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Ricorso inammissibile: motivi nuovi e patteggiamento

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da un imputato che, dopo aver concordato la pena in appello, ha sollevato per la prima volta in sede di legittimità una questione relativa al risarcimento dei danni civili. La Corte ribadisce che non è possibile introdurre motivi nuovi in Cassazione e che l’accordo sulla pena limita l’esame del giudice ai soli punti non oggetto di rinuncia, confermando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Patteggiamento in Appello

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla disciplina delle impugnazioni penali, chiarendo i confini del giudizio di legittimità e le conseguenze di un ricorso inammissibile. Il caso riguarda un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena in appello, ha tentato di sollevare questioni completamente nuove davanti alla Suprema Corte. La decisione ribadisce principi fondamentali del nostro sistema processuale, tra cui l’impossibilità di dedurre motivi nuovi in Cassazione e i limiti cognitivi del giudice a seguito del cosiddetto ‘patteggiamento in appello’.

I Fatti del Caso: La Condanna e l’Accordo in Appello

Il ricorrente era stato condannato in primo grado per un reato contro il patrimonio e al risarcimento dei danni in favore della parte civile. In sede di appello, le parti avevano raggiunto un accordo ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. In pratica, l’imputato ha rinunciato a contestare la sua colpevolezza in cambio di una pena più mite, accordo poi ratificato dalla Corte d’Appello. La sentenza di secondo grado, tuttavia, confermava le statuizioni civili, inclusa la condanna al pagamento delle spese legali alla parte civile.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando che la Corte d’Appello avesse errato nel non motivare la mancata compensazione delle spese legali. Si trattava, però, di una questione mai sollevata nel giudizio d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con motivazioni nette e precise. I giudici hanno evidenziato due criticità insormontabili: l’assoluta genericità dei motivi e, soprattutto, la novità della questione sollevata. La doglianza relativa al risarcimento dei danni e alle spese legali non era mai stata oggetto dei motivi di appello, essendo questi ultimi stati abbandonati in favore dell’accordo sulla pena.

Di conseguenza, l’imputato è stato condannato non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche a versare una somma di 4.000 euro alla Cassa delle Ammende. Questa sanzione è la diretta conseguenza dell’inammissibilità, poiché si ritiene che il ricorrente abbia attivato il complesso meccanismo del giudizio di legittimità senza una valida ragione, determinando uno spreco di risorse giudiziarie.

Le Motivazioni della Corte: L’Effetto Devolutivo e i Motivi Nuovi

La Corte ha fondato la sua decisione su principi cardine della procedura penale. In primo luogo, ha richiamato l’effetto devolutivo dell’impugnazione: il giudice superiore può decidere solo sulle questioni che gli sono state specificamente sottoposte con i motivi di ricorso. Introdurre un ‘motivo nuovo’ in Cassazione viola questo principio e snatura la funzione stessa del giudizio di legittimità, che non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che l’adesione al ‘patteggiamento in appello’ (art. 599-bis c.p.p.) restringe ulteriormente il campo d’indagine del giudice. Una volta che le parti si accordano sulla pena rinunciando agli altri motivi, la cognizione della Corte è limitata ai soli aspetti non coperti dalla rinuncia. Non è più possibile, ad esempio, sollevare questioni di nullità assoluta o sperare in un proscioglimento per cause evidenti (ex art. 129 c.p.p.), poiché si è scelto di definire il processo con un accordo. Tentare di riaprire la discussione su altri punti, come le statuizioni civili, è quindi un’operazione giuridicamente non consentita.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

L’ordinanza rappresenta un monito per la strategia difensiva. La scelta di accordarsi sulla pena in appello è una decisione che implica precise rinunce. È fondamentale che l’imputato e il suo difensore valutino attentamente tutti gli aspetti della sentenza di primo grado, incluse le statuizioni civili, prima di rinunciare ai motivi di appello. Una volta formalizzato l’accordo, non sarà più possibile tornare indietro e contestare punti che non sono stati oggetto di negoziazione e che si sono implicitamente accettati. La presentazione di un ricorso basato su tali presupposti si tradurrà inevitabilmente in una declaratoria di inammissibilità, con un aggravio di spese e sanzioni per l’imputato.

È possibile presentare nuovi motivi di ricorso per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile dedurre motivi nuovi in sede di legittimità. L’impugnazione è limitata ai punti e alle questioni specificamente contestate nel precedente grado di giudizio.

Cosa succede se si rinuncia a dei motivi d’appello per accordarsi sulla pena (patteggiamento in appello)?
Quando l’imputato rinuncia a dei motivi d’appello per accordarsi sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., la cognizione del giudice è limitata ai soli motivi che non sono stati oggetto di rinuncia. Le altre questioni, anche quelle relative a nullità assolute, non possono più essere esaminate.

Perché un ricorso inammissibile comporta una condanna al pagamento di una somma di denaro?
L’art. 616 c.p.p. prevede che, in caso di dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente sia condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. Ciò avviene perché si ritiene che l’impugnazione sia stata proposta senza una valida ragione, causando un inutile dispendio di risorse giudiziarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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