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Ricorso inammissibile: limiti del giudizio di cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12339/2025, ha dichiarato un ricorso inammissibile in materia penale. La decisione si fonda sul principio che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione dei fatti. Il ricorrente, oltre ad essere stato condannato al pagamento delle spese processuali, è stato sanzionato con una multa di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, poiché non ha saputo indicare vizi di legge o illogicità manifeste nella sentenza impugnata, né ha specificato adeguatamente i motivi d’appello che sarebbero stati trascurati.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’ordinanza n. 12339/2025 della Corte di Cassazione fornisce un chiaro esempio dei rigorosi limiti entro cui deve muoversi un ricorso di legittimità. Affrontare il terzo grado di giudizio richiede una tecnica precisa, poiché un ricorso inammissibile non solo pone fine alle speranze di riforma della sentenza, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente. In questa analisi, esaminiamo una decisione che ribadisce l’impossibilità di utilizzare la Cassazione come un terzo grado di merito, delineando i requisiti di specificità che ogni impugnazione deve possedere per superare il vaglio di ammissibilità.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello, decideva di presentare ricorso per cassazione. L’obiettivo era quello di ottenere l’annullamento della sentenza di secondo grado. Tuttavia, i motivi addotti a sostegno del ricorso non si concentravano su presunte violazioni di legge o vizi logici della motivazione, bensì proponevano una rilettura alternativa dei fatti di causa, già ampiamente vagliati nei precedenti gradi di giudizio.

Inoltre, il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse omesso di valutare alcuni specifici motivi di gravame, senza però articolarli in modo dettagliato nel ricorso e senza spiegarne la potenziale decisività ai fini di un esito diverso del processo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali della procedura penale che regolano il giudizio di legittimità. In primo luogo, i giudici hanno ribadito che la Cassazione non è una sede in cui si possano rivalutare le prove o i fatti; il suo compito è unicamente quello di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. In secondo luogo, hanno sanzionato la genericità della censura relativa all’omessa valutazione dei motivi d’appello.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi ritenuti inammissibili.

Le Motivazioni: i limiti di un ricorso inammissibile

Le motivazioni della Corte sono didattiche e tracciano una linea netta tra ciò che è consentito e ciò che è precluso nel giudizio di cassazione. I giudici ermellini hanno specificato che un ricorso è “meramente rivalutativo del merito” quando si limita a offrire una lettura dei fatti diversa da quella accolta dai giudici dei precedenti gradi, senza però identificare un errore giuridico oggettivo. Il “vizio di violazione di legge” presuppone l’esistenza di dati concreti sui quali discutere la veste giuridica, non una semplice diversa interpretazione.

Particolarmente rilevante è il richiamo alla giurisprudenza consolidata (Cass. Pen., Sez. 3, n. 8065/2019) in merito all’onere di specificità. Quando si lamenta l’omessa valutazione di un motivo d’appello, non è sufficiente menzionarlo. Il ricorrente ha l’onere di:
1. Trascrivere il contenuto del motivo d’appello che si assume ignorato.
2. Dimostrare la decisività di tale motivo, spiegando in che modo la sua valutazione avrebbe potuto condurre a una decisione differente.

Senza questi elementi, la Corte di Cassazione non può procedere a un’autonoma individuazione delle questioni, e la censura risulta inevitabilmente generica e, quindi, inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: il ricorso per cassazione è uno strumento tecnico che richiede rigore e precisione. Non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulla decisione impugnata. La dichiarazione di inammissibilità non è solo un esito processuale, ma una sanzione per un uso improprio dello strumento giudiziario. Per gli avvocati e i loro assistiti, la lezione è chiara: un ricorso efficace deve essere costruito su solide basi giuridiche, evidenziando errori di diritto o palesi contraddizioni logiche, piuttosto che tentare di convincere la Suprema Corte della propria versione dei fatti.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare vizi di legge o illogicità manifeste della sentenza, si limita a proporre una semplice rilettura dei fatti (rivalutazione del merito) o quando i motivi sono generici e non specificano adeguatamente le ragioni dell’impugnazione.

Cosa deve fare il ricorrente se sostiene che un motivo d’appello è stato ignorato dal giudice?
Il ricorrente ha l’onere di specificare nel dettaglio il contenuto del motivo d’appello che assume non sia stato valutato e deve dimostrare che tale motivo, se fosse stato esaminato, sarebbe stato decisivo per modificare l’esito del giudizio.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso fissata in 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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