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Ricorso inammissibile: limiti con consenso alla consegna

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile contro un’ordinanza di consegna basata su un Mandato d’Arresto Europeo. La sentenza chiarisce che quando la persona richiesta presta il proprio consenso alla consegna, i motivi per cui è possibile impugnare la decisione sono estremamente limitati, escludendo questioni procedurali come i motivi di rifiuto facoltativo. Entrambi i ricorsi, del Procuratore e del consegnando, sono stati respinti.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: I Limiti dell’Appello nel Mandato d’Arresto Europeo

La cooperazione giudiziaria in ambito europeo si basa su strumenti efficaci come il Mandato d’Arresto Europeo (MAE), ma quali sono i confini per contestare una decisione di consegna? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito che, in caso di consenso della persona richiesta, le possibilità di appello si restringono drasticamente, portando a una dichiarazione di ricorso inammissibile. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Consegna a Malta

Il caso nasce dalla richiesta delle autorità giudiziarie di Malta di ottenere la consegna di un cittadino italiano, indagato per reati di rapina a mano armata e furto in abitazione. La Corte di Appello di Cagliari aveva autorizzato la consegna, accogliendo la richiesta basata su un MAE di natura processuale. Tuttavia, la Corte aveva subordinato la consegna a una condizione: che l’indagato, una volta concluso il processo a Malta, venisse rinviato in Italia per scontare l’eventuale pena.

Nonostante l’indagato avesse prestato il proprio consenso alla consegna durante l’udienza, sia il Procuratore generale che il difensore del consegnando hanno presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza della Corte di Appello.

I Motivi dei Ricorsi e il Concetto di Ricorso Inammissibile

I due ricorsi si basavano su argomentazioni distinte:

* Il Procuratore generale sosteneva che il MAE maltese fosse viziato per un’erronea applicazione della legge, in quanto non specificava chiaramente la natura e la finalità dell’ordine di arresto sottostante. Secondo il Procuratore, il mandato sembrava perseguire finalità (come la protezione delle vittime e il risarcimento dei danni) che esulavano da quelle tipiche di un MAE processuale.

* Il difensore del consegnando lamentava la violazione dell’art. 18-bis della legge n. 69/2005. Sosteneva che la presenza del suo assistito a Malta non fosse necessaria, poiché le esigenze cautelari avrebbero potuto essere soddisfatte in Italia, dove si trovava agli arresti domiciliari. In pratica, chiedeva alla Corte di applicare un motivo di rifiuto facoltativo della consegna.

La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, senza entrare nel merito delle questioni sollevate.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La decisione della Cassazione si fonda su precise ragioni procedurali che delimitano l’accesso al giudizio di legittimità in materia di MAE.

In primo luogo, il ricorso del Procuratore generale è stato giudicato tardivo. La legge prevede un termine perentorio di tre giorni per l’impugnazione, e il ricorso era stato depositato oltre tale scadenza. Questo ha comportato una dichiarazione di inammissibilità per una ragione puramente formale.

Più complesso e giuridicamente rilevante è il motivo dell’inammissibilità del ricorso del consegnando. La Corte ha sottolineato un principio fondamentale stabilito dall’art. 22, comma 5-bis, della legge n. 69/2005: quando la persona richiesta presta il proprio consenso alla consegna, l’ordinanza della Corte di Appello può essere impugnata in Cassazione solo per motivi specifici, ovvero quelli indicati alle lettere a), b) e c) dell’art. 606 del codice di procedura penale. Questi motivi riguardano essenzialmente errori nell’applicazione della legge penale sostanziale o norme procedurali la cui inosservanza è sanzionata con la nullità, l’inutilizzabilità, l’inammissibilità o la decadenza.

La violazione dell’art. 18-bis, invocata dal difensore, riguarda una condizione processuale per un eventuale rifiuto facoltativo della consegna. Secondo la Cassazione, questa non è una norma penale sostanziale né una di quelle norme procedurali la cui violazione rientra nei casi tassativamente previsti per il ricorso. Di conseguenza, il motivo addotto non era ammesso dalla legge in presenza del consenso alla consegna, rendendo il ricorso inammissibile.

Le Conclusioni: Consenso alla Consegna e Conseguenze Processuali

Questa sentenza ribadisce con forza un principio cardine della procedura di consegna europea: la manifestazione del consenso da parte dell’interessato ha un effetto preclusivo su molte delle possibili contestazioni. Scegliendo di acconsentire, il consegnando limita volontariamente il proprio diritto di impugnazione, che potrà essere esercitato solo per vizi di particolare gravità legati all’applicazione della legge penale.

Le questioni relative all’opportunità della consegna o all’esistenza di motivi di rifiuto facoltativo non possono più essere sollevate in sede di legittimità. La decisione della Corte di Appello, in questi casi, diventa sostanzialmente definitiva. La dichiarazione di inammissibilità di entrambi i ricorsi conferma quindi la piena esecutività dell’ordinanza di consegna del cittadino italiano alle autorità maltesi, seppur con la condizione del suo futuro rientro in Italia per l’esecuzione della pena.

Se una persona acconsente alla consegna in base a un Mandato d’Arresto Europeo, può comunque fare ricorso in Cassazione?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. La sentenza chiarisce che il ricorso è ammesso solo per le violazioni di legge previste dall’art. 606, comma 1, lettere a), b) e c) del codice di procedura penale, che riguardano principalmente l’errata applicazione di norme penali sostanziali.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato tardivamente, ovvero oltre il termine di tre giorni previsto dalla legge (art. 22, comma 5-bis, L. 69/2005).

La violazione di una norma su un motivo di rifiuto facoltativo della consegna (come l’art. 18-bis) è un valido motivo di ricorso se c’è stato il consenso?
No. La Corte ha stabilito che la violazione dell’art. 18-bis, che disciplina una condizione processuale per un eventuale rifiuto facoltativo della consegna, non rientra tra i motivi di ricorso ammessi quando il consegnando ha prestato il proprio consenso, in quanto non costituisce una norma penale sostanziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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