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Ricorso inammissibile: motivazione e limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso l’applicazione di una misura di prevenzione della sorveglianza speciale. I motivi del ricorso, incentrati su vizi di motivazione come contraddittorietà e illogicità, non sono stati accolti. La Suprema Corte ha ribadito che, in materia di prevenzione, il ricorso è consentito solo per violazione di legge e non per censure sulla logicità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito ampie argomentazioni, il ricorso è stato respinto.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Motivazione non Basta in Cassazione

Nel complesso mondo della giustizia, non tutti i ricorsi riescono a superare il vaglio della Suprema Corte di Cassazione. Una recente sentenza chiarisce i rigidi paletti procedurali in materia di misure di prevenzione, spiegando perché un ricorso inammissibile può essere tale anche quando si lamentano difetti nella motivazione. Il caso analizzato offre uno spunto fondamentale per comprendere la differenza tra ‘vizio di motivazione’ e ‘violazione di legge’.

Il Contesto: La Misura di Prevenzione e l’Appello

Il caso ha origine da un decreto del Tribunale che applicava a un soggetto la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di un anno. Questa misura, prevista dal Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011), viene disposta nei confronti di individui ritenuti socialmente pericolosi.

La decisione del Tribunale veniva confermata dalla Corte di Appello. Contro quest’ultima pronuncia, la difesa del soggetto proponeva ricorso per cassazione, lamentando essenzialmente difetti nella motivazione del provvedimento.

I Motivi del Ricorso e il Vizio di Motivazione

La difesa ha articolato il ricorso su due punti principali, entrambi riconducibili al cosiddetto ‘vizio di motivazione’ previsto dall’art. 606, lett. e), del codice di procedura penale:

1. Omessa valutazione e contraddittorietà: Si contestava alla Corte d’Appello di non aver adeguatamente considerato un verbale di interrogatorio, con conseguente contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione.
2. Illogicità della motivazione: Si criticava il modo in cui i giudici avevano collegato tra loro vari episodi, senza rispettarne la successione temporale, per dimostrare l’attualità della pericolosità sociale del soggetto.

In sostanza, il ricorrente non contestava una errata applicazione della legge, ma il modo in cui i giudici di merito avevano ragionato per giungere alla loro conclusione.

La Decisione della Cassazione: un Ricorso Inammissibile per Limiti Procedurali

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito delle critiche mosse alla motivazione, ma si ferma a un livello precedente, quello dell’ammissibilità stessa dell’impugnazione. La chiave di volta risiede in una specifica norma procedurale.

La Distinzione Cruciale: Violazione di Legge vs. Vizio di Motivazione

L’articolo 10, comma 3, del D.Lgs. n. 159 del 2011 stabilisce che, nei procedimenti di prevenzione, il ricorso per cassazione è ammesso soltanto per violazione di legge. Questa previsione, la cui costituzionalità è stata confermata, limita drasticamente i motivi per cui si può adire la Suprema Corte.

Il vizio di motivazione (contraddittorietà, illogicità) non è, di per sé, una violazione di legge. Può diventarlo solo in un caso estremo: quando la motivazione è totalmente mancante o ‘meramente apparente’, cioè costituita da frasi di stile che non spiegano realmente il percorso logico del giudice. In tal caso, si viola l’obbligo di motivare i provvedimenti.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha osservato che nel caso di specie la Corte territoriale aveva fornito ‘ampie argomentazioni’ per respingere i motivi di appello. Sebbene il ricorrente ritenesse tali argomentazioni illogiche o contraddittorie, la motivazione esisteva ed era tutt’altro che apparente. Di conseguenza, le censure proposte dal ricorrente, incentrate sulla critica alla logicità del ragionamento, si collocavano al di fuori del perimetro della ‘violazione di legge’, unico motivo ammesso per il ricorso. Poiché i motivi non erano consentiti dalla legge, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio procedurale fondamentale: in specifici settori, come quello delle misure di prevenzione, l’accesso alla Corte di Cassazione è limitato. Non è sufficiente sostenere che il giudice di merito abbia ragionato male; è necessario dimostrare che abbia applicato o interpretato una norma in modo errato. La decisione sottolinea l’importanza per i difensori di inquadrare correttamente i motivi di ricorso, pena una declaratoria di inammissibilità con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria. Un monito a concentrarsi sui puri profili di diritto, lasciando l’analisi del fatto e della logica decisionale ai gradi di merito.

È possibile presentare ricorso in Cassazione per qualsiasi vizio di una decisione in materia di prevenzione?
No, nel procedimento di prevenzione il ricorso per cassazione è ammesso soltanto per violazione di legge, come stabilito dall’art. 10, comma 3, del d.lgs. 159/2011.

Un vizio di motivazione, come la contraddittorietà o l’illogicità, costituisce una ‘violazione di legge’?
Generalmente no. Un vizio di motivazione può essere denunciato solo se la motivazione è totalmente inesistente o meramente apparente, poiché in quel caso si viola l’obbligo di provvedere con decreto motivato. Una motivazione semplicemente contraddittoria o illogica non rientra nei motivi di ricorso ammessi in questa materia.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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