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Ricorso inammissibile: motivi nuovi in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché il ricorrente ha sollevato una questione per la prima volta in sede di legittimità, senza averla proposta nel precedente grado di appello. Questa decisione riafferma il principio della ‘catena devolutiva’, secondo cui non è possibile introdurre nuovi motivi di doglianza in Cassazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando un motivo non può essere esaminato dalla Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale n. 5698/2024, offre un importante chiarimento su una regola fondamentale del processo penale: l’impossibilità di presentare per la prima volta in Cassazione motivi di ricorso che non sono stati sollevati nel giudizio di appello. Questa pronuncia ribadisce la rigidità della cosiddetta ‘catena devolutiva’, un principio cardine che definisce i limiti del potere di cognizione dei giudici di grado superiore e che rende il ricorso inammissibile se violato.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Nel suo ricorso per cassazione, l’imputato lamentava un vizio di motivazione e una violazione di legge in riferimento all’articolo 648 del codice penale. Tuttavia, l’analisi della Corte Suprema ha rivelato un vizio procedurale fatale: il motivo di doglianza sollevato non era mai stato sottoposto all’attenzione della Corte d’Appello. In pratica, la difesa aveva introdotto una questione completamente nuova nel giudizio di legittimità.

La Decisione della Corte e il principio del ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, definito ‘diritto vivente’, basato sull’articolo 609, comma 2, del codice di procedura penale. Questo principio stabilisce che il ricorso per cassazione è limitato alle questioni che sono state specificamente devolute alla cognizione del giudice d’appello.

La rottura della ‘catena devolutiva’

Introdurre un motivo di doglianza per la prima volta in Cassazione determina un’interruzione della ‘catena devolutiva’. Questo significa che si chiede alla Corte Suprema di pronunciarsi su un punto che il giudice del merito (la Corte d’Appello) non ha potuto esaminare, non perché lo abbia omesso, ma semplicemente perché non gli era stato richiesto. Le uniche eccezioni a questa regola riguardano le questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento e quelle che, per loro natura, non potevano essere proposte in precedenza.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni dell’ordinanza sono chiare e dirette. La Corte ha rilevato che l’unico motivo di ricorso proposto non era stato avanzato in appello, causando una ‘interruzione della catena devolutiva sul punto’. Citando una solida e costante giurisprudenza, i giudici hanno ribadito che, secondo il ‘diritto vivente’, non possono essere dedotte con il ricorso per cassazione questioni sulle quali il giudice di appello ha correttamente omesso di pronunciarsi perché non gli erano state devolute. Di conseguenza, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista proprio per i casi di inammissibilità del ricorso.

Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una strategia difensiva attenta e completa sin dai primi gradi di giudizio. Non è possibile ‘riservare’ argomenti per la Cassazione; tutti i motivi di contestazione della sentenza di primo grado devono essere chiaramente articolati nell’atto di appello. In caso contrario, si perde la possibilità di farli valere in seguito, con la conseguenza inevitabile di un ricorso inammissibile e la condanna a spese e sanzioni. L’ordinanza serve da monito sulla necessità di rispettare le regole procedurali che governano le impugnazioni, garantendo l’ordine e la funzionalità del sistema giudiziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo di impugnazione, relativo alla violazione dell’art. 648 del codice penale, è stato sollevato per la prima volta in Cassazione e non era stato proposto nel precedente grado di giudizio, interrompendo così la ‘catena devolutiva’.

Cosa significa ‘interruzione della catena devolutiva’?
Significa che una questione non può essere esaminata dal giudice di grado superiore (in questo caso la Cassazione) se non è stata prima sottoposta al vaglio del giudice di grado inferiore (la Corte d’Appello). Fa eccezione il caso di questioni rilevabili d’ufficio.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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