Ricorso Inammissibile: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione
Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è una strada percorribile per ogni doglianza. L’accesso a questo livello di giustizia è rigorosamente filtrato da un giudizio di ammissibilità. Un’ordinanza recente ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile, che non si limitano alla semplice reiezione dell’impugnazione, ma comportano significative sanzioni economiche. Analizziamo insieme questo provvedimento per capire meglio.
Il Percorso Giudiziario del Caso
La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato da un individuo avverso una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catania in data 13 maggio 2024. Il ricorrente, cercando di ottenere una riforma della decisione di secondo grado, ha portato il caso dinanzi alla settima sezione penale della Corte di Cassazione. La Suprema Corte, riunitasi in camera di consiglio, ha esaminato l’atto di impugnazione per valutarne, prima di ogni altra cosa, i requisiti di ammissibilità.
La Decisione della Suprema Corte e il concetto di ricorso inammissibile
Con una sintetica ma perentoria ordinanza, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso proposto semplicemente inammissibile. Sebbene il testo del provvedimento non entri nel dettaglio delle specifiche ragioni che hanno portato a tale conclusione, è fondamentale comprendere cosa significhi. Un ricorso è inammissibile quando manca dei presupposti che la legge richiede per poter essere esaminato nel merito. Le cause possono essere molteplici: la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge (come la violazione di legge o il vizio di motivazione), o la proposizione di questioni di fatto, che non sono di competenza della Cassazione.
Le Motivazioni: Le Conseguenze Economiche dell’Inammissibilità
La motivazione centrale dell’ordinanza non riguarda il merito della vicenda, ma si concentra sulle conseguenze dirette e automatiche della declaratoria di inammissibilità. La Corte, ritenendo l’impugnazione non meritevole di essere discussa, ha applicato le disposizioni di legge che sanzionano l’abuso dello strumento processuale.
La condanna per il ricorrente è stata duplice:
1. Pagamento delle spese processuali: Come in ogni giudizio, la parte la cui iniziativa si rivela infondata viene condannata a sostenere i costi del procedimento che ha attivato.
2. Versamento di una somma alla Cassa delle ammende: Questa non è una semplice spesa, ma una vera e propria sanzione pecuniaria. La legge la prevede per scoraggiare ricorsi palesemente infondati o dilatori. In questo caso, l’importo è stato fissato in tremila euro. Questa sanzione ha una finalità pubblica, contribuendo a finanziare programmi di miglioramento del sistema penitenziario.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per chi Ricorre in Cassazione
L’ordinanza in esame, pur nella sua brevità, lancia un messaggio inequivocabile: adire la Corte di Cassazione è un passo che richiede la massima ponderazione e una rigorosa analisi tecnico-giuridica. Un ricorso inammissibile non è solo un’occasione persa per far valere le proprie ragioni, ma si trasforma in un costo economico certo e talvolta ingente per il cittadino. La decisione sottolinea l’importanza di affidarsi a professionisti esperti che possano valutare con cognizione di causa le reali possibilità di successo di un’impugnazione, evitando così di incorrere in sanzioni che aggravano ulteriormente la posizione processuale del loro assistito.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte non può esaminare il merito della questione perché l’atto di impugnazione non rispetta i requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per quel tipo di giudizio.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata a pagare sia le spese del procedimento (spese processuali) sia una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
A quanto ammontava la sanzione pecuniaria in questo specifico caso?
Nel caso analizzato dall’ordinanza, la sanzione pecuniaria a carico del ricorrente è stata fissata dalla Corte di Cassazione nella somma di tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 16253 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 16253 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 04/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
PUGLIARA NOME nato a SIRACUSA il 16/02/1967
avverso la sentenza del 13/05/2024 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
N. 105/25 – PUGLIARA
OSSERVA
Visti gli atti e la sentenza impugnata (condanna per il reato di cui all’art.
385 cod. pen.);
Esaminato l’unico motivo di ricorso, con il quale la difesa censura la
mancata disapplicazione della recidiva;
Considerato che tale motivo, oltre ad essere meramente riproduttivo
dell’atto di appello, non si confronta con la motivazione del provvedimento impugnato, che correttamente ha valorizzato la storia criminale del ricorrente,
la specificità di alcuni precedenti e la sua maggiore pericolosità (cfr. pp. 3-4
della sentenza impugnata);
Ritenuto che il ricorso deve pertanto essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 04/04/2025