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Ricorso inammissibile: limiti alla Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile presentato da due imputati, chiarendo i limiti del giudizio di legittimità. L’ordinanza ribadisce che non è possibile una nuova valutazione dei fatti o richiedere la rinnovazione dell’istruttoria se non in casi eccezionali. Inoltre, la rinuncia ai motivi di appello limita la cognizione del giudice.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: la Cassazione traccia i confini del giudizio

Con l’ordinanza n. 19037/2024, la Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del proprio giudizio. Questa decisione ribadisce principi fondamentali della procedura penale, in particolare riguardo alla rinnovazione dell’istruttoria in appello e all’impossibilità per la Suprema Corte di rivalutare i fatti. Analizziamo nel dettaglio una pronuncia che serve da monito sulla corretta formulazione dei motivi di impugnazione.

I Fatti del Processo

Due imputati si rivolgevano alla Corte di Cassazione impugnando una sentenza della Corte d’Appello di Napoli.
Il primo ricorrente basava il suo ricorso su due motivi principali:
1. La mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello, richiesta per riesaminare un testimone e contestare l’attendibilità della persona offesa.
2. Un’errata valutazione delle prove che avevano portato all’affermazione della sua responsabilità penale, con specifico riferimento al dolo e alla gravità del danno patrimoniale.

Il secondo ricorrente, che in appello aveva concordato la pena, lamentava unicamente la mancata valutazione da parte del giudice delle condizioni per un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambe le impugnazioni, dichiarando ogni ricorso inammissibile. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su principi consolidati che definiscono in modo netto i poteri dei giudici di legittimità e d’appello.

Le Motivazioni: Analisi di un ricorso inammissibile

Le argomentazioni della Corte forniscono una lezione chiara sulla tecnica processuale e sui limiti invalicabili dei diversi gradi di giudizio.

La rinnovazione dell’istruttoria: un istituto eccezionale

La Corte ha definito il primo motivo del primo ricorrente come manifestamente infondato. Viene ribadito che la rinnovazione dell’istruttoria nel giudizio d’appello è un istituto di carattere eccezionale. Il sistema processuale si basa sulla presunzione di completezza delle prove raccolte in primo grado. Pertanto, il giudice d’appello può disporre una nuova assunzione di prove solo se, nella sua piena discrezionalità, ritiene di non poter decidere sulla base degli atti esistenti. Non è un diritto dell’imputato, ma una facoltà del giudice da esercitare solo quando assolutamente necessario.

I limiti invalicabili della valutazione dei fatti in Cassazione

Il secondo motivo è stato giudicato inammissibile perché tentava di ottenere dalla Cassazione una diversa valutazione delle fonti di prova. La Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio nel merito. Non può sovrapporre la propria valutazione a quella dei giudici precedenti, né può confrontare la motivazione della sentenza impugnata con altri possibili modelli di ragionamento. Il suo compito è limitato al controllo della logicità della motivazione e della corretta applicazione della legge, non a una nuova analisi dei fatti.

L’effetto devolutivo e la rinuncia ai motivi d’appello

Anche il ricorso del secondo imputato è stato dichiarato inammissibile. Avendo egli rinunciato ai motivi d’appello per concordare la pena, la cognizione del giudice di secondo grado era limitata ai punti non oggetto di rinuncia. Questo principio, noto come effetto devolutivo dell’impugnazione, impedisce al giudice di esaminare questioni che l’imputato stesso ha scelto di non contestare. Di conseguenza, la richiesta di una valutazione per un proscioglimento ex art. 129 c.p.p. non era ammissibile, poiché implicava una valutazione su punti coperti dalla rinuncia.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un’importante conferma di alcuni capisaldi del nostro sistema processuale. Per gli avvocati, sottolinea la necessità di formulare i motivi di ricorso con estrema precisione, evitando di chiedere alla Cassazione un’inammissibile rivalutazione del merito. Per i cittadini, chiarisce che il processo ha una struttura rigida: i fatti vengono accertati nei primi due gradi di giudizio, mentre la Cassazione svolge una funzione di controllo sulla legge. Infine, evidenzia come le scelte processuali, come un patteggiamento in appello, abbiano conseguenze definitive e limitino le successive possibilità di impugnazione.

Quando si può chiedere la rinnovazione delle prove in appello?
La rinnovazione dell’istruttoria in appello non è un diritto, ma un istituto eccezionale. Può essere disposta solo quando il giudice, nella sua discrezionalità, la ritenga assolutamente indispensabile per poter decidere, partendo dal presupposto che le prove raccolte in primo grado siano complete.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o sovrapporre la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo è un giudizio di legittimità, limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della tenuta logica della motivazione della sentenza impugnata.

Cosa comporta la rinuncia ai motivi di appello?
La rinuncia ad alcuni o a tutti i motivi di appello limita il potere decisionale del giudice (effetto devolutivo). Il giudice potrà pronunciarsi solo sui punti che non sono stati oggetto di rinuncia. Di conseguenza, una volta rinunciato a un motivo, non è possibile sollevare in Cassazione questioni che presuppongono l’esame di quel punto, come la valutazione per un proscioglimento ex art. 129 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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