Ricorso Inammissibile: Perché la Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio
Quando si parla di giustizia, molti pensano che ogni sentenza possa essere riesaminata all’infinito. Tuttavia, il sistema legale italiano pone dei limiti precisi. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per chiarire un punto fondamentale: il ricorso inammissibile e il ruolo della Suprema Corte. Quest’ultima non è un ‘terzo grado’ dove si rifà il processo, ma un giudice di legittimità, che controlla la corretta applicazione della legge. Analizziamo il caso per capire meglio questo principio.
I Fatti del Caso
Un imputato, già condannato in primo grado e in appello, decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi della sua impugnazione non si concentrano su presunti errori di diritto commessi dai giudici precedenti, ma contestano la logica della loro motivazione. In pratica, l’imputato propone una lettura diversa delle prove e una ricostruzione dei fatti alternativa a quella stabilita dalla Corte d’Appello, sostenendo che la sua tesi difensiva (in particolare legata alla mancata disponibilità di una chiave) era stata ingiustamente respinta.
La Decisione della Corte: il Ricorso è Inammissibile
La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o innocenza dell’imputato, ma si ferma a un livello procedurale. La Corte ha stabilito che le censure sollevate dal ricorrente erano le stesse già valutate e respinte dai giudici di merito.
L’imputato, di fatto, non stava denunciando un vizio di legge o un’illogicità manifesta della motivazione, ma stava chiedendo alla Cassazione di fare ciò che per legge non le è consentito: sovrapporre la propria valutazione dei fatti a quella già compiuta nei precedenti gradi di giudizio. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di cassazione. La Corte Suprema ha ribadito un principio consolidato, citando anche una storica sentenza delle Sezioni Unite (sentenza Jakani del 2000): il suo compito non è quello di saggiare la tenuta logica della sentenza confrontandola con modelli di ragionamento esterni o con una diversa lettura delle prove. Il controllo di legittimità riguarda la coerenza interna della motivazione, verificando che sia esente da vizi logici evidenti e che abbia applicato correttamente le norme giuridiche.
Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno constatato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione ‘diffusa ed esente da vizi logici’, spiegando in modo esauriente le ragioni del proprio convincimento. La tesi difensiva era stata ‘del tutto sconfessata’ sulla base del compendio probatorio acquisito. Pertanto, chiedere alla Cassazione di riconsiderare quegli stessi elementi per arrivare a una conclusione diversa equivale a chiedere un nuovo giudizio di merito, cosa espressamente vietata.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza è un monito importante per chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione. Un ricorso inammissibile non è solo un tentativo destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche. Per avere una possibilità di successo, un ricorso deve essere rigorosamente focalizzato sulla denuncia di errori di diritto (violazione di legge) o vizi della motivazione così gravi da renderla palesemente illogica o contraddittoria. Proporre semplicemente una ‘storia alternativa’ basata sulle stesse prove è una strategia processuale errata e controproducente. La Cassazione non riscrive la sentenza, ma ne garantisce la legalità.
Cosa succede quando un ricorso in Cassazione tenta di far riesaminare i fatti di un caso?
L’ordinanza stabilisce che un simile ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado di merito’ e non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti.
È possibile contestare la logicità della motivazione di una sentenza in Cassazione?
Sì, ma solo se si evidenziano vizi logici manifesti e interni alla motivazione stessa, come contraddizioni evidenti o palesi carenze argomentative. Non è possibile farlo proponendo semplicemente una diversa lettura delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita dalla Corte, a favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, tale somma è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4226 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4226 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 19/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME nato il 27/05/1989
avverso la sentenza del 11/12/2023 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME ritenuto che il motivo di ricorso che contesta la correttezza della motivazione posta a base della dichiarazione di responsabilità denunciando la illogicità della motivazione sulla base della diversa lettura dei dati processuali o una diversa ricostruzione storica dei fatti o un diverso giudizio di rilevanza o comunque di attendibilità delle fonti di prova, ripropone le medesime censure già vagliate dai giudici del merito e non è consentito dalla legge, stante la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, COGNOME, Rv. 216260);
che il giudice di merito, con diffusa motivazione esente da vizi logici, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento (si vedano, in particolare, pag. 13 e 14) facendo applicazione di corretti argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilità e della sussistenza del reato;
che invero la Corte d’appello ha ritenuto sulla base del compendio probatorio acquisito, del tutto sconfessata la tesi difensiva soprattutto in relazione alla mancata disponibilità della chiave principale;
rilevato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali ed alla somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 19 novembre 2024
Il Consigliere COGNOME
Il Presidente