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Ricorso inammissibile: limiti dopo il concordato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza di concordato in appello. La Corte ribadisce che, dopo l’accordo sulla pena, l’impugnazione è consentita solo per vizi relativi alla formazione della volontà, al consenso del PM o a una pronuncia difforme dall’accordo. Non sono ammesse doglianze su motivi rinunciati, come la richiesta di proscioglimento. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: La Cassazione chiarisce i limiti del concordato in appello

L’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: i limiti all’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di un ‘concordato in appello’. La decisione conferma un orientamento consolidato, dichiarando il ricorso inammissibile e delineando con precisione quando e perché la strada verso la Suprema Corte è preclusa dopo aver scelto la via dell’accordo processuale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Brescia, emessa in data 8 gennaio 2025. Tale sentenza non era il risultato di un dibattimento ordinario, ma della procedura speciale del ‘concordato in appello’, disciplinata dall’articolo 599 bis del codice di procedura penale. In sostanza, l’imputato e la procura avevano raggiunto un accordo sulla rideterminazione della pena, ottenendo così una decisione conforme dal giudice di secondo grado. Nonostante l’accordo, la difesa ha deciso di presentare comunque ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema, con l’ordinanza del 14 luglio 2025, ha dichiarato il ricorso presentato dal difensore inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello preliminare, stabilendo che il ricorso non possedeva i requisiti minimi per essere esaminato. La conseguenza diretta di tale declaratoria è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Decisione sul Ricorso Inammissibile

Il cuore della decisione risiede nella costante giurisprudenza di legittimità citata nell’ordinanza. La Corte spiega che l’accesso al concordato in appello comporta una rinuncia implicita alla maggior parte dei motivi di impugnazione. L’imputato, accettando un accordo sulla pena, non può successivamente contestare aspetti che sono superati da tale patto.

Nello specifico, la Cassazione ha chiarito che il ricorso avverso una sentenza ex art. 599 bis c.p.p. è ammissibile solo ed esclusivamente per motivi molto circoscritti, quali:

1. Vizi della volontà: Quando si contesta la genuinità del consenso prestato dall’imputato per accedere al concordato.
2. Mancato consenso del pubblico ministero: Se l’accordo è stato raggiunto senza il necessario assenso della pubblica accusa.
3. Difformità della pronuncia: Qualora la sentenza del giudice si discosti da quanto pattuito tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, il ricorso è precluso. Sono inammissibili, ad esempio, le doglianze relative a:

Mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (art. 129 c.p.p.): L’accordo sulla pena presuppone la rinuncia a far valere eventuali cause di non punibilità.
Vizi nella determinazione della pena: Non si può contestare la quantificazione della sanzione, a meno che essa non sia palesemente illegale, ovvero inflitta al di fuori dei limiti edittali previsti dalla legge o di un genere diverso da quello prescritto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Chi opta per questa via ottiene il vantaggio di una pena concordata ma perde la possibilità di contestare nel merito la decisione davanti alla Corte di Cassazione. È un patto che chiude la partita processuale, salvo vizi genetici dell’accordo stesso. La decisione serve da monito: prima di aderire a un concordato, è essenziale valutare attentamente tutte le implicazioni, poiché le porte per un successivo ricorso si chiudono quasi ermeticamente. La condanna alle spese e all’ammenda sottolinea ulteriormente come i ricorsi presentati al di fuori dei ristretti limiti consentiti siano considerati un inutile aggravio del sistema giudiziario.

Quando è ammissibile un ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello?
L’impugnazione è ammissibile solo se si contestano vizi relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero o al contenuto della pronuncia del giudice, qualora sia difforme dall’accordo stesso.

È possibile contestare la pena applicata con il concordato in appello?
No, non è possibile contestare la determinazione della pena, a meno che la sanzione inflitta non sia illegale, cioè al di fuori dei limiti previsti dalla legge o di un tipo diverso da quello consentito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo contesto?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso fissata in quattromila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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