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Ricorso inammissibile: motivi e conseguenze legali

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi addotti non rientravano tra quelli tassativamente previsti dalla legge. La decisione sottolinea che un appello generico, privo di censure specifiche, comporta non solo il rigetto ma anche la condanna degli appellanti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Spiega Quando e Perché un Appello Viene Respinto

Presentare un ricorso in Cassazione è un passo delicato che richiede il rispetto di requisiti formali e sostanziali molto precisi. Un recente provvedimento della Suprema Corte, l’ordinanza n. 27940/2025, offre un chiaro esempio delle conseguenze di un appello non correttamente formulato, culminato in una declaratoria di ricorso inammissibile. Questa decisione non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche significative sanzioni economiche per i ricorrenti.

I Fatti del Caso

Due persone avevano presentato ricorso contro una sentenza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Enna. L’obiettivo era ottenere una revisione della decisione di primo grado da parte della Corte di Cassazione. Tuttavia, l’esito del giudizio di legittimità è stato netto e non ha riguardato il contenuto della vicenda, bensì la modalità con cui il ricorso è stato presentato.

La Decisione sul Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi proposti semplicemente inammissibili. Questo significa che i giudici non sono entrati nel merito delle argomentazioni difensive, fermandosi a una valutazione preliminare. La ragione di tale decisione risiede nel fatto che i motivi presentati dai ricorrenti erano generici e non rientravano nel novero delle censure specifiche che la legge ammette per il ricorso in Cassazione.

Il codice di procedura penale elenca tassativamente i vizi che possono essere fatti valere in questa sede, come ad esempio:

* Problemi legati all’espressione della volontà dell’imputato.
* Mancata correlazione tra l’accusa e la sentenza.
* Errata qualificazione giuridica del fatto contestato.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Nel caso di specie, i ricorrenti non avevano sollevato nessuna di queste specifiche questioni, rendendo di fatto il loro appello vuoto e non valutabile.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione richiamando l’art. 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di rigetto o di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto deve essere condannata al pagamento delle spese del procedimento.

Inoltre, i giudici hanno fatto riferimento alla sentenza n. 186 del 2000 della Corte Costituzionale, la quale ha chiarito che l’inammissibilità comporta anche il versamento di una somma alla Cassa delle ammende. Questo avviene perché si presume una colpa del ricorrente nella determinazione della causa di inammissibilità, a meno che non emergano elementi concreti che dimostrino il contrario. Nel caso esaminato, non sono stati riscontrati tali elementi, pertanto la condanna pecuniaria è stata una conseguenza diretta e inevitabile. La somma è stata equitativamente fissata in 3.000 euro per ciascun ricorrente.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riproporre liberamente le proprie doglianze. È uno strumento di controllo sulla corretta applicazione della legge, attivabile solo per motivi ben definiti. Proporre un ricorso inammissibile perché generico o non conforme ai requisiti di legge non è solo una strategia difensiva inefficace, ma espone a conseguenze economiche rilevanti. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di affidarsi a una difesa tecnica specializzata, capace di individuare i corretti vizi di legittimità da sottoporre all’attenzione della Suprema Corte, evitando così sanzioni che si aggiungono al rigetto della propria istanza.

Cosa succede quando un ricorso penale viene dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata a pagare le spese processuali e una somma di denaro, equitativamente fissata dal giudice, in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma era di € 3.000 per ciascun ricorrente.

Per quale motivo specifico i ricorsi in questo caso sono stati ritenuti inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché i ricorrenti non hanno formulato alcuno dei motivi specifici previsti dalla legge, come l’errata qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena, limitandosi a censure generiche.

La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende è automatica in caso di inammissibilità?
Sì, la condanna è una conseguenza prevista dalla legge, basata sulla presunzione di colpa del ricorrente nel causare l’inammissibilità. Tale condanna può essere evitata solo se emergono elementi che dimostrano che il ricorrente ha agito senza colpa, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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