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Ricorso inammissibile: le conseguenze per chi sbaglia

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro. La decisione sottolinea la responsabilità della parte nel presentare un ricorso fondato, applicando l’art. 616 c.p.p. e richiamando i principi della Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Inammissibile: Quando la Cassazione Condanna alle Spese

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede rigore e precisione. Ma cosa succede quando l’atto non rispetta i requisiti di legge? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ci ricorda le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, che vanno oltre la semplice delusione di non veder esaminata la propria causa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’impugnazione presentata da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato, cercando di ribaltare la decisione precedente, ha proposto ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. Tuttavia, l’esito non è stato quello sperato. Il collegio giudicante non è entrato nel merito della questione, fermandosi a una valutazione preliminare dell’atto presentato.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con una chiara e sintetica ordinanza, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso presentato semplicemente inammissibile. Questa declaratoria non è priva di conseguenze. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Oltre a ciò, è stata disposta la condanna al versamento di una somma pari a 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, un ente destinato a finanziare progetti di reinserimento per i detenuti.

Le Motivazioni: la colpa nel determinare l’inammissibilità del ricorso

La Corte ha basato la sua decisione sulla constatazione che non sussistevano elementi per ritenere che il ricorrente avesse proposto l’impugnazione “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. Questo principio, consolidato da una storica sentenza della Corte Costituzionale (n. 186 del 2000), significa che chi presenta un ricorso ha il dovere di farlo in modo diligente e nel rispetto delle norme procedurali.

Quando un ricorso è viziato da errori, omissioni o motivazioni manifestamente infondate, la legge presume una colpa da parte del proponente. Tale negligenza o imperizia non può gravare sul sistema giudiziario. Pertanto, la condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria non è una punizione per aver perso la causa, ma una conseguenza diretta per aver avviato un procedimento giudiziario in modo non conforme alla legge, intasando inutilmente il lavoro della Suprema Corte.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia è un diritto, ma il suo esercizio comporta precise responsabilità. La presentazione di un ricorso inammissibile non è un evento neutro, ma un errore procedurale che comporta costi tangibili. La condanna alle spese processuali e al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende serve come deterrente contro ricorsi presentati con leggerezza o per scopi meramente dilatori. Per i cittadini e i loro legali, questa decisione è un monito a preparare con la massima cura e professionalità ogni atto di impugnazione, specialmente quando ci si rivolge al più alto organo della giurisdizione italiana.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
Nel caso esaminato, la somma equitativamente fissata dalla Corte che il ricorrente deve versare alla Cassa delle ammende è di 3.000,00 euro.

Perché il ricorrente è stato condannato anche se il merito del ricorso non è stato esaminato?
La condanna non deriva dalla soccombenza nel merito, ma dalla presentazione di un ricorso che non rispetta i requisiti di legge. La legge presume che vi sia una colpa da parte del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità, e per questo motivo lo sanziona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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