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Ricorso inammissibile: limiti e conseguenze spiegate

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi addotti, relativi alla mancata disamina di cause di proscioglimento, non rientrano tra quelli consentiti. La decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Analisi di un Caso e le Sue Conseguenze Economiche

Quando si presenta un’impugnazione in sede giudiziaria, è fondamentale rispettare specifici requisiti formali e sostanziali. In caso contrario, si rischia una declaratoria di ricorso inammissibile, una decisione che impedisce al giudice di esaminare il merito della questione e può comportare conseguenze economiche significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di questa dinamica, delineando i confini entro cui le doglianze possono essere sollevate.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. Il ricorrente, in particolare, lamentava un unico vizio: la mancata disamina, da parte del giudice di secondo grado, di eventuali cause che avrebbero potuto portare al suo proscioglimento. Si tratta di una doglianza focalizzata su un aspetto procedurale, ovvero la valutazione delle condizioni per una chiusura anticipata e favorevole del processo, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

Limiti del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, ha immediatamente rilevato la natura specifica dei motivi presentati. Ha chiarito che, in determinate circostanze procedurali, non tutte le questioni possono essere sollevate dinanzi alla Suprema Corte. In particolare, non sono ammesse doglianze relative a:

* Motivi a cui si è rinunciato in precedenza.
* La mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p.
* Vizi nella determinazione della pena che non si traducano in una vera e propria illegalità della sanzione (ad esempio, una pena al di fuori dei limiti previsti dalla legge).

Poiché il ricorrente si era limitato a criticare proprio la mancata disamina delle cause di proscioglimento, la Corte ha concluso che il suo ricorso non superava il vaglio di ammissibilità. Di conseguenza, il ricorso inammissibile è stato dichiarato senza entrare nel merito della questione.

Le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile

La dichiarazione di inammissibilità non è una mera formalità. L’articolo 616 del codice di procedura penale prevede precise conseguenze per chi propone un ricorso con colpa, ovvero senza una valida base giuridica. La Corte ha richiamato una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000) per sottolineare che, in assenza di elementi che giustifichino l’errore del ricorrente, scattano specifiche sanzioni economiche.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte si fonda su un principio di economia processuale e di rispetto dei limiti del giudizio di legittimità. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un organo che valuta la corretta applicazione della legge. Le censure del ricorrente, incentrate sulla presunta omessa valutazione di cause di proscioglimento, non rappresentavano un vizio di legittimità, bensì una richiesta di riesame del merito, inammissibile in quella sede. La Corte ha agito in stretta conformità con l’art. 616 c.p.p., che impone, in caso di inammissibilità, la condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese del procedimento, ma anche di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, il cui importo viene stabilito equitativamente dalla Corte stessa.

Le Conclusioni

In conclusione, la decisione della Cassazione ribadisce un principio cruciale: non è sufficiente presentare un ricorso, ma è necessario che questo sia fondato su motivi ammissibili per legge. La proposizione di un ricorso inammissibile non solo impedisce una revisione della decisione impugnata, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche concrete e talvolta onerose. In questo caso, oltre alle spese processuali, il ricorrente è stato condannato al pagamento di 3.000,00 euro. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di una valutazione attenta e professionale prima di adire la Suprema Corte, per evitare esiti controproducenti sia dal punto di vista legale che finanziario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente si è limitato a censurare la mancata disamina di eventuali cause di proscioglimento, un motivo di doglianza che, secondo la Corte, non è consentito in questa specifica sede processuale.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
In base alla decisione, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma, fissata equitativamente in € 3.000,00, in favore della Cassa delle ammende.

È sempre possibile contestare la mancata valutazione delle cause di proscioglimento in Cassazione?
No. L’ordinanza chiarisce che le doglianze relative alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen., così come quelle su motivi rinunciati o vizi non essenziali della pena, non sono consentite e portano all’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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