Ricorso inammissibile: quando la genericità e la tardività costano caro
Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione, specificità e il rispetto di rigide regole procedurali. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la superficialità e la tardività nella formulazione dei motivi possano portare a una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria. Questo caso sottolinea l’importanza di non limitarsi a ripetere argomenti già discussi e di sollevare tutte le questioni rilevanti nel giusto grado di giudizio.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato lamentava, in primo luogo, un vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale. In secondo luogo, censurava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
L’Analisi della Cassazione e il ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, concludendo per la loro manifesta infondatezza e, di conseguenza, per l’inammissibilità dell’intero ricorso. L’analisi dei giudici si è concentrata su due aspetti procedurali fondamentali.
Il Primo Motivo: la Genericità delle Censure
La Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso indeducibile. Le critiche mosse alla sentenza d’appello erano state definite ‘stringate e totalmente generiche’. In pratica, l’imputato si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza sviluppare una critica argomentata e specifica contro la motivazione della Corte d’Appello. Secondo la Cassazione, un ricorso efficace non può essere una semplice fotocopia delle difese precedenti, ma deve attaccare puntualmente le ragioni della decisione impugnata, evidenziandone le specifiche falle logiche o giuridiche. In assenza di tale specificità, il motivo è solo ‘apparente’ e quindi inammissibile.
Il Secondo Motivo: la Tardiva Richiesta di non Punibilità
Ancora più netta è stata la decisione sul secondo motivo. La richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. non era mai stata avanzata come motivo di appello. La legge processuale (art. 606, comma 3, c.p.p.) stabilisce chiaramente che non possono essere dedotte in Cassazione questioni non prospettate nei motivi di appello. Questo principio serve a garantire l’ordine processuale e a evitare che la Cassazione, giudice di legittimità e non di merito, debba esaminare questioni completamente nuove. Non avendo l’imputato sollevato la questione in appello, la Corte di merito non aveva alcun obbligo di pronunciarsi in merito, e la doglianza è risultata preclusa in sede di legittimità.
Le Motivazioni della Decisione
La Suprema Corte ha basato la sua decisione su principi cardine della procedura penale. In primo luogo, ha ribadito che i motivi di ricorso per cassazione devono possedere un carattere di specificità, non potendosi risolvere nella pedissequa reiterazione di argomenti già disattesi. Essi devono assolvere alla funzione di una critica mirata e argomentata contro la sentenza oggetto di ricorso. In secondo luogo, ha riaffermato il principio di devoluzione, secondo cui il giudice d’appello esamina solo i punti della decisione che sono stati specificamente impugnati. Di conseguenza, una questione non sollevata in appello, come l’applicazione della causa di non punibilità, non può essere introdotta per la prima volta dinanzi alla Corte di Cassazione, pena l’inammissibilità.
Conclusioni: L’Importanza della Specificità nell’Impugnazione
Questa ordinanza è un monito per la difesa: l’esito di un ricorso in Cassazione dipende in larga misura dalla sua corretta impostazione formale e sostanziale. Non è sufficiente avere ragione nel merito se non si rispettano le regole procedurali. Un ricorso inammissibile non solo vanifica la possibilità di ottenere una riforma della sentenza, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’imputato, condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione alla Cassa delle ammende. La lezione è chiara: ogni fase del processo ha le sue regole e le sue preclusioni, e ogni impugnazione deve essere costruita con diligenza, specificità e lungimiranza strategica.
Perché un ricorso può essere dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando manca dei requisiti previsti dalla legge. Nel caso specifico, i motivi erano inammissibili perché il primo era una ripetizione generica di argomenti già respinti, senza una critica specifica alla sentenza d’appello, e il secondo sollevava una questione nuova, non presentata nel precedente grado di giudizio.
È possibile chiedere l’applicazione della non punibilità per tenuità del fatto per la prima volta in Cassazione?
No, sulla base di questa ordinanza non è possibile. La Corte ha chiarito che la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. deve essere formulata come specifico motivo di appello. Se non viene sollevata in quella sede, la questione è preclusa e non può essere validamente introdotta per la prima volta nel giudizio di legittimità.
Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Quando la Cassazione dichiara un ricorso inammissibile, non entra nel merito della questione. La conseguenza diretta per il ricorrente è la condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende, che in questa vicenda è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 172 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 172 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 21/11/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a CASERTA il 30/07/1988
avverso la sentenza del 05/04/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOMECOGNOME
Ritenuto che il primo motivo di ricorso, con cui si lamenta un vizio di motivazione in relazi all’affermazione di penale responsabilità dell’imputato, è indeducibile perché fondato su censur stringate e totalmente generiche, che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelle dedotte in appello e puntualmente disattese con corretti argomenti giuridici dalla corte di me (si veda pagina 4 della sentenza impugnata), dovendosi le stesse considerare non specifiche ma soltanto apparenti, in quanto omettono di assolvere la tipica funzione di una critica argomenta avverso la sentenza oggetto di ricorso;
Considerato che la seconda doglianza, con cui si censura il mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis cod. peri., non è consentita in sede di leg perché non risulta essere stata previamente dedotta come motivo di appello secondo quanto è prescritto a pena di inammissibilità dall’art. 606 comma 3 cod. proc. pen., come si evin dall’esame dei tre motivi di gravame, che l’odierno ricorrente avrebbe dovuto contestar specificamente nell’odierno ricorso, se incompleto o comunque non corretto, sicché sul giudice di merito non grava, in difetto di una specifica richiesta, alcun obbligo di pronunciare comun sulla relativa causa di esclusione della punibilità (Sez. 5, n. 4835 del 27/10/2021 – dep. 2 COGNOME, Rv. 282773);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore dell Cassa delle ammende;
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21 novembre 2023
Il Con ig4re estensore
Il Presidente