LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: motivi non consentiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato da due soggetti avverso un’ordinanza del Tribunale di Milano. La Corte ha stabilito che il motivo addotto, ovvero il vizio di motivazione, non rientra tra quelli consentiti dalla legge per questo tipo di impugnazione. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile in Cassazione: Quando i Motivi Non Bastano

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: non tutti i motivi di doglianza possono aprire le porte al giudizio di legittimità. Quando un ricorso inammissibile viene presentato sulla base di motivi non consentiti dalla legge, l’esito è segnato fin dall’inizio. Questo caso offre uno spunto chiaro per comprendere i limiti dell’appello alla Suprema Corte e le conseguenze di un’impugnazione errata.

I Fatti del Caso

Due soggetti avevano presentato ricorso alla Corte di Cassazione contro un’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano. L’obiettivo dei ricorrenti era ottenere l’annullamento del provvedimento del giudice di merito, lamentando un presunto ‘vizio di motivazione’. Sostanzialmente, ritenevano che la decisione impugnata non fosse stata adeguatamente giustificata nelle sue ragioni logico-giuridiche.

La Decisione della Corte e il concetto di ricorso inammissibile

La Suprema Corte ha troncato sul nascere le aspettative dei ricorrenti, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione non è entrata nel merito della questione sollevata, ma si è fermata a un controllo preliminare, un filtro di ammissibilità che ogni ricorso deve superare. In questo caso, il filtro non è stato superato perché il motivo proposto era, per legge, inidoneo a fondare un ricorso per cassazione.

La Corte ha inoltre condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti al di fuori dei casi consentiti, che appesantiscono inutilmente il sistema giudiziario.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa introdotta con la legge n. 103/2017. La Corte ha spiegato in modo lapidario che il ‘vizio di motivazione’ non è uno dei motivi che possono essere fatti valere in un ricorso per cassazione di questo tipo. La legge ha ristretto il perimetro del sindacato della Cassazione a specifiche violazioni di legge, escludendo una rivalutazione generale delle argomentazioni del giudice di merito.

I giudici hanno sottolineato un ulteriore punto cruciale: i ricorrenti non avevano denunciato l’illegalità della pena, che sarebbe stato un motivo valido di ricorso. Focalizzandosi esclusivamente su un vizio di motivazione non contemplato dalla norma, hanno di fatto presentato un ricorso inammissibile e destinato al rigetto. La Corte ha agito in modo quasi automatico, rilevando l’errore procedurale senza necessità di approfondire la vicenda.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. È essenziale che l’atto di impugnazione sia fondato su motivi specificamente previsti dalla legge, altrimenti il rischio di una declaratoria di inammissibilità è quasi una certezza. La scelta dei motivi di ricorso non è libera, ma vincolata a un catalogo preciso dettato dal legislatore. Ignorare questi limiti procedurali non solo porta al fallimento dell’azione legale, ma comporta anche conseguenze economiche significative, come la condanna al pagamento di spese e sanzioni.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché il motivo sollevato, cioè il vizio di motivazione, non rientra tra quelli specificamente consentiti dalla legge per questo tipo di impugnazione dinanzi alla Corte di Cassazione.

Quali sono le conseguenze per i ricorrenti a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
I ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro ciascuno, da versare in favore della Cassa delle ammende.

I ricorrenti avrebbero potuto presentare un motivo di ricorso valido?
Sì, secondo la Corte, un motivo valido avrebbe potuto essere la denuncia dell’illegalità della pena, che però non è stata sollevata dai ricorrenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati