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Ricorso inammissibile: multa inferiore, no appello

Analisi di un’ordinanza della Cassazione che dichiara un ricorso inammissibile. L’imputato si era lamentato di aver ricevuto una multa inferiore a quella pattuita in un concordato. La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato per carenza di interesse, poiché non si può impugnare una sentenza per ottenere una pena più severa.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando una Pena Troppo Bassa non si Può Contestare

Nel complesso mondo della procedura penale, l’istituto dell’impugnazione rappresenta uno strumento fondamentale a garanzia dei diritti delle parti. Tuttavia, il suo esercizio è subordinato a precisi presupposti, tra cui spicca l’interesse ad agire. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un principio tanto singolare quanto logico: non è possibile presentare ricorso per lamentare una pena più favorevole di quella attesa. Questo caso porta alla luce la differenza tra un mero errore di calcolo e una pena illegale, delineando i confini di un ricorso inammissibile.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Gup presso il Tribunale, che condannava un imputato per diversi delitti a una pena di tre anni di reclusione e 933,00 euro di multa. In sede di appello, la difesa e la pubblica accusa raggiungevano un accordo, noto come ‘concordato in appello’ ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. La Corte di Appello, accogliendo l’accordo e concedendo ulteriori attenuanti, riformava la sentenza riducendo la pena detentiva e pecuniaria inflitta in primo grado.

Il Motivo del Ricorso in Cassazione

A sorpresa, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza d’appello. Il motivo era unico e peculiare: si lamentava un’erronea determinazione dell’importo della multa. Secondo il ricorrente, la Corte di Appello, nel ricalcolare la pena pecuniaria, avrebbe applicato una riduzione superiore a quella massima di un terzo consentita dalla legge, risultando in una multa finale più bassa di quella che sarebbe dovuta essere.

La Decisione della Cassazione: Il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi: la genericità del motivo e, soprattutto, la manifesta infondatezza per carenza di interesse all’impugnazione.

Genericità e Manifesta Infondatezza

In primo luogo, la Corte ha definito il motivo di ricorso come ‘totalmente generico’ e ‘aspecifico’. Il ricorrente si limitava a contestare una pena ‘richiesta’ definendola ‘erronea’, senza però allegare che essa fosse ‘illegale’. Questa distinzione è cruciale: un conto è un errore di calcolo, un altro è una sanzione non prevista dall’ordinamento.

La Carenza di Interesse all’Impugnazione

Il punto centrale della decisione, tuttavia, risiede nella totale assenza di un interesse a impugnare. L’imputato, di fatto, si stava lamentando di aver ricevuto un trattamento più favorevole del previsto, una pena inferiore a quella che, a suo dire, sarebbe stata corretta. Come sottolineato dai giudici, ‘difetta non solo all’evidenza un interesse all’impugnazione, ma soprattutto la ricorrenza e prima ancora l’allegazione di una pena illegale’.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che il sistema delle impugnazioni serve a rimuovere un pregiudizio, non a ottenerne uno. L’interesse ad agire presuppone una ‘soccombenza’, ovvero un esito sfavorevole. In questo caso, l’imputato non solo non era soccombente, ma era risultato beneficiario di un presunto errore di calcolo. L’ordinamento non consente di adire un giudice per chiedere l’applicazione di una pena più severa. L’unica eccezione si verifica quando la pena, seppur più mite, sia ‘illegale’ (ad esempio, una pena di specie diversa da quella prevista dalla legge o inferiore ai minimi edittali inderogabili), ma tale circostanza non è stata né dedotta né provata dal ricorrente. Pertanto, lamentare di aver ottenuto una pena inferiore a quella concordata costituisce un motivo manifestamente infondato che conduce a una declaratoria di inammissibilità.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: non c’è impugnazione senza un interesse concreto e attuale a ottenere una decisione più favorevole. Contestare una pena perché ‘troppo bassa’ a seguito di un concordato è un’azione processualmente sterile, destinata a essere dichiarata inammissibile. Il caso in esame serve da monito sulla necessità di calibrare attentamente i motivi di ricorso, concentrandosi su vizi sostanziali e pregiudizi reali, piuttosto che su paradossali lamentele che, di fatto, si traducono in un’autodenuncia di un vantaggio ricevuto.

È possibile fare ricorso contro una sentenza perché la pena ricevuta è più bassa di quella concordata?
No, secondo l’ordinanza, un tale ricorso è inammissibile per manifesta infondatezza e per carenza di interesse ad agire. Non ci si può lamentare di aver ottenuto una pena più favorevole di quella attesa, a meno che la pena stessa non sia illegale.

Cosa significa che un ricorso è ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dal giudice perché manca dei requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge, come in questo caso la mancanza di un interesse concreto dell’imputato a ottenere una modifica della decisione.

Qual è la differenza tra una pena ‘erronea’ e una ‘illegale’ secondo questa decisione?
Una pena ‘erronea’ può derivare da un errore di calcolo che la rende più bassa del dovuto, ma se il risultato è a favore dell’imputato, non c’è interesse a ricorrere. Una pena ‘illegale’, invece, è una sanzione non prevista dalla legge o applicata in violazione delle norme, e solo in quel caso si potrebbe avere interesse a impugnarla anche se più mite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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