in esame è un importante promemoria dei confini invalicabili del giudizio di Cassazione. Un ricorso, per essere ammissibile, deve denunciare errori di diritto o vizi logici manifesti nella motivazione, non può limitarsi a proporre una lettura alternativa dei fatti o a contestare la rilevanza attribuita a una determinata prova dal giudice di merito. La dichiarazione di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, sancisce la fine del percorso giudiziario per l’imputato e rafforza il principio secondo cui il merito della vicenda processuale si decide nei primi due gradi di giudizio.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come la testimonianza di un parente?
No, la Corte di Cassazione non può sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito. Il suo ruolo è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, non riesaminare i fatti.
Cosa si intende per ‘prova decisiva’ in un ricorso per cassazione?
Una ‘prova decisiva’ è quella che, se fosse stata ammessa o valutata, avrebbe con certezza determinato una sentenza diversa. Non è sufficiente che la prova introduca un semplice dubbio o si limiti a delineare un’incongruenza minore.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si fondava su una diversa lettura di elementi già valutati (la testimonianza della madre e la confessione tardiva del fratello) e non su vizi di legge o illogicità della sentenza impugnata, la quale si basava su solide prove come le individuazioni fotografiche da parte delle vittime.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21984 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21984 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 06/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a PRATO il 09/12/1995
avverso la sentenza del 16/09/2024 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che i tre motivi oggetto del ricorso in esame, che deduco violazione di legge, difetto di motivazione e mancata assunzione di una p decisiva, con particolare riferimento alla testimonianza della madre dell’imp non sono consentiti poiché fondati su una diversa lettura dei dati proces un differente giudizio di rilevanza delle fonti di prova i attesa la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anc saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione median raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/0 Jakani, Rv. 216260);
che il giudice di merito, con motivazione esente da vizi logici, ha espl le ragioni del suo convincimento (si veda, in particolare, pag. 4 ove il gi correttamente valutato l’irrilevanza della dichiarazione testimoniale della dell’odierno ricorrente e della confessione scritta del fratello inte distanza di dieci anni dal fatto, a fronte di un quadro probato univocamente depone per la responsabilità del predetto avuto riguardo individuazioni fotografiche eseguite dalle persone offese) facendo applicazio corretti argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilit sussistenza del reato;
che«in tema di ricorso per cassazione, deve ritenersi “decisiva”, second previsione dell’art. 606, comma 1, lett. d), cod. proc. pen., la pr confrontata con le argomentazioni contenute nella motivazione, si riveli tal ove esperita, avrebbe sicuramente determinato una diversa pronuncia ovve quella che, non assunta o non valutata, vizia la sentenza intaccand struttura portante (Sez. 3, n. 9878 del 21/01/2020, Rv. 278670);
che dal ricorso non emergono i descritti connotati di decisività e rile risolvendosi le censure proposte nella enucleazione di minime incongruenze non incidono sulla completezza e linearità della sentenza impugnata (cfr. p complessivamente valutata;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle
ammende.
Così deciso, il 6 maggio 2025.