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Ricorso inammissibile: motivi generici e costi

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile a causa della genericità dei motivi, della manifesta infondatezza delle presunte violazioni processuali e dell’irrilevanza delle argomentazioni sulla recidiva. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Rischi di un Appello Generico

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’azione priva di rischi. Un ricorso inammissibile non solo chiude definitivamente le porte a una revisione del caso, ma può anche comportare significative conseguenze economiche. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la genericità e l’infondatezza dei motivi possano portare a una tale declaratoria.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato, attraverso il suo legale, ha deciso di impugnare la decisione, portando la questione all’attenzione della Corte di Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano su un presunto difetto di motivazione della sentenza d’appello, su presunte violazioni di norme procedurali e sulla richiesta di esclusione dell’aggravante della recidiva.

La Decisione della Corte: il Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminati gli atti, ha emesso un’ordinanza lapidaria, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è fermata a un livello preliminare, giudicando l’appello stesso come non idoneo a procedere a una valutazione di fondo. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su tre pilastri argomentativi che evidenziano le carenze strutturali del ricorso presentato.

Genericità del Motivo sulla Responsabilità

Il primo punto contestato dalla Cassazione riguarda l’asserito difetto di motivazione della sentenza impugnata. Secondo i giudici supremi, il ricorrente ha lamentato tale vizio in termini “assolutamente generici”. Al contrario, una lettura della sentenza della Corte d’Appello rivelava una motivazione non solo esistente, ma anche caratterizzata da “lineare e coerente logicità” e da un’analisi completa degli elementi processuali. Un motivo di ricorso generico, che non si confronta specificamente con le argomentazioni del giudice precedente, è destinato all’inammissibilità.

Palese Infondatezza delle Violazioni Processuali

In secondo luogo, il ricorso denunciava la violazione di norme procedurali. Anche su questo punto, la Corte è stata netta, affermando che tali presunte violazioni erano “palesemente smentite dagli atti processuali”. Ciò significa che le affermazioni del ricorrente erano in diretto contrasto con quanto emergeva dai documenti del fascicolo processuale. Quando un’affermazione è documentalmente smentita, il motivo di ricorso è considerato manifestamente infondato.

Irrilevanza della Questione sulla Recidiva

Infine, il ricorrente chiedeva l’esclusione della recidiva. La Corte ha liquidato anche questo motivo come “manifestamente inconferente” e “privo di confronto critico” con le valutazioni già espresse nella decisione impugnata. In pratica, il ricorrente non ha fornito argomenti validi e pertinenti per smontare il ragionamento della Corte d’Appello sulla recidiva, limitandosi a riproporre una richiesta senza sostenerla adeguatamente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo di legittimità. Per essere ammissibile, un ricorso deve essere specifico, pertinente e deve confrontarsi criticamente con la decisione impugnata. Motivi generici, contraddetti dai fatti o irrilevanti non superano il vaglio preliminare di ammissibilità. La conseguenza, come stabilito dall’art. 616 c.p.p., non è solo la conferma della condanna, ma anche l’imposizione di ulteriori costi a carico del ricorrente, a titolo di sanzione per aver attivato inutilmente la macchina della giustizia suprema.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

Per quali ragioni principali il ricorso in esame è stato ritenuto inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile per tre motivi principali: 1) la lamentela sul difetto di motivazione era eccessivamente generica e non specifica; 2) le presunte violazioni di norme processuali erano palesemente smentite dai documenti agli atti; 3) la richiesta di esclusione della recidiva era manifestamente irrilevante e priva di un confronto critico con la decisione della corte precedente.

Qual è la conseguenza economica per chi presenta un ricorso inammissibile?
La conseguenza economica diretta, stabilita dalla legge, è la condanna al pagamento di due voci: le spese processuali sostenute per il giudizio di cassazione e una sanzione pecuniaria (in questo caso di 3.000 euro) da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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