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Ricorso inammissibile: motivi non consentiti e costi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati. La decisione si fonda sulla constatazione che i motivi addotti erano una mera riproposizione di argomenti già esaminati e respinti nei gradi di merito e, pertanto, non consentiti in sede di legittimità. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione. Quando i motivi di appello non rispettano i rigidi paletti imposti dalla legge per il giudizio di legittimità, la Suprema Corte non entra nel merito della questione e sanziona i ricorrenti. Questo caso evidenzia come la mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti sia una strategia processuale destinata al fallimento, con l’ulteriore aggravio delle spese processuali.

Il Contesto Processuale

Due individui, condannati nei primi due gradi di giudizio, hanno presentato ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello di Roma. Le loro censure si concentravano principalmente sulla contestazione del giudizio di responsabilità per il reato previsto dall’art. 337 c.p. (resistenza a un pubblico ufficiale) e sulla mancata applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 393 bis c.p. Uno dei due ricorrenti lamentava, inoltre, il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Questa pronuncia non significa che la Corte abbia dato ragione o torto nel merito ai ricorrenti, ma semplicemente che le loro richieste non potevano essere esaminate a causa di vizi procedurali fondamentali. La conseguenza diretta, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, è stata la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi principali, che riflettono principi consolidati della procedura penale.

Ripetitività e Genericità dei Motivi

I giudici di legittimità hanno osservato che i primi due motivi di ricorso, comuni a entrambi gli imputati, erano una mera riproduzione delle argomentazioni già presentate e disattese dai giudici di merito. La Corte d’Appello aveva già risposto in modo giuridicamente corretto, puntuale e logico a tali censure. Presentare in Cassazione le stesse identiche doglianze, senza individuare specifici vizi di legge nella sentenza impugnata, trasforma il ricorso in un tentativo inammissibile di ottenere un terzo grado di giudizio sul fatto, cosa preclusa in sede di legittimità.

Manifesta Infondatezza del Motivo sulle Attenuanti

Anche il terzo motivo, relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, è stato giudicato “manifestamente infondato”. La Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata fosse supportata da una motivazione sufficiente e non illogica, e che avesse adeguatamente esaminato le deduzioni difensive. Pertanto, il giudizio espresso dalla Corte d’Appello su questo punto è stato considerato incensurabile in sede di Cassazione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione non è una terza istanza di merito. Non si può chiedere alla Suprema Corte di rivalutare i fatti o di riconsiderare argomenti già vagliati. Il suo compito è assicurare l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge. Un ricorso inammissibile perché ripetitivo o manifestamente infondato non solo non produce alcun risultato utile per il ricorrente, ma comporta anche una condanna economica certa. La decisione serve da monito sulla necessità di formulare i ricorsi per Cassazione in modo tecnicamente rigoroso, concentrandosi esclusivamente sui vizi di legittimità e non sulla ricostruzione fattuale della vicenda.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché i motivi proposti non erano consentiti dalla legge in sede di legittimità, essendo una mera riproduzione di argomentazioni già adeguatamente respinte dai giudici di merito, e perché un ulteriore motivo era manifestamente infondato.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in Euro tremila.

È possibile contestare la valutazione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, il provvedimento chiarisce che la Corte di Cassazione giudica in “sede di legittimità”, il che significa che il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non riesaminare o rivalutare i fatti del caso, la cui competenza è esclusiva dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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