Ricorso Inammissibile: Quando l’Impugnazione Costa Cara
L’esito di un processo non sempre si conclude con la sentenza di primo grado. Le parti hanno il diritto di impugnare la decisione, ma questo strumento deve essere utilizzato correttamente. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso inammissibile, evidenziando come un’impugnazione presentata senza i dovuti presupposti legali possa tradursi in significative sanzioni economiche per chi la propone. Analizziamo insieme questa ordinanza per comprendere meglio la vicenda.
I Fatti del Caso
La vicenda trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza emessa dal Tribunale di Firenze in data 18 settembre 2024. Il soggetto ricorrente, nato a Brescia nel 1988, ha deciso di portare la questione dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione, contestando la decisione del giudice di merito. La Corte, riunitasi in udienza l’8 gennaio 2025, ha esaminato la legittimità formale del ricorso proposto.
La Decisione della Corte di Cassazione
Con una sintetica ma perentoria ordinanza, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della questione, ovvero non valuta se la sentenza del Tribunale di Firenze fosse giusta o sbagliata. La declaratoria di inammissibilità si ferma a un livello precedente, constatando che l’atto di impugnazione mancava dei requisiti fondamentali previsti dalla legge per poter essere esaminato.
Le Conseguenze Economiche del Ricorso Inammissibile
La conseguenza diretta e più tangibile di questa decisione è di natura economica. La Corte non si è limitata a respingere il ricorso, ma ha applicato le disposizioni di legge che sanzionano l’abuso dello strumento processuale. Nello specifico, il ricorrente è stato condannato a due pagamenti distinti:
1. Pagamento delle spese processuali: si tratta dei costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento dinanzi alla Cassazione.
2. Versamento di una somma di euro tremila: questa sanzione pecuniaria è stata disposta a favore della “Cassa delle ammende”, un fondo statale destinato a finanziare programmi di reinserimento per i detenuti.
Le Motivazioni
L’ordinanza non esplicita le ragioni specifiche dell’inammissibilità (ad esempio, motivi generici, tardività, ecc.), ma la motivazione della condanna economica è implicita nella decisione stessa. La legge prevede che la parte che propone un’impugnazione dichiarata inammissibile, senza che sussistano elementi di colpa non attribuibili alla stessa, debba essere condannata al pagamento di una sanzione pecuniaria. Questa misura ha una duplice finalità: da un lato, scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o dilatori, che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario; dall’altro, destinare risorse economiche a fini socialmente utili, come quelli perseguiti dalla Cassa delle ammende.
Le Conclusioni
Questo caso serve da monito: il diritto di impugnare una sentenza deve essere esercitato con responsabilità e cognizione di causa. Un ricorso inammissibile non è un tentativo fallito, ma un errore procedurale che comporta conseguenze concrete e onerose. Prima di intraprendere la via del ricorso in Cassazione, è fondamentale un’attenta valutazione da parte di un legale esperto per verificare la sussistenza dei presupposti di legge, evitando così di incorrere in sanzioni che si aggiungono al rigetto della propria istanza.
Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La Corte rigetta il ricorso senza esaminarne il merito e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente è stato condannato a pagare tremila euro?
Perché la legge prevede una sanzione pecuniaria a carico di chi propone un ricorso che viene dichiarato inammissibile, al fine di disincentivare impugnazioni infondate o dilatorie e finanziare la Cassa delle ammende.
La dichiarazione di inammissibilità significa che la sentenza precedente era corretta?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione non ha valutato il merito della sentenza del Tribunale di Firenze. Ha semplicemente stabilito che il ricorso presentato contro di essa non rispettava i requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per poter essere esaminato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 16028 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 16028 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 08/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a BRESCIA il 05/08/1988
avverso la sentenza del 18/09/2024 del TRIBUNALE di FIRENZE
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P)
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza di cui in epigrafe, deducendo, con un unico motivo, mancanza di motivazione in ordine alla durata della sanzione
amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida.
In data 14 novembre 2024, è pervenuta memoria difensiva dell’avv. NOME
COGNOME che insiste nelle ragioni del ricorso.
Il ricorso è inammissibile perché manifestamente infondato, atteso che, di- versamente da quanto assume il ricorrente, il Tribunale di Firenze ha determinato
la durata (anni uno) della sanzione amministrativa accessoria in ragione del
«gravità della violazione commessa e [dein ulteriore pericolo che la circolazion dell’imputato potrebbe determinare».
Alla declaratoria di inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorren al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore dell
Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle am mende.
Così deciso in data 8 gennaio 2025
Il Consigliere estensore
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Il Pr idente