LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti del concordato in appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro una sentenza di ‘concordato in appello’ (ex art. 599-bis c.p.p.). La ricorrente lamentava la mancata esclusione della recidiva, ma la Suprema Corte ha chiarito che l’accordo sulla pena implica la rinuncia ai motivi di appello. Di conseguenza, un ricorso in Cassazione è un ricorso inammissibile se si fonda su motivi rinunciati, potendo vertere solo su vizi del consenso o sull’illegalità della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del “concordato in appello”, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma le sue conseguenze processuali sono stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: accettare l’accordo sulla pena significa rinunciare ai motivi di appello, rendendo un successivo ricorso inammissibile se basato su tali motivi. Analizziamo la decisione per comprendere i limiti di questo strumento.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un’imputata avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli. In secondo grado, la pena per un reato in materia di stupefacenti era stata rideterminata proprio attraverso l’applicazione del concordato in appello. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa presentava ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione relativo alla mancata esclusione della recidiva, un’aggravante che incide sulla quantificazione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente inammissibile. I giudici hanno chiarito che la natura stessa del concordato in appello preclude la possibilità di sollevare doglianze su questioni che formavano oggetto dei motivi di appello ai quali l’imputato ha espressamente rinunciato. Accedendo all’accordo, l’imputato accetta una pena concordata e, come contropartita, rinuncia a contestare i punti della sentenza di primo grado.

Le motivazioni e il concordato in appello: un ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, ha spiegato che, a seguito della reintroduzione del concordato in appello, il giudice di secondo grado non è tenuto a motivare sul mancato proscioglimento dell’imputato per una delle cause previste dall’art. 129 c.p.p., né sulla sussistenza di aggravanti o su eventuali cause di nullità. Questo perché, a causa dell’effetto devolutivo dell’impugnazione e della successiva rinuncia ai motivi, la cognizione del giudice è limitata esclusivamente a verificare la correttezza dell’accordo e la legalità della pena proposta.

I Limiti dell’Impugnazione

La decisione sottolinea che il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo in casi eccezionali e circoscritti. In particolare, è possibile impugnare la sentenza solo per motivi relativi a:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo.
4. Illegalità della sanzione inflitta (ad esempio, una pena di tipo diverso da quella prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Qualsiasi altra doglianza, specialmente se relativa a motivi rinunciati come la valutazione delle aggravanti o la richiesta di proscioglimento, si traduce in un ricorso inammissibile.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con chiarezza la natura e gli effetti del concordato in appello. Si tratta di una scelta processuale che comporta benefici (rideterminazione della pena) ma anche rinunce significative (i motivi di appello). Chi opta per questa via deve essere consapevole che la possibilità di un successivo ricorso in Cassazione è estremamente limitata e non può essere utilizzata per riproporre questioni su cui si è già formato l’accordo. La conseguenza per chi tenta di percorrere questa strada è una declaratoria di inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cosa comporta per l’imputato l’adesione al ‘concordato in appello’?
L’adesione al concordato in appello comporta la rinuncia ai motivi di impugnazione presentati contro la sentenza di primo grado, in cambio di una rideterminazione concordata della pena.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
Sì, ma solo per motivi molto specifici: vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, a una decisione del giudice difforme dall’accordo o all’illegalità della pena applicata. Non è possibile impugnarla per motivi che sono stati oggetto di rinuncia.

Perché il ricorso sulla mancata esclusione della recidiva è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato un ricorso inammissibile perché la valutazione delle circostanze aggravanti, come la recidiva, rientra tra i motivi di appello a cui la ricorrente aveva rinunciato aderendo al concordato. La cognizione della Cassazione è preclusa su tali punti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati