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Ricorso inammissibile: limiti dell’appello in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile poiché i motivi sollevati, relativi alla motivazione di una pena sostitutiva, non rientrano tra quelli previsti dall’art. 448, comma 2-bis c.p.p. La competenza per le modalità esecutive è del giudice di sorveglianza. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: i Limiti Imposti dalla Legge per l’Appello in Cassazione

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 21426 del 2024 offre un chiaro esempio di come un’impugnazione possa essere dichiarata ricorso inammissibile quando i motivi addotti non rientrano tra quelli specificamente consentiti dalla legge. Questo caso evidenzia l’importanza di comprendere i confini procedurali del ricorso in Cassazione, specialmente riguardo alle pene sostitutive e alla competenza funzionale dei diversi organi giudiziari.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato dal Tribunale di Foggia ha presentato ricorso in Cassazione avverso la sentenza emessa nei suoi confronti. I motivi del ricorso si concentravano su due aspetti principali: un presunto vizio di motivazione della sentenza impugnata e, in particolare, la mancanza di motivazione riguardo a un’istanza sulle modalità esecutive di una pena detentiva sostitutiva che gli era stata applicata.

Il ricorrente lamentava, in sostanza, che il giudice di merito non avesse adeguatamente giustificato le sue decisioni relative all’esecuzione della pena, una questione che riteneva cruciale per la sua posizione.

La Decisione sul ricorso inammissibile della Corte

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso con una procedura semplificata (de plano) e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione della Suprema Corte si fonda su una rigorosa interpretazione delle norme che regolano l’accesso al giudizio di legittimità.

Le Motivazioni del Ricorso Inammissibile

La Corte ha stabilito che i motivi presentati dal ricorrente non erano consentiti dalla legge per un ricorso in sede di legittimità. Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma elenca tassativamente i motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione avverso una sentenza emessa a seguito di determinati riti speciali.

Nel caso specifico, le censure relative al vizio e alla mancanza di motivazione sulle modalità di esecuzione di una pena sostitutiva non rientrano in questo elenco. La Cassazione ha chiarito che tali questioni non possono essere oggetto del giudizio di legittimità, ma appartengono invece alla competenza esclusiva del giudice di sorveglianza. Come specificato dall’articolo 62 della legge n. 689 del 1981, è il magistrato di sorveglianza l’organo preposto a decidere su tutti gli aspetti pratici e applicativi dell’esecuzione delle pene sostitutive.

Pertanto, il tentativo del ricorrente di portare tali questioni all’attenzione della Cassazione costituiva un’errata individuazione della sede giurisdizionale competente, rendendo il ricorso inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro sistema processuale penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità). I motivi di ricorso sono strettamente tipizzati e non possono essere estesi a questioni che la legge riserva ad altre autorità giudiziarie. La decisione sottolinea che le doglianze relative all’esecuzione della pena, incluse le pene sostitutive, devono essere indirizzate al giudice di sorveglianza, che possiede gli strumenti e la competenza specifica per valutarle. Per gli operatori del diritto e i cittadini, ciò serve da monito sull’importanza di incanalare correttamente le proprie istanze verso il giudice competente per evitare una declaratoria di inammissibilità e le relative conseguenze economiche.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi sollevati non rientravano tra quelli specificamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis del codice di procedura penale, che limita le censure ammissibili in sede di legittimità.

Quali erano i motivi di ricorso presentati?
Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione e una mancanza di motivazione su un’istanza relativa alle modalità di esecuzione di una pena detentiva sostitutiva.

Qual è il giudice competente a decidere sulle modalità di esecuzione delle pene sostitutive?
Secondo l’ordinanza, la competenza a decidere sulle modalità esecutive delle pene detentive sostitutive spetta al giudice di sorveglianza, come stabilito dall’art. 62 della legge n. 689 del 1981.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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