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Ricorso inammissibile: limiti per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza di un Giudice dell’Udienza Preliminare. La decisione si basa sul fatto che i motivi del ricorso non rientravano tra quelli tassativamente previsti dalla legge per adire la Suprema Corte. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione Stabilisce i Confini

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un ricorso inammissibile venga gestito dalla Corte di Cassazione, ribadendo i rigidi paletti entro cui deve muoversi chi intende adire la Suprema Corte. La vicenda riguarda l’impugnazione di una sentenza emessa da un Giudice dell’Udienza Preliminare, ma la sua analisi va oltre il caso specifico, fornendo principi fondamentali sulla tecnica redazionale e sui limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Un soggetto, a seguito di una sentenza emessa in data 9 gennaio 2025 dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Pavia, decideva di presentare ricorso per cassazione. L’obiettivo era contestare la decisione del giudice di primo grado, presumibilmente per motivi legati alla valutazione delle prove o alla mancata applicazione di una causa di non punibilità.

La Decisione della Corte e il Principio del Ricorso Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 2 aprile 2025, ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile ‘senza formalità’, ai sensi dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma consente alla Corte di adottare una procedura semplificata quando i motivi del ricorso non sono consentiti dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato la sua decisione su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. È, invece, un giudizio di legittimità, finalizzato a controllare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito.
Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che le censure mosse dal ricorrente non rientrassero nel novero dei ‘vizi’ specifici e tassativamente indicati dalla legge (in particolare dal comma 2-bis della norma pertinente). Si trattava, in sostanza, di doglianze che avrebbero richiesto un riesame del merito della vicenda, attività preclusa alla Suprema Corte.
A sostegno della propria tesi, la Corte ha richiamato un orientamento giurisprudenziale consolidato, citando diverse sentenze precedenti (tra cui Cass. n. 19425/2021 e n. 28742/2020) che confermano come la deduzione di vizi differenti da quelli espressamente previsti dalla legge conduca inesorabilmente all’inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Le conseguenze per il ricorrente sono state duplici e onerose. In primo luogo, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato la condanna al pagamento delle spese processuali. In secondo luogo, è stata disposta la condanna al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.
Questa pronuncia serve da monito: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’elevata perizia tecnica. È fondamentale concentrarsi esclusivamente sui vizi di legittimità, evitando argomentazioni che sconfinino in una nuova valutazione dei fatti, pena la declaratoria di un ricorso inammissibile e le relative sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti dal ricorrente non rientravano tra i vizi specifici e tassativamente indicati dalla legge per poter adire la Corte di Cassazione, ma miravano a una riconsiderazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro quattromila in favore della Cassa delle ammende.

Cosa significa che la Corte ha deciso ‘senza formalità’?
Significa che la Corte ha utilizzato una procedura semplificata e accelerata, prevista dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che si applica quando i motivi di ricorso sono manifestamente non consentiti dalla legge, rendendo superfluo un dibattimento ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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