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Ricorso inammissibile: motivi generici e ripetitivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile poiché i motivi erano una mera ripetizione di quelli già presentati in appello e quindi non specifici. La Corte ha inoltre ribadito che, per negare le attenuanti generiche, il giudice non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento, ma solo quelli decisivi. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando i motivi sono solo una copia

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede una tecnica e una precisione particolari. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza di appello; è necessario formulare critiche specifiche e pertinenti. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga trattato, sottolineando l’importanza della specificità dei motivi. Vediamo nel dettaglio cosa è successo.

I fatti del caso

Un imputato, a seguito di una condanna confermata dalla Corte d’Appello di Roma, decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso erano essenzialmente due. Con il primo, si contestava la correttezza della motivazione che aveva portato alla condanna. Con il secondo, si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non ha analizzato nel profondo le questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, giudicando l’atto di impugnazione non idoneo a proseguire. Oltre alla declaratoria di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni: perché il ricorso inammissibile è stato respinto?

La decisione della Corte si fonda su argomentazioni precise che evidenziano i vizi dell’atto presentato. Analizziamole punto per punto.

Il primo motivo: la critica apparente e la pedissequa reiterazione

La Corte ha ritenuto il primo motivo del ricorso indeducibile, ovvero non meritevole di essere esaminato. La ragione è semplice: le argomentazioni presentate non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelle già esposte e respinte nel giudizio d’appello. In pratica, l’avvocato si era limitato a copiare e incollare i motivi del precedente atto, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza della Corte d’Appello. Secondo la Cassazione, un ricorso, per essere valido, deve assolvere alla “tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso”. Motivi che sono solo apparenti, perché non si confrontano realmente con la decisione impugnata, rendono il ricorso inammissibile.

Il secondo motivo: il diniego delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. Il ricorrente contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. La Corte ha ricordato un principio consolidato: la valutazione circa la concessione o meno di tali attenuanti è una prerogativa del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione considerata esente da vizi logici. Inoltre, la Cassazione ha ribadito che, per motivare il diniego delle attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole; è sufficiente che faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi, superando implicitamente tutti gli altri.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa ordinanza ci insegna una lezione fondamentale sulla tecnica di redazione dei ricorsi per Cassazione. Non si può considerare la Suprema Corte come un terzo grado di giudizio dove ridiscutere i fatti. È un giudice di legittimità, che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità delle motivazioni.

Le implicazioni pratiche sono chiare:
1. Specificità dei motivi: È inutile riproporre le stesse argomentazioni già respinte. Il ricorso deve attaccare specificamente la sentenza di secondo grado, evidenziandone gli errori di diritto o i vizi logici.
2. Limiti al sindacato sulle attenuanti: La decisione sulle attenuanti generiche è ampiamente discrezionale e può essere censurata solo in caso di illogicità manifesta, un vizio difficile da dimostrare.
3. Conseguenze economiche: Un ricorso inammissibile comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che in questo caso ammonta a 3.000 euro.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono una semplice ripetizione di quelli già esaminati e respinti in appello, oppure se contestano valutazioni di merito (come l’analisi delle prove) che non sono di competenza della Corte di Cassazione.

Cosa si intende per “critica argomentata” in un ricorso?
Significa che il ricorso non deve limitarsi a esprimere disaccordo con la decisione precedente, ma deve analizzare specificamente la motivazione della sentenza impugnata, evidenziando in modo preciso e logico dove e perché il giudice di secondo grado avrebbe commesso un errore di diritto o di ragionamento.

Il giudice è obbligato a considerare tutti gli elementi forniti dalla difesa per concedere le attenuanti generiche?
No. Secondo il principio affermato dalla Corte, il giudice, nel motivare il diniego delle attenuanti generiche, non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli, ma è sufficiente che faccia riferimento a quelli che ritiene decisivi, poiché tale valutazione assorbe e supera tutte le altre.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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