LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso inammissibile: limiti del concordato appello

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza di patteggiamento in appello. L’imputato, condannato per detenzione di monete false, aveva contestato la motivazione sulla determinazione della pena. La Corte chiarisce che il ricorso è possibile solo per vizi del consenso o illegalità della sanzione, non per questioni discrezionali come le attenuanti generiche, che si considerano rinunciate con l’accordo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: I Limiti dell’Impugnazione della Pena Concordata in Appello

L’istituto del “concordato in appello”, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che permette di raggiungere un accordo sulla pena tra imputato e Procura generale. Tuttavia, quali sono i limiti per impugnare la sentenza che ne deriva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito la linea dura, dichiarando un ricorso inammissibile e chiarendo i confini entro cui la difesa può muoversi.

Il Fatto: Dalla Condanna al Concordato in Appello

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di detenzione di monete false. Giunto dinanzi alla Corte d’Appello, l’imputato ha scelto di avvalersi della facoltà prevista dall’art. 599-bis c.p.p., rinunciando a tutti gli altri motivi di gravame e concordando la pena finale con il Procuratore generale. La Corte d’Appello ha quindi emesso una sentenza che recepiva tale accordo, rideterminando la sanzione.

Il Motivo del Ricorso: Una Contestazione sulla Motivazione della Pena

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di presentare ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava un presunto vizio di motivazione della sentenza d’appello in merito alla determinazione del trattamento sanzionatorio. Nello specifico, si contestava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche in misura adeguata, un aspetto puramente discrezionale della valutazione del giudice.

La Decisione della Cassazione: Quando un ricorso è inammissibile

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza: la sentenza emessa a seguito di un concordato in appello può essere impugnata solo per motivi molto specifici e limitati. L’obiettivo della norma è infatti quello di dare stabilità e definitività all’accordo raggiunto tra le parti, precludendo contestazioni successive su punti che si presumono accettati con la stipula del patto.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni che rendono un ricorso inammissibile in circostanze come queste. Il ricorso per cassazione avverso una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. è consentito esclusivamente quando si denunciano:

1. Vizi nella formazione della volontà: Se l’imputato dimostra che il suo consenso all’accordo è stato viziato (ad esempio, per errore o violenza) o se vi sono stati problemi nel consenso prestato dal pubblico ministero.
2. Difformità della sentenza: Se la pena irrogata dal giudice nella sentenza è diversa da quella concordata tra le parti.
3. Illegalità della pena: Se la sanzione applicata è illegale, ovvero non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato o è di un genere diverso da quello prescritto.

Qualsiasi altra doglianza, specialmente quelle relative alla valutazione discrezionale del giudice sulla commisurazione della pena (come il giudizio sulle attenuanti generiche) o a motivi di appello a cui si è espressamente rinunciato, è preclusa. Con l’accordo, l’imputato accetta implicitamente la valutazione complessiva che porta a quella determinata pena, rinunciando a contestarne gli aspetti motivazionali.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: la scelta del concordato in appello è una decisione strategica che comporta benefici (certezza e riduzione della pena) ma anche rinunce significative. La difesa deve essere consapevole che, una volta raggiunto l’accordo, lo spazio per un’ulteriore impugnazione si restringe drasticamente ai soli vizi di volontà e di legalità della pena. Contestare la motivazione su elementi discrezionali si traduce, come in questo caso, in una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile ricorrere in Cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’ per contestare la determinazione della pena?
No, di regola non è possibile. L’ordinanza stabilisce che il ricorso è inammissibile se contesta aspetti discrezionali della determinazione della pena, come il riconoscimento delle attenuanti generiche, in quanto questi motivi si intendono rinunciati con l’accordo.

In quali casi è ammesso il ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis cod. proc. pen.?
Il ricorso è ammesso solo per motivi relativi alla formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme da quello concordato, o all’illegalità della pena inflitta (ad esempio, se è di tipo diverso da quella prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati