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Ricorso inammissibile: motivi non dedotti in appello

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché il ricorrente ha sollevato, per la prima volta in sede di legittimità, una questione procedurale (violazione della correlazione tra accusa e sentenza) non dedotta nei motivi di appello. La Corte ha ribadito che l’appello circoscrive l’oggetto del giudizio successivo, interrompendo la ‘catena devolutiva’.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: L’Importanza dei Motivi d’Appello

La recente sentenza n. 7136/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: i motivi di ricorso davanti alla Suprema Corte devono trovare radice nelle doglianze già sollevate in appello. Presentare una questione nuova per la prima volta in sede di legittimità conduce a una declaratoria di ricorso inammissibile, chiudendo di fatto la porta a un esame nel merito. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere il funzionamento dell’effetto devolutivo delle impugnazioni.

I Fatti del Processo

Il percorso giudiziario inizia con una condanna per rapina (art. 628 c.p.) e un altro reato, emessa dal Tribunale di primo grado. La Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, dichiara la prescrizione per uno dei due reati e ridetermina la pena per il delitto di rapina. L’imputato, non soddisfatto della decisione, decide di presentare ricorso per cassazione tramite il proprio difensore.

La Questione Sollevata in Cassazione

Davanti alla Suprema Corte, la difesa solleva una questione di violazione di legge procedurale, in particolare dell’articolo 521 del codice di procedura penale. Secondo il ricorrente, vi era stata una violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. In sostanza, si contestava che il processo si fosse svolto per una rapina semplice, ma la condanna fosse di fatto intervenuta per una rapina aggravata dalla presenza di un complice, senza che tale aggravante fosse stata formalmente contestata. Questo, secondo la difesa, avrebbe dovuto portare a una diversa competenza (Tribunale collegiale anziché monocratico) e, in ultima analisi, alla prescrizione anche del reato di rapina.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

Nonostante la questione sollevata fosse di notevole spessore giuridico, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione non risiede nel merito della doglianza, ma in un vizio procedurale insuperabile: la questione non era mai stata sollevata prima.

Le Motivazioni della Cassazione

Il cuore della decisione si fonda sul principio dell’effetto devolutivo dell’appello, cristallizzato nell’art. 609, comma 2, c.p.p. La Corte ha evidenziato che, in sede di appello, il ricorrente si era limitato a lamentare l’eccessiva onerosità della pena e la mancata concessione delle circostanze attenuanti in regime di prevalenza. Non vi era alcuna traccia, nei motivi di appello, della presunta violazione dell’art. 521 c.p.p.

Questa omissione ha interrotto la cosiddetta ‘catena devolutiva’. In altre parole, il giudizio di appello aveva cognizione limitata ai soli punti della sentenza di primo grado che erano stati oggetto di critica. Di conseguenza, il giudice di secondo grado non si era pronunciato sulla questione della correlazione tra accusa e sentenza perché non gli era stata sottoposta. Secondo un orientamento consolidato, non è possibile dedurre con il ricorso per cassazione questioni che non siano state devolute al giudice di appello, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, cosa che non si applica al caso di specie.

Conclusioni

La sentenza in esame è un monito sull’importanza strategica della redazione dei motivi di impugnazione. Ogni grado di giudizio ha un perimetro ben definito, e le questioni non sollevate tempestivamente si considerano rinunciate. La decisione di focalizzare l’appello solo su aspetti sanzionatori ha precluso all’imputato la possibilità di far valere in Cassazione una doglianza procedurale potenzialmente decisiva. Per gli operatori del diritto, ciò conferma la necessità di un’analisi completa e lungimirante sin dalle prime fasi del processo, per non vedere dichiarata l’inammissibilità di un ricorso e precludere al proprio assistito ogni ulteriore possibilità di difesa nel merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché sollevava una questione giuridica (la violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza) che non era stata inclusa nei motivi presentati nel precedente grado di giudizio, ovvero l’appello.

Cosa significa ‘interruzione della catena devolutiva’?
Significa che il potere del giudice dell’impugnazione è limitato alle sole questioni che gli sono state sottoposte con i motivi di gravame. Se un punto della sentenza non viene criticato in appello, non può essere ‘recuperato’ e discusso per la prima volta in Cassazione, salvo eccezioni previste dalla legge.

L’imputato può sollevare una questione completamente nuova per la prima volta in Cassazione?
No, di regola non è possibile. In base all’art. 609, comma 2, del codice di procedura penale, non si possono dedurre in Cassazione questioni che non siano state devolute in appello, a meno che non si tratti di vizi che la legge permette di rilevare d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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