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Ricorso inammissibile: le conseguenze economiche

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile avverso una sentenza della Corte d’Appello di Lecce. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro. L’ordinanza sottolinea le conseguenze economiche di un’impugnazione che non supera il vaglio preliminare di ammissibilità.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso inammissibile: quando l’impugnazione costa cara

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma non è un’opzione priva di rischi. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci ricorda che un ricorso inammissibile non solo viene respinto senza un esame nel merito, ma comporta anche precise conseguenze economiche per chi lo ha proposto. Analizziamo insieme questa decisione per capire meglio le implicazioni.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Lecce nel maggio 2024. L’imputato, attraverso il suo legale, ha tentato di contestare la decisione di secondo grado, portando il caso all’attenzione dei giudici di legittimità. La Suprema Corte, riunitasi in udienza nel marzo 2025, ha esaminato l’atto di impugnazione.

La decisione della Corte sul ricorso inammissibile

L’esito del giudizio di Cassazione è stato netto. Con una sintetica ordinanza, la Settima Sezione Penale ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questo significa che i giudici non sono entrati nel vivo delle questioni sollevate dal ricorrente, ma si sono fermati a una valutazione preliminare. L’inammissibilità può derivare da diverse cause, come la presentazione fuori termine, la mancanza di motivi specifici previsti dalla legge o la manifesta infondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata. In questo caso, la Corte ha ritenuto che il ricorso non superasse questo filtro.

Di conseguenza, la Corte ha emesso una duplice condanna a carico del ricorrente:

1. Il pagamento delle spese processuali sostenute per il giudizio di Cassazione.
2. Il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni

La motivazione alla base della condanna economica è una diretta conseguenza della declaratoria di inammissibilità. Il codice di procedura penale stabilisce infatti che, quando un’impugnazione viene dichiarata inammissibile, la parte privata che l’ha proposta è condannata per legge al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria. Questa sanzione non ha natura punitiva per il reato originario, ma serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a scoraggiare ricorsi dilatori o palesemente infondati, che contribuiscono a congestionare il lavoro della Suprema Corte. La somma viene stabilita dai giudici in modo equitativo, tenendo conto delle ragioni di inammissibilità.

Le conclusioni

Questa ordinanza, pur nella sua brevità, offre un importante monito. La scelta di impugnare una sentenza in Cassazione deve essere ponderata con estrema attenzione. Non è sufficiente essere insoddisfatti di una decisione per poterla contestare con successo davanti alla Suprema Corte. È necessario che il ricorso si fondi su vizi specifici della sentenza (come violazioni di legge o difetti di motivazione) e sia redatto nel rispetto di rigorosi requisiti formali. In caso contrario, il rischio concreto non è solo quello di vedere confermata la condanna, ma anche di dover sostenere ulteriori e significative spese, come dimostra la condanna al pagamento della sanzione alla Cassa delle ammende. È quindi fondamentale affidarsi a un legale esperto in diritto di Cassazione per una valutazione approfondita delle reali possibilità di successo.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, a titolo di sanzione pecuniaria, in favore della Cassa delle ammende.

A quanto ammontava la sanzione pecuniaria in questo caso specifico?
Nell’ordinanza esaminata, la Corte di Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione entra sempre nel merito delle questioni sollevate in un ricorso?
No. Se il ricorso è privo dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge (ad esempio, è presentato fuori termine o i motivi sono manifestamente infondati), la Corte lo dichiara inammissibile senza procedere all’esame del merito della questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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