Ricorso Inammissibile: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione e le Sue Conseguenze
Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, una fase delicata che richiede il massimo rigore procedurale. Un’ordinanza recente ci offre lo spunto per analizzare cosa succede quando un appello non supera il vaglio preliminare di ammissibilità, focalizzandoci sul concetto di ricorso inammissibile e sulle sue pesanti implicazioni. È fondamentale comprendere che non basta avere ragione nel merito, ma è necessario rispettare scrupolosamente le regole formali per accedere alla giustizia di legittimità.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale trae origine da una decisione della Corte d’Appello di Trieste. Una delle parti, insoddisfatta della sentenza, ha deciso di proporre ricorso per Cassazione, cercando di ottenere un annullamento o una riforma della pronuncia di secondo grado. Il caso è quindi giunto all’attenzione della settima sezione penale della Suprema Corte per la valutazione di ammissibilità.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con un’ordinanza emessa l’8 gennaio 2025, la Corte di Cassazione ha posto fine al percorso giudiziario in modo netto e definitivo. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione implica che la Corte non è entrata nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente; non ha valutato se le sue argomentazioni fossero fondate o meno. L’esame si è fermato a un livello precedente, quello del rispetto delle norme procedurali che regolano l’accesso al giudizio di legittimità. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva.
Le conseguenze economiche del ricorso inammissibile
La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità, ma comporta conseguenze economiche significative per il ricorrente. La Corte, infatti, non si è limitata a respingere l’appello, ma ha condannato la parte soccombente a due pagamenti distinti:
1. Il pagamento delle spese processuali sostenute nel giudizio di Cassazione.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che la legge prevede proprio per i casi di inammissibilità del ricorso, al fine di scoraggiare impugnazioni temerarie o presentate senza il dovuto rigore tecnico.
Le Motivazioni
Sebbene l’ordinanza in esame sia molto sintetica e non espliciti le ragioni specifiche dell’inammissibilità, possiamo delineare le cause più comuni che portano a una tale pronuncia. Un ricorso inammissibile può derivare da una varietà di vizi, tra cui la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici di impugnazione, la proposizione di censure che mirano a una rivalutazione dei fatti (non consentita in Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito) o la violazione di altre norme procedurali. La sanzione pecuniaria serve a responsabilizzare le parti e i loro difensori, evidenziando che l’accesso alla Suprema Corte non è un diritto incondizionato, ma è subordinato al rispetto di precise regole.
Le Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale del nostro sistema processuale: la forma è sostanza. Un ricorso mal impostato o presentato senza rispettare i requisiti di legge è destinato a fallire prima ancora che ne venga esaminato il contenuto. La dichiarazione di ricorso inammissibile non solo rende vana la speranza di ottenere una riforma della sentenza impugnata, ma comporta anche un onere economico rilevante. Per i cittadini e gli avvocati, ciò serve da monito sull’importanza di una preparazione meticolosa e di una profonda conoscenza delle regole procedurali prima di adire la Corte di Cassazione.
Cosa significa quando un ricorso viene dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che la Corte non esamina il merito della questione perché l’atto di impugnazione presenta vizi procedurali o formali che ne impediscono la valutazione.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso inammissibile in Cassazione?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente deve pagare una somma alla Cassa delle ammende?
Si tratta di una sanzione prevista dalla legge per scoraggiare la presentazione di ricorsi temerari o palesemente infondati, i cui proventi finanziano progetti per il miglioramento del sistema penitenziario.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 16038 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 16038 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 08/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a CATANIA il 17/05/1993
avverso la sentenza del 24/04/2024 della CORTE APPELLO di TRIESTE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza, in epigrafe indicata, della Cort di appello di Trieste che ha confermato la pronuncia di condanna, resa il 7 dicembr
2021 dal Tribunale di Pordenone, per il reato di cui all’art. 95 d.P.R. 30 mag
2002, n. 115.
Ritenuto che l’unico motivo sollevato (Mancanza e contraddittorietà della
motivazione, nonché violazione di legge con particolare riguardo alla nozione d
“reddito”) non è consentito in sede di legittimità, perché meramente riproduttivo profili di censura già adeguatamente vagliati e correttamente disattesi dalla Co
territoriale, rispetto alle cui argomentazioni il ricorrente non opera alcun confr
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la
condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa del ammende.
Così deciso in data 8 gennaio 2025
Il Consigliere estensore
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