Ricorso Inammissibile: Quando i Motivi sono Generici
Nel processo penale, l’impugnazione di una sentenza è un diritto fondamentale, ma deve rispettare precise regole. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, la sentenza n. 28882/2025, ci offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile possa essere tale quando i suoi motivi sono generici e ripetitivi. Questa decisione ribadisce l’importanza di formulare censure specifiche e pertinenti, anziché limitarsi a riproporre argomenti già scartati in precedenza.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte contro una sentenza della Corte di Appello di Messina del 4 marzo 2024. Sebbene i dettagli specifici del reato non siano esplicitati nel breve estratto, un elemento chiave emerge chiaramente: la questione del dolo, ovvero l’intenzionalità del reato, era stata risolta dai giudici di merito basandosi sullo “stretto rapporto di parentela” tra i soggetti coinvolti. L’imputato, non soddisfatto della decisione di secondo grado, ha tentato la via del ricorso per cassazione.
La Decisione della Corte: un ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha stroncato sul nascere le speranze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una duplice valutazione dei motivi presentati: non solo erano manifestamente infondati, ma erano anche formulati in maniera generica e “pedissequamente reiterativa”.
In altre parole, l’avvocato del ricorrente non ha fatto altro che ripresentare alla Cassazione le stesse identiche doglianze già sollevate e respinte dalla Corte di Appello, senza però contestare in modo specifico e critico le ragioni per cui i giudici di secondo grado le avevano disattese. Questo approccio è contrario alla funzione stessa del giudizio di legittimità, che non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione.
Le Motivazioni
La motivazione della Suprema Corte è sintetica ma estremamente chiara. I giudici evidenziano due profili critici che hanno portato all’inammissibilità.
In primo luogo, la genericità e la ripetitività. Un ricorso in Cassazione deve attaccare la struttura logico-giuridica della sentenza impugnata. Limitarsi a ripetere argomenti già noti e respinti, senza spiegare perché la motivazione della Corte d’Appello sarebbe errata, equivale a non formulare una vera e propria censura.
In secondo luogo, la manifesta infondatezza. La Corte osserva che la decisione dei giudici di merito di far discendere la prova del dolo dallo stretto rapporto di parentela era stata argomentata in modo non illogico. Si trattava di una valutazione di fatto, incensurabile in sede di legittimità se, come in questo caso, supportata da una motivazione coerente. Il ricorso non è riuscito a dimostrare alcuna palese illogicità o violazione di legge in tale ragionamento.
Le Conclusioni
La sentenza in esame rappresenta un importante monito per gli operatori del diritto. Un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione delle difese svolte nei gradi di merito. È necessario un approccio critico e mirato, che identifichi con precisione i vizi della sentenza impugnata, siano essi violazioni di legge o difetti manifesti di motivazione. In assenza di tali elementi, il rischio concreto è quello di incappare in una declaratoria di ricorso inammissibile, con conseguente spreco di tempo e risorse e la cristallizzazione della condanna.
Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando è proposto con motivi generici, che non criticano specificamente la sentenza impugnata, oppure quando si limita a ripetere argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti.
Cosa significa che i motivi di un ricorso sono ‘pedissequamente reiterativi’?
Significa che le argomentazioni presentate nel ricorso sono una mera e passiva ripetizione delle censure già avanzate e compiutamente respinte dai giudici del grado precedente, senza un confronto critico con le motivazioni della decisione impugnata.
Come è stata accertata la sussistenza del dolo nel caso di specie?
Secondo quanto riportato dalla Cassazione, i giudici di merito hanno desunto in modo non illogico la sussistenza del dolo, ovvero l’intenzionalità del reato, dallo stretto rapporto di parentela esistente tra le parti coinvolte.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 28882 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 2 Num. 28882 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 10/07/2025
SECONDA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente sul ricorso proposto nell’interesse di
avverso la sentenza del 04/03/2024 della Corte di appello di Messina uditalarelazionesvoltadalConsigliereAlessandroLeopizziCOGNOME
RITENUTO IN FATTO
Sent. n. sez. 1117/2025
UP – 10/07/2025
R.G.N. 17221/2025
Il ricorso Ł inammissibile, perchØ proposto con motivi generici, in quanto pedissequamente reiterativi di censure già compiutamente disattese dai giudici di appello, e, comunque, manifestamente infondati.
La sussistenza del dolo di legge, infine, Ł stata fatta discendere, nella pienezza della giurisdizione di merito e non illogicamente, dallo stretto rapporto di parentela (pp. 4-5).
Il Presidente NOME COGNOME