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Ricorso inammissibile: motivi generici e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per aver violato la misura della sorveglianza speciale. La decisione si fonda sulla assoluta genericità dei motivi di appello, che non contestavano specificamente la sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, evidenziando l’importanza di formulare censure precise e pertinenti nei ricorsi giudiziari.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Genericità Costa Cara

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre uno spunto fondamentale sulla corretta formulazione dei ricorsi giudiziari, in particolare su cosa costituisca un ricorso inammissibile. Il caso riguarda un individuo sanzionato per la violazione delle prescrizioni imposte dalla sorveglianza speciale. La decisione della Suprema Corte chiarisce che la presentazione di motivi di appello generici, che non si confrontano criticamente con la decisione impugnata, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche significative per il ricorrente.

I Fatti del Caso

Un soggetto, sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, aveva tra le sue prescrizioni l’obbligo di non allontanarsi dalla propria abitazione dopo le ore 22:00. In data 22 gennaio 2015, violava tale obbligo. Per questa trasgressione, veniva processato e condannato sia in primo grado che dalla Corte d’Appello.

Contro la sentenza di secondo grado, l’individuo proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo. Tuttavia, tale motivo è stato giudicato dalla Suprema Corte come caratterizzato da “assoluta ed insuperabile genericità”. In sostanza, le contestazioni del ricorrente non entravano nel merito delle argomentazioni logiche e giuridiche della Corte d’Appello, ma si limitavano a lamentare genericamente la presunta scarsa offensività del fatto e a menzionare le ragioni che lo avrebbero determinato, senza però costruire una critica puntuale e specifica della sentenza impugnata.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un principio cardine del diritto processuale: un’impugnazione, per essere valida, deve contenere censure specifiche contro il provvedimento che si contesta. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso o riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel grado precedente senza articolarle in una critica puntuale alla motivazione della sentenza d’appello.

Secondo i giudici, il ricorrente ha rinunciato a un confronto effettivo con le considerazioni “articolate e logiche” svolte dalla Corte territoriale. Le sue lamentele sono state definite “apodittiche”, ovvero presentate come affermazioni indimostrate, che non si preoccupavano di smontare il percorso argomentativo seguito dai giudici di merito.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è netta: il ricorso è inammissibile perché i motivi addotti sono generici. La Corte di Appello aveva già analizzato e risolto le obiezioni difensive, ma il ricorrente, nel suo atto di impugnazione, ha evitato di confrontarsi con tale analisi. Questo atteggiamento processuale equivale a una mancata impugnazione, poiché non individua specifici vizi della sentenza di secondo grado. La genericità dei motivi impedisce alla Corte di Cassazione di svolgere la propria funzione di controllo di legittimità sulla decisione. Di conseguenza, non potendo esaminare il merito della questione, la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità dell’atto. Oltre a ciò, in assenza di elementi che potessero far ritenere incolpevole il ricorrente nell’aver proposto un’impugnazione così palesemente infondata, scatta la condanna accessoria al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce un insegnamento cruciale per chiunque intenda impugnare un provvedimento giudiziario: la specificità e la pertinenza dei motivi sono requisiti imprescindibili. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa per far valere le proprie ragioni, ma comporta anche conseguenze economiche concrete. La condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende (in questo caso, tremila euro) funge da deterrente contro la presentazione di appelli pretestuosi o redatti in modo negligente. Questa ordinanza serve quindi da monito sull’importanza di affidarsi a una difesa tecnica che sappia articolare le proprie censure in modo critico, puntuale e pertinente rispetto alla decisione che si intende contestare.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono di assoluta e insuperabile genericità, ovvero quando non si confrontano in modo specifico e critico con le argomentazioni della sentenza impugnata ma si limitano a lamentele apodittiche.

Cosa significa che i motivi di ricorso sono “generici”?
Significa che le contestazioni non sono specifiche e non criticano puntualmente il percorso logico-giuridico seguito dal giudice precedente. In questo caso, il ricorrente ha lamentato la scarsa offensività della trasgressione senza però confrontarsi con le ragioni articolate e logiche fornite dalla Corte di Appello per respingere tale tesi.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
Le conseguenze sono duplici: la prima è che il ricorso non viene esaminato nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva. La seconda è di natura economica: il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se non vi sono elementi per escludere la sua colpa, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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