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Ricorso inammissibile: limiti impugnazione concordato

La Corte di Cassazione, con ordinanza 13296/2024, ha dichiarato un ricorso inammissibile avverso una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’ (art. 599-bis c.p.p.). L’accordo tra le parti sui punti dell’appello implica una rinuncia a sollevare ulteriori doglianze, ad eccezione dei casi di pena illegale. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione e i Limiti del Concordato in Appello

L’ordinanza n. 13296 del 2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni penali, chiarendo le conseguenze di un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza frutto di un ‘concordato in appello’. Questa decisione sottolinea come l’accordo tra le parti sui motivi di gravame comporti una rinuncia quasi totale a future doglianze, con implicazioni significative per la strategia difensiva.

I Fatti del Caso

Tre individui hanno presentato ricorso per Cassazione contro una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Tale sentenza era stata emessa ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, una norma che disciplina l’accordo tra le parti sui motivi di appello. I ricorrenti, nel loro atto, contestavano la qualificazione giuridica del fatto, ovvero come il reato era stato inquadrato legalmente.

La Decisione della Corte e il Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi proposti inammissibili. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato: l’accordo sui punti concordati in appello implica una rinuncia implicita a dedurre nel successivo giudizio di legittimità ogni altra questione. Questo principio rende, di fatto, il ricorso inammissibile se non rientra in specifiche e limitate eccezioni.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le sue motivazioni su alcuni punti cardine.

Il Principio della Rinuncia

L’elemento centrale della decisione è che l’istituto del ‘concordato in appello’ si basa su una logica premiale e deflattiva. L’imputato, accettando di limitare i motivi di appello, ottiene un beneficio (spesso una riduzione di pena) e, in cambio, rinuncia a contestare la sentenza su altri fronti. Questa rinuncia si estende anche a questioni che, in assenza di accordo, potrebbero essere rilevate d’ufficio dal giudice.

Le Eccezioni alla Regola

I giudici hanno chiarito che questa regola non è assoluta, ma ammette eccezioni tassative. Un ricorso in Cassazione è ammissibile solo se contesta:
1. L’irrogazione di una pena illegale, ovvero una sanzione non prevista dalla legge o applicata in modo contrario alle norme.
2. Motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato o al consenso del pubblico ministero.

Nel caso specifico, la doglianza relativa alla qualificazione giuridica del fatto non rientrava in nessuna di queste due eccezioni, rendendo così il ricorso inevitabilmente inammissibile.

La Condanna alle Spese e alla Sanzione Pecuniaria

A seguito della dichiarazione di inammissibilità, e in applicazione dell’art. 616 c.p.p., i ricorrenti sono stati condannati in solido al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha imposto loro il pagamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva è giustificata dal fatto che non è stata ravvisata un’assenza di colpa da parte dei ricorrenti nel determinare la causa di inammissibilità, come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 186/2000.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio processuale: la scelta di aderire a un concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Salvo i casi eccezionali di pena illegale o vizi del consenso, questa scelta preclude la possibilità di contestare la sentenza in Cassazione. La decisione serve da monito sulla necessità di una valutazione attenta e consapevole prima di accedere a tali accordi, evidenziando anche i rischi economici (spese e sanzioni) legati alla proposizione di un ricorso inammissibile.

Cosa succede se si impugna una sentenza basata su un accordo in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
Il ricorso viene di norma dichiarato inammissibile, poiché l’accordo tra le parti sui motivi di appello comporta la rinuncia a sollevare qualsiasi altra doglianza nel successivo giudizio di legittimità.

Esistono eccezioni a questa regola di inammissibilità?
Sì, il ricorso è considerato ammissibile solo se riguarda l’applicazione di una pena illegale o se contesta vizi relativi alla formazione della volontà delle parti nell’aderire all’accordo.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in questo contesto?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, in assenza di colpa scusabile, al versamento di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata a 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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