Ricorso inammissibile: quando l’impugnazione costa cara
Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento, ma è un percorso da intraprendere con cautela e cognizione di causa. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda quali sono le severe conseguenze di un ricorso inammissibile, una decisione che non entra nel merito della questione ma si ferma a un vaglio preliminare. Quando un’impugnazione non rispetta i rigidi requisiti formali e sostanziali previsti dalla legge, il risultato non è solo una sconfitta processuale, ma anche un esborso economico significativo per il proponente.
I fatti del caso
La vicenda processuale in esame è lineare e si concentra su un aspetto puramente procedurale. Un soggetto aveva proposto ricorso per Cassazione avverso una sentenza emessa da una Corte d’Appello nel novembre del 2024. La Suprema Corte, riunitasi in camera di consiglio, ha preso in esame l’atto di impugnazione dopo aver dato avviso alle parti coinvolte e ascoltato la relazione del Consigliere designato.
La decisione della Corte di Cassazione
L’esito dell’udienza è stato netto e sfavorevole per il ricorrente. La Corte di Cassazione, con una sintetica ma inequivocabile ordinanza, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione implica che i giudici non hanno nemmeno valutato le ragioni di merito poste a fondamento dell’impugnazione, poiché l’atto presentava vizi preliminari tali da impedirne l’esame.
Le conseguenze del ricorso inammissibile
La declaratoria di inammissibilità non è priva di effetti. Al contrario, il provvedimento ha stabilito due conseguenze economiche dirette a carico del ricorrente:
1. La condanna al pagamento delle spese processuali: il soggetto che ha proposto il ricorso deve farsi carico dei costi del procedimento dinanzi alla Cassazione.
2. Il versamento di una somma alla Cassa delle ammende: oltre alle spese, il ricorrente è stato condannato a pagare la somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, un ente che finanzia programmi di reinserimento per i detenuti.
Le motivazioni
L’ordinanza della Corte si basa su una constatazione lapidaria: il ricorso doveva essere dichiarato inammissibile. Sebbene il testo del provvedimento non entri nel dettaglio dei vizi specifici riscontrati, la motivazione risiede implicitamente nel mancato rispetto dei presupposti legali per accedere al giudizio di legittimità. Il legislatore ha previsto la condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria proprio per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, che sovraccaricano il sistema giudiziario senza avere concrete possibilità di accoglimento. La condanna alle spese e alla sanzione è, quindi, una conseguenza automatica e obbligatoria della declaratoria di inammissibilità, volta a responsabilizzare la parte che adisce la Corte Suprema.
Conclusioni
Questa pronuncia, pur nella sua brevità, offre un importante monito. Affrontare un giudizio in Cassazione richiede una preparazione tecnica impeccabile e una valutazione ponderata delle effettive possibilità di successo. Un ricorso inammissibile non solo chiude definitivamente la porta a una revisione della sentenza impugnata, ma comporta anche un onere economico non trascurabile. È fondamentale, quindi, affidarsi a professionisti esperti che possano valutare attentamente i presupposti dell’impugnazione prima di procedere, al fine di evitare conseguenze pregiudizievoli sia dal punto di vista legale che finanziario.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La legge prevede questa sanzione pecuniaria per scoraggiare la presentazione di ricorsi privi dei requisiti necessari, che appesantiscono il lavoro della giustizia. È una conseguenza diretta della declaratoria di inammissibilità.
Qual è l’importo della sanzione pecuniaria stabilita in questo caso?
In questo specifico caso, la Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, oltre alle spese del procedimento.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 19797 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 19797 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 05/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a TERMOLI il 29/01/1979
avverso la sentenza del 14/11/2024 della CORTE APPELLO di CAMPOBASSO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
N. 3892/25 Norante
OSSERVA
Visti gli atti e la sentenza impugnata (condanna per il reato di cui all’art. 367 cod. pen.);
Esaminati i motivi di ricorso;
Ritenuto che le censure di cui al primo motivo di ricorso, attinenti alla sussistenza del
responsabilità per il reato contestato in relazione all’elemento soggettivo, risultano priv specificità in quanto meramente riproduttive di censure già adeguatamente vagliate e disattese
dal giudice di merito, e, comunque, prospettano una rivalutazione del merito, non ammessa in sede di legittimità;
Rilevato che le doglianze di cui al secondo e al terzo motivo di ricorso relative all
negata applicazione delle circostanze attenuanti generiche e delle pene sostitutive non si confrontano con le argomentazioni congrue e prive di fratture logiche rese dalla Corte
territoriale;
Rilevato, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso il 05/05/2025