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Ricorso inammissibile: motivi generici e ripetitivi

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile perché basato su motivi generici e meramente riproduttivi di censure già esaminate in appello. La decisione sottolinea che la riproposizione di argomenti di fatto, senza una critica specifica alla sentenza impugnata, porta alla declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Motivi Generici

L’esito di un processo non è sempre definitivo dopo la sentenza di primo o secondo grado. Le parti hanno la facoltà di impugnare la decisione, ma questo diritto deve essere esercitato secondo precise regole. Quando un’impugnazione non rispetta i criteri stabiliti dalla legge, si scontra con una pronuncia di inammissibilità. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze di un ricorso inammissibile, specialmente quando i motivi addotti sono generici e ripetitivi. Analizziamo questa decisione per comprendere meglio i principi della procedura penale.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. L’imputato, condannato per una violazione della normativa sugli stupefacenti (specificamente l’ipotesi lieve prevista dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990), contestava la qualificazione giuridica dei fatti attribuitagli. Il suo ricorso, tuttavia, non introduceva nuovi elementi di diritto, ma si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini non sono entrati nel merito della questione, ovvero non hanno riesaminato i fatti per stabilire se la qualificazione giuridica fosse corretta o meno. La loro decisione si è fermata a un livello preliminare, quello appunto dell’ammissibilità dell’impugnazione. La conseguenza diretta di tale pronuncia è stata non solo la conferma della sentenza impugnata, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso è Inammissibile?

La Corte ha basato la sua decisione su un principio fondamentale del diritto processuale: il ricorso per cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni già discusse nei gradi di merito. Le motivazioni della declaratoria di inammissibilità sono state chiare:

1. Genericità del Motivo: Il ricorso è stato ritenuto ‘generico’ perché non formulava una critica specifica e puntuale contro la logica giuridica della sentenza d’appello. Si limitava a contestare la decisione senza spiegare dove e perché i giudici di secondo grado avessero errato nell’applicare la legge.
2. Natura Fattuale e Riproduttiva: I giudici hanno evidenziato che le censure erano ‘versate in fatto’ e ‘meramente riproduttive’. Ciò significa che l’appellante chiedeva alla Cassazione di rivalutare i fatti materiali del caso, un compito che non spetta alla Suprema Corte, il cui ruolo è garantire la corretta applicazione del diritto. Inoltre, riproporre identiche doglianze, già esaminate e respinte con argomentazioni corrette dalla Corte d’Appello, rende il ricorso privo della necessaria specificità.

Le Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità

La declaratoria di inammissibilità non è priva di conseguenze. Oltre a rendere definitiva la condanna, comporta l’obbligo per il ricorrente di farsi carico delle spese del procedimento. Ancora più significativa è la condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria, come precisato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 186 del 2000, ha lo scopo di scoraggiare impugnazioni pretestuose o negligenti. Si applica quando non emergono elementi per ritenere che il ricorrente abbia proposto l’impugnazione ‘senza versare in colpa’ nella determinazione della causa di inammissibilità. In pratica, chi presenta un ricorso manifestamente infondato o privo dei requisiti essenziali, deve sopportarne le conseguenze economiche, contribuendo a un fondo destinato a finalità sociali e di miglioramento del sistema carcerario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché deduceva un motivo generico, basato su questioni di fatto e meramente riproduttivo di censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla sentenza della Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una somma pecuniaria (tremila euro) da versare in favore della Cassa delle ammende.

La sanzione pecuniaria è sempre applicata in caso di inammissibilità?
Sì, la sanzione pecuniaria è una conseguenza standard dell’inammissibilità, a meno che non si possa ritenere che il ricorrente abbia proposto l’impugnazione senza colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, come specificato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186 del 2000.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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