Ricorso Inammissibile in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza e le Sue Conseguenze
L’esito di un processo non si conclude sempre con una sentenza che stabilisce chi ha torto o ragione nel merito. A volte, il percorso si interrompe prima, come nel caso di un ricorso inammissibile. Questa situazione, tutt’altro che rara, comporta conseguenze significative per chi ha promosso l’azione legale. Analizziamo un’ordinanza della Corte di Cassazione per comprendere meglio cosa accade in questi casi e quali sono i costi di un’impugnazione errata.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da un ricorso presentato alla Suprema Corte di Cassazione da un individuo. L’impugnazione era diretta contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma in data 27 novembre 2024. Il ricorrente, evidentemente insoddisfatto della decisione di secondo grado, ha cercato di ottenere un’ulteriore revisione del suo caso davanti al più alto organo della giurisdizione italiana.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, dopo aver esaminato il caso in udienza, ha emesso un’ordinanza sintetica ma dal contenuto inequivocabile. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile.
Questa dichiarazione ha avuto due effetti immediati e gravosi per il ricorrente:
1. La condanna al pagamento di tutte le spese processuali sostenute.
2. La condanna al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della cassa delle ammende.
La decisione, quindi, non solo ha chiuso definitivamente la porta a qualsiasi ulteriore discussione sul merito della vicenda, ma ha anche introdotto un onere economico rilevante per il proponente del ricorso.
Le Motivazioni dietro a un Ricorso Inammissibile
L’ordinanza in esame, come spesso accade per le decisioni di questa Sezione specializzata, non entra nel dettaglio delle specifiche ragioni di inammissibilità. Tuttavia, in linea generale, un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile per svariati motivi, tutti riconducibili a vizi procedurali o di impostazione. Tra le cause più comuni troviamo:
* Mancanza dei motivi specifici: il ricorso non indica chiaramente quali violazioni di legge si contestano alla sentenza impugnata.
* Proposizione fuori termine: l’impugnazione è stata presentata dopo la scadenza prevista dalla legge.
* Motivi non consentiti: il ricorrente chiede alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non alla Suprema Corte, che si occupa solo della corretta applicazione della legge.
* Vizi di forma: l’atto di ricorso non rispetta i requisiti formali richiesti dal codice di procedura penale.
La declaratoria di inammissibilità agisce come un filtro, impedendo che la Corte di Cassazione venga sommersa da impugnazioni infondate o mal formulate.
Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione
La decisione della Cassazione è un chiaro monito sull’importanza di preparare un ricorso con la massima cura e solo quando sussistono validi motivi di diritto. Un’impugnazione avventata o tecnicamente errata non solo non produce alcun risultato utile, ma si trasforma in un costo significativo. La condanna al pagamento di una somma alla cassa delle ammende non è una semplice spesa, ma una vera e propria sanzione pecuniaria che punisce l’abuso dello strumento processuale. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’accesso alla giustizia è un diritto, ma il suo esercizio deve avvenire nel rispetto delle regole procedurali, la cui violazione comporta conseguenze economiche dirette e non trascurabili.
Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non ha esaminato il merito della questione perché l’appello non rispettava i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. La decisione impugnata diventa quindi definitiva.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile?
Sulla base di questa ordinanza, il ricorrente è stato condannato a pagare sia le spese del processo sia una sanzione pecuniaria di 3.000 euro da versare alla cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve pagare una sanzione oltre alle spese processuali?
La sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende ha una funzione deterrente, volta a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o proposti senza il rispetto delle regole procedurali, evitando così un inutile aggravio del lavoro della Corte di Cassazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29099 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29099 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 11/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ROMA il 13/03/1978
avverso la sentenza del 27/11/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
Rg. 13656/325
Ritenuto che l’omessa applicazione della riduzione per il giudizio abbreviato non costituisce ipotesi di pena illegale, tale essendo solo quella non prevista dalla legge
per specie o quantità, ma solo un caso di determinazione operata in violazione del criterio di riduzione, stabilito dalla legge processuale e quindi di pena illegittima,
non emendabile in cassazione ove non devoluta in appello, essendosi dedotta solo l’eccessività della pena senza eccepire la violazione di legge (cfr. anche Sez. 1, n.
28252 del 11/06/2014, COGNOME, Rv. 261091).
ritenuto che anche il secondo motivo è inammissibile, essendo evidente la infondatezza della critica alla motivazione della Corte di appello di Roma che ha
escluso solo la recidiva specifica confermando quella generica e infraquinquennale che risulta certamente contestata;
rilevato che dalla inammissibilità del ricorso consegue ex
art. 616 c.p.p. la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in
favore della cassa delle ammende che, in ragione delle questioni dedotte, si stima equo determinare in euro 3000.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000,00 in favore della cassa delle ammende. Così deciso 1’11 luglio 2025
Il Consigliere estensore
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Il Presid